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Sempre più reti e collaborazioni internazionali: così cresce
la ricerca biomedica in Ticino

Martedì 28 giugno 2022 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache

Trend molto positivo nel 2021. I risultati al centro della Giornata della Ricerca e dell’Innovazione organizzata da EOC e USI. Giorgio Treglia: «Servirebbe anche un forte impegno politico di supporto»
di Elisa Buson

Crescere, insieme. Perché uniti si va più lontano. È con questo spirito che i ricercatori del Ticino si sono riuniti il 3 giugno per l’undicesima Giornata della Ricerca e dell’Innovazione in Medicina Umana della Svizzera italiana, organizzata dall’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) e dall’Università della Svizzera italiana (USI) presso il Campus Est di Lugano. Un evento molto atteso, anche quest’anno in modalità ibrida, che ha offerto l’occasione di fare rete e stringere nuove collaborazioni a tutti coloro che si occupano di ricerca clinica, infermieristica, epidemiologica, traslazionale e di base nel settore della medicina e della biomedicina, partendo dai risultati eccellenti raggiunti nel 2021.

«È stato un anno di crescita per la ricerca, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi - conferma il professor Giorgio Treglia, responsabile del Servizio Ricerca dell’Area Formazione accademica, Ricerca e Innovazione (AFRI) dell’EOC. - Questo trend vale non solo per la ricerca biomedica di laboratorio, da sempre sotto i riflettori grazie a istituti molto attivi e riconosciuti a livello internazionale come l’Istituto Oncologico di Ricerca (IOR) e l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), affiliati all’Università della Svizzera italiana e ora riuniti anche nella neonata associazione Bellinzona Institutes of Science (BIOS+). La crescita vale anche per il filone della ricerca clinica (cioè svolta negli ospedali con un impatto diretto sulla cura del paziente), che vede l’EOC grande protagonista. Senza dimenticare poi il contributo fondamentale dato dall’Università della Svizzera italiana, con la Facoltà di scienze biomediche, e dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana».

Il segreto di questo successo è in buona parte legato alla collaborazione. «I ricercatori sono molto interessati a stringere nuove partnership, perché insieme si cresce di più - sottolinea Treglia. - Per questo si fa sempre più rete non solo a livello cantonale, ma anche nazionale e internazionale: per una questione di vicinanza geografica l’Italia resta un partner privilegiato, ma non mancano le iniziative con altri Paesi europei e perfino altri continenti».

Anche l’Ente Ospedaliero Cantonale punta molto sulle collaborazioni. L’integrazione dell’Istituto Cardiocentro Ticino nell’EOC ha dato nuovo impulso al settore della cardiologia che rappresenta una delle punte di diamante della ricerca dell’EOC, oltre all’oncologia (l’Istituto Oncologico della Svizzera italiana dell’EOC collabora strettamente con lo IOR), alle neuroscienze e alle principali discipline nel settore della medicina e della chirurgia. La collaborazione con l’IRB ha invece portato nuova linfa nell’immunologia, mentre quella con l’IDSIA ha aperto nuovi orizzonti nel campo dell’intelligenza artificiale.

Nel 2021 questo sforzo si è tradotto in un netto aumento della produzione scientifica dell’EOC, con ben 815 articoli peer-reviewed, cioè revisionati da specialisti, pubblicati (+37% rispetto al 2020), di cui quasi un centinaio su riviste a elevato impact factor. Il 90% degli articoli è frutto di collaborazioni nazionali o internazionali, che nella metà dei casi circa sono state ideate o condotte da ricercatori EOC.

«Con questi numeri ci stiamo avvicinando agli standard degli ospedali universitari - commenta Treglia. - Il nostro obiettivo è quello di rafforzarci innanzitutto come struttura di riferimento cantonale per la ricerca clinica e potenziare la nostra attività di ricerca, con un processo graduale di crescita che ci porterà a soddisfare tutti i prerequisiti fondamentali per diventare in futuro un ospedale universitario. Con lo scenario di crescita attuale della nostra produzione scientifica ci stiamo muovendo nella direzione giusta, ma non basta. Servirebbe anche un forte impegno politico di supporto alla ricerca EOC».

La criticità principale riguarda il finanziamento delle attività di ricerca. «L’EOC, che come missione principale ha la cura, non ha un finanziamento cantonale dedicato alla ricerca: la principale fonte di finanziamento è quella esterna, grazie all’impegno dei nostri ricercatori che ricevono donazioni, collaborano con l’industria e partecipano a bandi di concorso nazionali e internazionali per ottenere grant. Questa situazione – osserva Treglia - può risultare limitante: è evidente che la nostra “macchina” della ricerca sta crescendo di potenza e ora serve più benzina per alimentarla».

La speranza è che anche i decisori politici se ne accorgano, magari proprio grazie alla Giornata della Ricerca, che rappresenta una “vetrina” dove esporre il meglio del lavoro prodotto dai ricercatori del Ticino quest’anno. «Sono stati presentati ben 159 contributi scientifici che riguardano l’immunologia, le malattie infettive, le neuroscienze, l’oncologia, la cardiologia, le altre discipline mediche e chirurgiche, e le nuove tecnologie, tutti temi che saranno sviscerati sotto ogni punto di vista preclinico e clinico», spiega Treglia, che ha preparato il programma insieme alla professoressa Greta Guarda (vice Decano alla ricerca della Facoltà di scienze biomediche dell’USI e direttore di laboratorio presso IRB) e ad altri membri del comitato scientifico della Giornata.

Oltre a poster e presentazioni orali, erano in programma anche quattro keynote lecture tenute da altrettanti relatori di prestigio. Il professor Henry Peter dell’Università di Ginevra ha parlato de “Il ruolo della filantropia nella ricerca biomedica: opportunità e sfide in Ticino”, mentre il professor Marco Valgimigli di USI e Istituto Cardiocentro Ticino EOC ha spiegato “Come fare ricerca clinica”. Un “Tema caldo sulla ricerca di base” è stato invece al centro dell’intervento della professoressa Francesca Granucci dell’Università di Milano-Bicocca, mentre la professoressa Samia Hurst dell’Università di Ginevra ha parlato di “Etica nella ricerca”.
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(Nella foto in alto, di Loreta Daulte, una ricercatrice al lavoro nel nuovo palazzo di via Chiesa a Bellinzona, che ospita i laboratori di IRB, IOR e EOC)

 

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