Innovazione

«Non bisogna arrendersi mai»
Ecco le carrozzine hi-tech nate
da creatività, fantasia, tenacia

Martedì 31 gennaio 2023 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache

Paolo Badano, fondatore della Genny Mobility a Sant’Antonino, racconta la sua avventura imprenditoriale e tecnologica, cominciata dopo un incidente che lo ha reso disabile. Progetti con SUPSI e Lugano Living Lab
di Agnese Codignola

“La creatività - ha scritto Albert Einstein - nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura". Potrebbe essere questa la frase che riassume la storia di Paolo Badano, imprenditore e fondatore di Genny Mobility, un’azienda ticinese che, con le sue rivoluzionarie carrozzine ultratecnologiche e bellissime, potrebbe cambiare in modo radicale la mobilità per i disabili, e forse non solo. Perché la sua è una storia di riscatto, di creatività e di volontà. È la storia di una persona che non si ferma di fronte alle limitazioni imposte da un incidente, ma continua a lavorare e a lottare per migliorare la condizione sua e, contemporaneamente, quella di milioni di persone come lui in tutto il mondo.
È lo stesso Badano a raccontare la sua storia a Ticino Scienza: «Nel 1995, quando avevo trent’anni, un incidente stradale mi ha reso disabile, e mi ha costretto a vivere su una sedia a rotelle. Trascorsi i primi anni, e dopo aver ricominciato a lavorare, passando da un’attività molto fisica a una di ufficio, nel settore dell’edilizia, ho iniziato a sentire che le mie spalle, continuamente sollecitate per spingere quella sedia a rotelle, iniziavano a risentirne. Mi sono chiesto che futuro avrei avuto, se già allora, pur essendo ancora giovane, iniziavo ad avere quelle difficoltà. E ho iniziato a cercare di capire se esistessero o meno carrozzine diverse, più evolute».
Riflessioni di un paraplegico, certo, ma anche pensieri che, all’improvviso, in modo casuale, in un giorno qualunque, in un centro commerciale, diventano qualcosa di diverso, e assumono i tratti dell’ossessione, ma anche della serendipità, cioè della scoperta inattesa che nasce da un’osservazione intelligente di qualcosa di imprevisto. «Vidi una guardia giurata - ricorda Badano - che si aggirava per il centro con un Segway, una specie di pedana elettrica a due ruote autobilanciante che gli permetteva di muoversi velocemente e in tutta sicurezza. Gli chiesi informazioni, e scoprii che quell’aggeggio era di fabbricazione americana e molto costoso, perché basato su una tecnologia estremamente raffinata». Tornato a casa, Badano inizia a indagare, e si informa presso la filiale italiana dell’azienda che, però, spiega che non ne esistono versioni dotate di seduta per i disabili. E allora, come in una storia americana, Badano, che da sempre è appassionato di moto e di motori, si sposta nel garage di casa, dove inizia a smontare pezzo dopo pezzo il Sewgway che ha acquistato, per carpirne i segreti.

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«Il risultato è stato, nel 2013, un primo accordo con l’azienda per l’accesso ai loro 180 brevetti, con lo scopo di realizzarne una versione con una sedia. Mentre gli ingegneri erano al lavoro, io ho impiegato sei anni solo per compilare i dossier per le approvazioni, perché non esisteva una normativa per questo tipo di sedie a due ruote, e un anno di lavoro con il centro di eccellenza dell’INAIL (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) di Budrio, vicino a Bologna, per scrivere le linee guida. Nel frattempo, però, mi ero spostato in Ticino, a Sant’Antonino, perché solo lì ho trovato finanziatori che hanno creduto in questa idea e, in particolar modo, la famiglia Wullschleger, che mi ha sostenuto in ogni passaggio e oggi è azionista dell’azienda. Se non lo avessi fatto, forse ora Genny Mobility non esisterebbe». 

Intanto, nel 2019, la casa madre americana, la Segway, è diventata di proprietà cinese e ha deciso di non investire più in alcun modo nella ricerca sulle sedie a rotelle: un passaggio decisivo, che avrebbe potuto rappresentare la fine di un sogno, ma che invece che ha fatto scattare in Badano, il desiderio di riprogettare la base autobilanciante ripartendo da zero, da qua la creazione di Genny Zero. 

L’azienda fino da subito è stata concepita in modo totalmente diverso rispetto a ciò che si è fatto per anni, e cioè delocalizzare la produzione dei diversi componenti in Paesi lontani migliaia di chilometri, per risparmiare. Badano si guarda attorno, e decide di sfruttare il meglio della ricerca e dello sviluppo del settore automotive presente in uno dei distretti più all’avanguardia del mondo, quello che comprende il Piemonte e la Lombardia, con le sue aziende, le sue manovalanze espertissime, e i suoi Politecnici. Trova così, per ogni aspetto, l’azienda che lo convince di più. E non è tutto. Badano si è infatti posto fino dal primo momento il problema dell’aspetto estetico, cioè del design, finora sempre trascurato da chi produce sedie a rotelle, come se i disabili non facessero caso alla bellezza. «Ma anche su questo, in Italia e anche in Svizzera abbiamo autentiche eccellenze - commenta. - Perché non sfruttarle?». Il risultato di questo enorme sforzo anche organizzativo è una sedia rivoluzionaria anche nell’aspetto, elettrica, autobilanciante ed esteticamente magnifica, realizzata in vari colori e ottenuta grazie alla collaborazione di alcuni dei nomi più prestigiosi del settore nei diversi comparti, dall’elettronica agli stampi in plastica, dalle parti in alluminio a quelle in gomma, tutti nel raggio di poche decine di chilometri e, per il prodotto finale, con il bollino finale Swiss Made.

Entro pochi mesi dovrebbe iniziare la produzione di queste sedie così particolari, che presentano numerosi vantaggi ergonomici, oltre a quelli per le spalle. Il prezzo si aggirerà attorno ai 14.000 franchi, sia per i costi sostenuti nei molti anni di ricerche, sia perché nelle sedie sono presenti vari dispositivi di sicurezza con ridondanze simili all’aeronautica, tipo le doppie batterie. In questo modo, anche se una si scaricasse, la seconda non lascerebbe mai fermo il disabile. E la speranza è che, con la produzione di scala, i prezzi possano presto diminuire. 

Nel frattempo, Badano sta lavorando al progetto InclusiveMicromob dell’ufficio di coordinamento per la mobilità sostenibile COMO della Confederazione Svizzera, in collaborazione con Lugano Living Lab e la SUPSI, per poter promuovere una nuova offerta di mobilità multimodale inclusiva e sostenibile per tutti, e non solo dei disabili - perché avere a disposizione mezzi di questo tipo potrebbe essere una risposta molto interessante per la micromobilità urbana. E perché Badano non è tipo da restare fermo a lungo, a godersi il risultato del suo impegno.