Progetti futuri

Naso, orecchio: nuove linee
di ricerca, con i "modelli"
degli ingegneri aerospaziali

Venerdì 13 ottobre 2023 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache
Matteo Trimarchi, nuovo primario di otorinolaringoiatria all’ospedale Regionale di Lugano (foto di Chiara Micci / Garbani)
Matteo Trimarchi, nuovo primario di otorinolaringoiatria all’ospedale Regionale di Lugano (foto di Chiara Micci / Garbani)

L’otorinolaringoiatria dell’ospedale Regionale di Lugano aumenterà progressivamente l’attività universitaria, con alleanze tra diverse specializzazioni mediche. Intervista al nuovo primario Matteo Trimarchi
di Simone Pengue

Orecchie e naso, in greco antico rispettivamente "oto" e "rino". Parti del corpo che svolgono funzioni diverse, ma così vicine da essere raggruppate in un’unica specialità medica assieme a collo e base cranica: l’otorinolaringoiatria. All’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) da qualche mese c’è un nuovo primario per questa branca sanitaria, Matteo Trimarchi. La differenza rispetto al passato? L’affiliazione con l’Università della Svizzera Italiana (USI), che permette di inserire nel reparto di otorinolaringoiatria dell’ospedale Regionale di Lugano anche la ricerca e l’insegnamento (il neo-primario è anche professore ordinario dell’USI). «Ho ereditato dal mio predecessore Renato Piantanida un reparto ben attrezzato, con ottimi collaboratori e ben preparati - dice Trimarchi. - La grossa scommessa è ora quella di trasformare un reparto che fino a oggi era stato ospedaliero, in un reparto anche universitario». 

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Nella ricerca, che in Ticino sarà una novità per questa specialità, la parola d’ordine è la stessa dell’otorinolaringoiatria: molteplicità, concretizzata in alleanze trasversali tra diverse specializzazioni mediche per incentivare un approccio olistico alla cura del paziente. «Sto ampliando le collaborazioni con i medici del sonno per il russamento, con gli allergologi e con i neurochirurghi - conferma Trimarchi. - Sono tante collaborazioni che porteranno nell’arco dei prossimi due anni ad aprire delle linee nuove di ricerca».
Interdisciplinari sono anche gli studi che Trimarchi intende continuare dalla sua precedente attività di ricerca in Italia. Ad esempio, quello sulla fluidodinamica degli spazi nasali, sviluppato in collaborazione con il dipartimento di ingegneria aerospaziale del Politecnico di Milano. Infatti, in caso di vie aeree parzialmente ostruite, il flusso d’aria da e verso i polmoni può essere fortemente compromesso. Spesso, però, è complicato individuare la restrizione degli spazi nasali da modificare in sala operatoria. Per risolvere il problema, Trimarchi e gli ingegneri aerospaziali coi quali collabora stanno sperimentando un processo di valutazione basato sul calcolo computazionale del flusso d’aria nel naso. Dopo una prima analisi di fluidodinamica delle immagini tridimensionali provenienti dalla TAC, si esegue un “intervento simulato” nel quale si modifica il setto nasale “digitale” per poi valutarne nuovamente il flusso d’aria. In questo modo, si può individuare il punto migliore su cui intervenire per far guarire il paziente in modo mirato. Per ora è un medico a scegliere quali parti “operare digitalmente” sul modello tridimensionale, ma in futuro «sarà il computer a dire esattamente le parti che non vanno bene da un punto di vista fluidodinamico e quindi si opererà in base a quello che consiglierà la macchina», spiega il primario. 

GLI STUDI SULLA COCAINA - Lo sguardo ampio sulla medicina ha permesso a Trimarchi negli scorsi anni di esplorare da pioniere anche versanti molto diversi, come quello degli effetti della cocaina sul naso e sulle parti interne del volto. Lo studio è nato quasi per caso, cercando di curare pazienti che mostravano pelle e cartilagini nasali distrutte in modo grave, effetti di solito riconducibili a malattie rare. «Molti di questi pazienti facevano uso di cocaina - dice Trimarchi - ma non lo dichiaravano, per cui ci trovavamo spesso in grandi difficoltà a fare la diagnosi». Esaminando i casi in modo sistematico, l’équipe di Trimarchi ha capito che il meccanismo biologico delle lesioni risiede nell’apoptosi, un processo naturale di eliminazione delle cellule difettose. «La cocaina - spiega il ricercatore - induce in alcuni pazienti l’attivazione del processo di apoptosi in cui le cellule sane si autodistruggono».
L’interno della cavità nasale e del palato può così arrivare a presentare buchi di dimensioni ragguardevoli, a volte persino con un collasso della struttura nasale esterna. Il lavoro metodico di Trimarchi ha permesso di identificare una serie di predisposizioni genetiche per alcuni consumatori di cocaina. «I pazienti con le lesioni più gravi - dice - avevano tutti delle alterazioni sui geni che avrebbero dovuto regolare proprio il processo di apoptosi». Un altro grave elemento di rischio che si aggiunge alla lunghissima lista dei danni provocati da questa popolare droga.  

UN LAVORO COLLETTIVO - La coralità, ovvero l’unione sincrona di elementi distinti, è ciò che ha attratto Trimarchi verso la specializzazione in otorinolaringoiatria trent’anni fa, ma è ancora la sua guida nell’esercizio dell’attività medica: «Non bisogna mai oggi pensare di essere gli unici protagonisti nella salute di un paziente - conferma. - Il risultato deve essere quello della cura di una persona malata, e per raggiungere questo bisogna spesso mettere insieme diverse professioni». All’EOC sono attivi diversi gruppi multidisciplinari che mettono assieme diversi esperti per discutere i casi più complessi. In aggiunta a quelli già esistenti, come quello oncologico e quello sui disturbi del sonno, Trimarchi sta aprendo un nuovo gruppo diagnostico allergo-immuno-pneumo-rinologico per valutare i pazienti con disturbi respiratori legati anche a malattie nasali, e sostiene con forza la collaborazione «importantissima» con l’Istituto Pediatrico della Svizzera Italiana per la cura di bambini e ragazzi.