Scienze della vita

Nel “Centro di competenze”
nuovi tessuti artificiali per superare
la sperimentazione animale

Sabato 25 febbraio 2023 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache
Matteo Moretti, responsabile del laboratorio di Medicina rigenerativa EOC (foto di Loreta Daulte)
Matteo Moretti, responsabile del laboratorio di Medicina rigenerativa EOC (foto di Loreta Daulte)

Incontro a Bellinzona sulla nuova struttura dedicata alle Life Sciences, che entro poche settimane  verrà costituita in modo ufficiale. Prevista un’innovativa partnership fra istituti pubblici e aziende private
di Paolo Rossi Castelli

Atteso da tempo e rimasto a lungo con i contorni sfumati, il Centro di competenze nelle Life Sciences (Scienze della vita) appare, adesso, in dirittura d’arrivo. Fra poche settimane verrà annunciato ufficialmente l’avvio di questa struttura (ma sarebbe più giusto, forse, chiamarla associazione tecnologica, o club, nel senso più ampio), da cui si attendono risultati importanti, e verrà comunicato anche chi sarà il direttore, o comunque il leader, e in quale edificio sarà collocata la sede. Sicuramente a Bellinzona, comunque, che ormai è diventata il polo della ricerca scientifica nel cantone. 

Ma quali sono i compiti che verranno affidati a questo nuovo Centro? L’hanno spiegato i partner fondatori durante un incontro informativo con la stampa, il 24 febbraio, nel palazzo di Bios + (sempre a Bellinzona). Tutto ruoterà, almeno all’inizio, intorno a un tema preciso: la “biofabbricazione”, una tecnologia d’avanguardia che si occupa della preparazione, con vari sistemi (cellule modificate geneticamente, materiali di supporto, stampa 3D), di tessuti artificiali, da utilizzare per riparare o sostituire tessuti biologici danneggiati (ad esempio, la pelle rovinata da un’ustione) o malati (ad esempio, le cartilagini erose dall’artrosi). L’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) ha un laboratorio particolarmente avanzato in questo settore, quello di Medicina rigenerativa, diretto dal bioingegnere Matteo Moretti, che è anche professore alla Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana (USI). Sarà proprio questo laboratorio uno dei cardini intorno a cui ruoterà il Centro di competenze. «Accoglieremo - spiega a Ticino Scienza Lorenzo Ambrosini, direttore della Fondazione Agire - aziende private svizzere o straniere, innovative in questo settore, che vorranno collaborare con noi nella ricerca. Saremo un incubatore di conoscenze, con uno sguardo molto attento agli studi che possano arrivare a un’applicazione concreta». Il tema che verrà maggiormente affrontato, nell’ambito della biofabbricazione, sarà quello della ricerca di tessuti artificiali quanto più simili possibile a quelli umani, su cui possano essere sperimentati, in futuro, i nuovi farmaci, o il “riposizionamento” di quelli già approvati, senza dover ricorre agli animali da laboratorio, come invece avviene adesso (un’esigenza sentita per motivi etici, ma anche di sicurezza, visto che non sempre la biologia degli animali coincide con quella umana). Man mano che questa iniziativa procederà - precisa Ambrosini - non escludiamo, comunque, che il Centro di competenze possa occuparsi anche di altri temi».

I partner fondatori del nuovo Centro sono la Città di Bellinzona, Farma Industria Ticino (che riunisce 50 aziende farmaceutiche attive nel Cantone), l’EOC, Bios + (l’associazione fra l’Istituto di Ricerca in Biomedicina e l’Istituto Oncologico di Ricerca), l’USI e la SUPSI. Insomma, i protagonisti di maggiore spicco nel panorama della ricerca ticinese. Il progetto verrà gestito dalla Fondazione Agire (che ha il mandato di promuovere l’innovazione) e potrà disporre di finanziamenti cantonali, all’interno del più vasto progetto denominato Switzerland Innovation Park Ticino, affiliato a quello di Zurigo.

Come funzionerà il coinvolgimento di aziende private innovative da accogliere (o ammettere, verrebbe da dire) accanto agli istituti pubblici? Il nuovo Centro di competenze funzionerà come un incubatore avanzato, o come una sorta di coworking tecnologico. «Forniremo ai privati che vorranno partecipare (in pratica, che diventeranno soci) - spiega Ambrosini - una serie di servizi e infrastrutture di notevole valore, a partire dai nuovi laboratori che verranno attrezzati al quarto piano dell’ex-palazzo dell’IRB in via Vela, ora acquisito dalla Città di Bellinzona. Ma potremo offrire anche attrezzature sofisticate che sono troppo costose per una singola azienda, e personale specializzato, sistemi informatici, reti di contatti in Svizzera e all’estero, uffici, consulenza legale, procedure semplificate per le questioni amministrative, e così via. Sarà un “pacchetto” che comprenderà tante cose. Ma non vogliamo presentarci come un semplice centro di servizi. Cercheremo aziende che vogliano realmente collaborare con noi, fare attività in comune. È chiaro che questo tipo di coworking potrà funzionare sopratutto per le fasi iniziali delle ricerche. Quando cominceranno a emergere risultati utilizzabili anche a livello commerciale, ogni azienda procederà, invece, per conto suo».

Il Centro di competenze nelle Scienze della vita (che, lo ricordiamo, comprendono come “categoria” il settore farmaceutico, quello biotecnologico, il med-tech e altri ancora) si affianca, nell’ambito dello Switzerland Innovation Park Ticino, a quello sui droni, già attivo a Lodrino, e a quello del lifestyle tech, in attivazione a Lugano. Il “modello operativo” è originale, e non ha molti altri esempi simili in Europa. Il Cantone interverrà con diversi milioni di finanziamento, nell’ambito dell’attuale credito quadro di politica economica regionale, come ha precisato il consigliere di Stato Christian Vitta, durante l’incontro informativo a Bios +. «Ma anche le aziende che parteciperanno e verranno con noi a Bellinzona - conclude Ambrosini - dovranno investire».