Tecnologie per la Medicina:
120 aziende, innovazione,
un forte valore per il Ticino
Insieme a Giuseppe Perale, neopresidente di Swiss Medtech Ticino, facciamo il punto su un comparto quantomai vitale, con aziende di assoluta eccellenza. Fondamentale la collaborazione con USI e SUPSIdi Elisa Buson
La carrozzina per disabili ora si muove su due ruote, e non quattro, per una guida più agile e senza mani su qualsiasi tipo di terreno, perfino ghiaia, sabbia e neve: per controllarla basta semplicemente spostare il proprio baricentro, come si fa con l’hoverboard. E il bastone bianco per non vedenti? Oggi si affianca agli occhiali smart, che consentono di rilevare non solo gli ostacoli sul terreno ma anche quelli posti più in alto, segnalando il rischio di collisione tramite un braccialetto elettronico che vibra. Bastano questi due esempi concreti per capire come la vita delle persone stia cambiando in meglio grazie alle nuove tecnologie mediche e biomediche “made in Ticino”. Protesi, ausili per pazienti e dispositivi medici frutto di un settore industriale in continua espansione che ora punta a fare sistema per raggiungere nuovi e più ambiziosi obiettivi. Lo racconta Giuseppe Perale, presidente della neonata associazione Swiss Medtech Ticino.
Giuseppe Perale Ingrandisci la foto
«Sono oltre 120 le aziende direttamente e indirettamente attive in questo settore nel nostro Cantone: insieme alla Camera di Commercio ne stiamo facendo un primo censimento per meglio definire questo mondo così variegato che conta su eccellenze di altissimo livello - spiega Perale. - Ci sono aziende che si occupano esclusivamente di dispositivi biomedicali a 360 gradi, dalla ricerca e sviluppo fino alla produzione e alla commercializzazione, ma c’è anche chi è specializzato nella produzione di materie prime (come i metalli speciali), software o componenti elettronici, e chi si occupa di sviluppo di piattaforme tecnologiche o solo di vendita di prodotti medicali». Tradizionalmente, il Ticino spicca nei settori delle protesi e della traumatologia. «Pensiamo per esempio - continua Perale - a Medacta, un’azienda a conduzione familiare nata tre decenni fa, o a Jabil, che con più di 600 lavoratori nella sede di Mezzovico genera un indotto importante, oppure alla sede del gruppo francese Marle a Sant’Antonino, che dimostra quanto il nostro territorio possa essere attrattivo per i grandi attori internazionali che fanno ricerca e produzione».
In tempi più recenti, il cantone è riuscito a sviluppare competenze di prim’ordine e rinomate a livello mondiale anche grazie all’investimento in settori strategici quali l’elettronica e le tecnologie innovative fortemente improntate al digitale. «È il caso per esempio - dice Perale - delle carrozzine autobilancianti di Genny Factory, dei dispositivi per disabili visivi di Lighthouse Tech, o delle tecnologie sensorizzate per la riabilitazione di Gondola Medical Technologies. Il nostro settore vive di innovazione, sviluppata in proprio o frutto di una cross-contaminazione con altri settori: mediamente oltre il 10% del fatturato del nostro comparto è destinato a ricerca e sviluppo». A portare nuova linfa sono anche le collaborazioni con il mondo accademico ticinese, in particolare con la Facoltà di Scienze Biomediche dell’Università della Svizzera Italiana (USI) e con la Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana (SUPSI).
Non è un caso che lo stesso Perale, veneziano di nascita, abbia scelto il Ticino per la sua azienda biomedicale IBI-SA, specializzata in ingegneria tissutale e medicina rigenerativa. «Produciamo sostituti ossei, in pratica dei “pezzi di ricambio” impiantabili in caso di frattura, che col passare del tempo vengono riassorbiti e sostituiti da nuovo tessuto osseo vivente - spiega Perale. - Siamo sul mercato da una decina d’anni e vendiamo in oltre 35 Paesi. L’idea è nata quando ero post-doc all’Imperial College di Londra e il mio socio Gianni Pertici, oggi amministratore delegato dell’azienda, era invece un dottorando al King’s College: io bioingegnere laureato al Politecnico di Milano, lui ingegnere chimico all’Università di Pisa. Una sera ci siamo ritrovati per vedere una partita e davanti a una birra ci siamo chiesti che cosa avremmo fatto una volta tornati nel Vecchio Continente. Abbiamo deciso di realizzare il nostro progetto in Ticino perché rappresenta un terreno fertile per le nuove aziende, un posto dove è facile realizzare cose complesse, con meno ostacoli burocratici e finanziari rispetto all’Italia. In più c’è il valore aggiunto dello “Swiss made”, un marchio di qualità per i prodotti che viene riconosciuto e apprezzato sul mercato internazionale, in particolar modo nell’ambito delle scienze della vita».
UN SETTORE IMPORTANTE IN SVIZZERA - Questo successo è dimostrato anche dai numeri del MedTech svizzero, che con più di 67.000 dipendenti (4.500 nuovi posti di lavoro solo negli ultimi due anni) genera un fatturato di oltre 20 miliardi di franchi l’anno e contribuisce all’11,5% del saldo positivo della bilancia commerciale della Svizzera (secondo quanto rilevato nel 2021). «Il settore è di grande importanza per l’economia nazionale, ed è quindi necessario che si faccia sentire con una voce forte che possa essere ascoltata a Berna - continua Perale. - Quanto a dimensioni, la Svizzera è paragonabile a una piccola città di provincia della Cina: sullo scenario globale è quindi imperativo fare rete e condividere, se vogliamo avere una forza maggiore e avere un impatto sostanziale».
LA SEDE TICINESE - È con questo spirito che dopo quasi due anni di gestazione è nata Swiss Medtech Ticino, “costola” locale e italofona dell’associazione nazionale Swiss Medtech, in collaborazione con la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti). L’avvio ufficiale delle attività lo scorso novembre, nel corso dell’evento inaugurale che ha riunito a Lugano un centinaio di addetti ai lavori, «rappresenta solo la punta dell’iceberg», sottolinea il neopresidente Perale. «Il nostro lavoro è partito molti mesi prima e sta già dando i primi frutti: se l’anno scorso avevamo solo poco più di una decina di imprese ticinesi associate, ora il loro numero ha superato la trentina nel giro di pochi mesi».
I RAPPORTI CON BERNA - L’obiettivo per il futuro sarà quello di incrementare il numero degli associati, offrendo loro sempre più vantaggi come l’accesso facilitato a servizi, la possibilità di partecipare a eventi di networking dentro e fuori il cantone, eventi tematici specifici del settore e un’intensa attività di raccordo con Berna per cercare di difendere al meglio gli interessi del comparto industriale. Proprio a marzo è stato organizzato un grande evento aperto al pubblico, presso l’auditorium di Mezzovico, per mostrare tutto il lavoro che c’è “dietro le quinte” dell’associazione, come l’intensa attività di lobbying che ha portato alla mozione con cui l’Assemblea federale incarica il Consiglio federale di modificare il diritto nazionale affinché in Svizzera, oltre ai dispositivi medici con certificato UE e marchio CE, siano riconosciuti anche i dispositivi medici omologati dalla Food and Drug Administration (FDA, l’ente che regola la sperimentazione e il commercio dei farmaci negli Stati Uniti). «È una misura molto attesa - spiega Perale - che aiuterà le aziende con una semplificazione degli affari regolatori e darà ai pazienti la possibilità di avere accesso a prodotti che altrimenti rischierebbero di non avere più per la rottura degli accordi bilaterali con l’Unione europea».
Ma le battaglie di Swiss MedTech non finiscono qui. Tra le più urgenti c’è quella che riguarda «il cambio di rotta dell’Europa sulla politica di certificazione dei dispositivi medicali. L’ennesima proroga al 2027 del nuovo pacchetto di regolamentazioni rischia di creare un’instabilità e un’incertezza devastanti per il mercato europeo, con conseguenze sia per le nostre aziende che per l’approvvigionamento di dispositivi da parte degli ospedali svizzeri. Questo è un tema su cui la nostra associazione sta già facendo molta pressione: vogliamo chiedere alla politica nazionale di essere il più celere possibile nei rapporti con l’Europa, per chiarire quanto prima la situazione e definire pragmaticamente un piano di lavoro che permetta in primis la tutela dei pazienti e poi supporti fattivamente questo settore economico».
(Questo articolo è stato scritto per la rubrica Ticino Scienza pubblicata sul quotidiano LaRegione di Bellinzona)