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Benvenuti nel “villaggio” SUPSI
fra ricerca, lezioni, futuro
(e aree di svago) 24 ore su 24formazione

Venerdì 7 ottobre 2022 circa 8 minuti di lettura In deutscher Sprache
Silvio Seno lungo la grande rampa in salita del Campus SUPSI di Mendrisio Stazione (foto di Marian Duven)
Silvio Seno lungo la grande rampa in salita del Campus SUPSI di Mendrisio Stazione (foto di Marian Duven)

Intervista a Silvio Seno, direttore del Dipartimento ambiente costruzioni e design, e responsabile del Campus vicino alla stazione di Mendrisio, dove lavorano e studiano circa 1’000 persone (5 bachelor e 3 master)
di Paolo Rossi Castelli

Le grandi porte di legno, all’ingresso, si aprono automaticamente - verso l’esterno, a sorpresa, come quelle di una chiesa - mettendo un po’ in soggezione chi entra per la prima volta nel Campus SUPSI di Mendrisio. I soffitti di questo palazzo, completamente diverso al suo interno rispetto alle altre sedi universitarie, sono altissimi, davvero come quelli di una cattedrale, e una lunga e ampia rampa in salita conduce fino al terzo piano, quasi in cima all’edificio. È una rappresentazione del cammino per elevarsi verso il sapere e la migliore conoscenza di se stessi, secondo il progetto dell’architetto Andrea Bassi - e l’effetto è proprio quello, quando ci si addentra (e ci si eleva) nel palazzo. Il colore rosso terracotta, come i materiali antichi (anche se l’infrastruttura, a dire il vero, è di cemento), fa il resto.
In realtà nulla di una tale diversità si percepisce dalle forme esterne di questo “villaggio”, che da fuori appare quasi normale, nella periferia di Mendrisio, di fianco ai binari della stazione. Dentro, però, tutto cambia.

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Il Campus, che ospita il Dipartimento ambiente costruzioni e design è abitato da circa 600 studenti, suddivisi in cinque corsi di laurea triennale, i bachelor, e in tre master. Per quanto riguarda i bachelor, circa il 60% dei ragazzi è iscritto ad architettura e ingegneria, mentre il restante 40% rientra nell’ambito del design e del restauro. Nel Campus lavorano poi 260 persone dello staff (persone, cioè, che hanno un contratto di lavoro con la SUPSI: professori, ricercatori, tecnici, amministrativi), più un centinaio di docenti che arrivano dal mondo del lavoro, in particolare da industrie e studi professionali. Insomma, sommando tutti, il “popolo” del Campus è costituito da un migliaio di persone, a cui si aggiungono i visitatori e anche coloro che partecipano alla formazione continua (non sempre giovani...).

«I ragazzi amano questo luogo - dice Silvio Seno, direttore del Dipartimento - e lo vivono 24 ore su 24. Fanno le ore piccole soprattutto gli studenti che devono concludere i progetti, quando gli esami si avvicinano. Dopo la fine dell’emergenza Covid (almeno, di quella più acuta), alcuni mesi fa, è stato possibile tornare “in presenza”. E questo per molti ragazzi ha coinciso con la scoperta del nuovo Campus (in precedenza il Dipartimento ambiente costruzioni e design si trovava a Trevano), che era stato inaugurato nell’aprile dell’anno scorso, in piena pandemia».

Il palazzo, effettivamente, si presenta in modo molto accogliente

«Sì, ci sono numerosi spazi in cui “stare”: spazi di studio, atelier, la mensa, il bar, la biblioteca, e naturalmente il grande atrio d’ingresso, dove molti si fermano a chiacchierare, leggere un libro, lavorare, magari mangiando qualcosa nel frattempo».

Qui, prima, c’erano edifici industriali dismessi...

«È stata una scelta politica, che approvo, quella di ridare vita a quest’area e, indirettamente, a tutto il quartiere. La collaborazione con la Città di Mendrisio è ottima, e l’idea di costruire il Campus di fianco alla stazione si è rivelata strategica (comodissima per chi deve arrivare qui), e in sintonia con la logica della SUPSI, che punta al massimo sulla sostenibilità, anche dei trasporti. In più, il Campus contribuisce a sviluppare il polo delle costruzioni, a Mendrisio, dove è già presente l’Accademia di architettura dell’USI».

Ma torniamo agli studenti e ai professori

«Abbiamo sempre cercato di integrare nella didattica una parte di docenti esterni (alcuni anche molto conosciuti). Questo agevola, poi, l’inserimento dei nostri studenti nel mondo del lavoro: spesso, soprattutto nel settore dell’ingegneria civile, arrivano proposte di impiego ai ragazzi anche da parte degli stessi studi professionali in cui sono attivi i nostri docenti. Non per nulla, l’80-90% degli allievi trova lavoro entro un anno dalla fine degli studi (alcuni già durante il corso). D’altronde, questa missione (inserire gli studenti nel mondo lavorativo) è proprio una delle più importanti che la legge affida alle Scuole universitarie professionali, come la nostra».

Un forte insegnamento pratico, dunque, ma voi fate anche ricerca...

«Sì, abbiamo un’intensa attività di ricerca, rivolta soprattutto alla dimensione applicativa. Quindi non ricerca di base, teorica, ma una serie molto fitta di studi su come dare nell’immediato risposte concrete a bisogni della società: per esempio energia, risorse naturali e pericoli, materiali nelle costruzioni, microbiologia e ambiente, mediazione culturale».

La ricerca di base è quindi affidata, in Ticino, all’Università della Svizzera italiana?

«Sono due componenti complementari della ricerca. La ricerca di base è una premessa fondamentale per fare una buona ricerca applicata, come la nostra. Io stesso, all’inizio della mia carriera, mi sono dedicato intensamente alla ricerca di base nel mio settore, la geologia, e poi sono passato al mondo SUPSI, pur mantenendo una cattedra anche all’Università di Pavia. Qui al Dipartimento ambiente costruzione e design abbiamo in corso attualmente ben 216 progetti di ricerca applicata, di breve e lunga durata, finanziati dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, ma anche dall’Unione europea, dal Cantone e da Innosuisse. La ricerca di base (quella che si svolge prevalentemente in laboratorio) è importantissima, dicevo, ma forse è più difficile da comprendere, per molti cittadini, perché quasi mai ha un esito concreto immediato. Noi, invece, ci occupiamo di temi molto più calati nella vita di tutti i giorni, come il grado di efficienza dei pannelli solari (che non esisterebbero, però, senza la ricerca di base...)».

E poi c’è la formazione continua...

«Sì, questo è un “pilastro” a cui teniamo molto. Una tradizione, ormai. Ogni anno frequentano i nostri corsi circa 700 professionisti, per aggiornarsi e incrementare le loro competenze. Abbiamo master da 360 ore, come quello sul Real Estate, ma organizziamo anche 17 corsi da  120-180 ore, che conferiscono un Certificate of Advanced Studies (CAS), e 67 corsi più brevi. Tutti sono a pagamento, e chi li frequenta lo fa per scelta: in altre parole, non abbiamo una formazione continua obbligatoria (a differenza di quello che avviene, per esempio, nella vicina Italia). Chi decide di continuare a formarsi e a studiare, anche se nel frattempo ha un impiego, lo fa per una questione deontologica: lo sente come un’esigenza per poter lavorare sempre meglio o adattare le proprie competenze a una società che è mutevole. Un esempio di argomenti dei nostri corsi? La gestione digitale degli edifici e la loro sostenibilità, la cooperazione e lo sviluppo, la direzione dei lavori nei cantieri edili».

Lei prima ha citato i pannelli fotovoltaci

«È uno dei punti di eccellenza, nel nostro Campus, dove abbiamo il SUPSI PVLab, l’unico laboratorio svizzero accreditato per i test su questi pannelli. Un’altra struttura di grande valore, che abbiamo appena inaugurato, è il Centro competenze cambiamento climatico e territorio, dove un team di specialisti studia i metodi per ridurre l’impatto del cambiamento climatico e mitigare gli effetti negativi dei comportamenti umani sul clima. Abbiamo poi il Fab-Lab, cioè un laboratorio di fabbricazione digitale molto avanzato, che permette di trasformare in oggetti reali (tramite stampanti 3D e altre attrezzature) progetti nati nel mondo digitale e scambiati in modo aperto dai ricercatori di tutta Europa».

Ma vi occupate anche di restauro

«Sì, abbiamo un laboratorio molto quotato in Svizzera, soprattutto per quanto riguarda il restauro di oggetti lapidei, stucchi e pitture murali, e offriamo anche un corso di laurea completo in conservazione e restauro (bachelor e master)».

Nel vastissimo mondo SUPSI, che spazia dall’ingegneria alla musica, studiate in questo Campus anche le zanzare!

«Certo, questa è una nostra attività di ricerca decennale, in cui abbiamo una particolare esperienza. Non per niente siamo diventati il centro svizzero di coordinamento e controllo sulla zanzara tigre, per iniziativa della Confederazione».

Non ha il timore che i vostri studi e il vostro modo di insegnare siano troppo “concreti”, senza spazio per una serie di riflessioni ideali, spirituali?

«Tutt’altro. Ci teniamo a essere un Dipartimento aperto al dialogo, e per questo proponiamo spesso eventi destinati anche al pubblico, per stimolare la riflessione sui grandi temi, ideali. Abbiamo ad esempio “Emergenza Terra”, un ciclo di conferenze seguitissimo, con ospiti molto noti.
Non c’è niente di improvvisato nel sistema accademico svizzero, che è indirizzato proprio per far funzionare al meglio la società e l’economia, producendo posti di lavoro, benessere per i cittadini e una forte innovazione. La formazione professionale è un nostro fiore all’occhiello, a partire dalle scelte fatte dopo la scuola media in poi, e la SUPSI è perfettamente integrata in questo percorso. Insomma, non siamo una realtà che “apre tutte le strade” ma costringe i ragazzi, nello stesso tempo, a rimandare tutte le decisioni».