CCCT

Un nuovo Centro della SUPSI
per "mitigare" gli effetti negativi
del cambiamento climatico

Giovedì 26 maggio 2022 circa 4 minuti di lettura In deutscher Sprache

Presentata la nuova struttura nata all’interno del Dipartimento ambiente, costruzione e design. Collaborazione fra specialisti diversi, in stretto contatto con il Cantone, altri partner accademici e aziende  
di Paolo Rossi Castelli

Cinquanta ricercatori, che si muovono nell’ambito di 80 aree operative, in stretto collegamento con le strutture cantonali, altri partner accademici, associazioni professionali e di categoria, e anche aziende private. Il nuovo Centro Competenze Cambiamento Climatico e Territorio (CCCT) della SUPSI, presentato il 25 maggio nel Campus di Mendrisio, parte con molte ambizioni, per rispondere ai problemi ambientali più difficili e urgenti utilizzando un’impostazione innovativa, che si ritrova solo in altre due istituzioni simili, nella Svizzera interna: una a Davos, creata dal Cantone dei Grigioni e dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL), insieme al Politecnico di Zurigo; un altro nel Vallese, con il Politecnico di Losanna come protagonista.

«Era necessario creare un centro di studio e di coordinamento - ha detto Franco Gervasoni, direttore generale della SUPSI, durante la conferenza stampa di presentazione - perché le molteplici sfide legate al cambiamento climatico, nella loro estrema complessità, possono essere risolte solo con uno sforzo collettivo. L’ambizione è che il CCCT possa diventare un punto di riferimento a livello regionale, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni concrete».

Come funzionerà il nuovo centro? Sarà guidato, innanzitutto, da un Comitato direttivo composto da Cristian Scapozza (responsabile del CCCT), Francesca Cellina e Nicola Storelli, e affiancato da un “tavolo di coordinamento” formato da altri sette specialisti della SUPSI. Il Comitato direttivo (il triumvirato, come è stato definito...) esprime bene l’approccio multidisciplinare: Scapozza è un geologo, Cellina una biologa e Storelli un microbiologo. Il CCCT non si occuperà direttamente, invece, di ricerche meteorologiche, che vengono lasciate ad altri centri specializzati e di fama consolidata, come l’Ufficio federale di meteorologia e climatologia (MeteoSvizzera).

«Ci muoveremo su quattro macro aree - spiega Scapozza. - La prima è quella che potremmo definire dei “fondamenti” (dei presupposti), perché ci porta a ricostruire il clima del passato, per alimentare i modelli climatici e sviluppare gli scenari futuri. Ma ci occuperemo anche, naturalmente, di come l’ambiente si sta adattando: quindi continueremo a monitorare, come facciamo da tempo, le acque dei laghi e anche il permafrost e il ghiaccio ad alta quota. Cercheremo poi di capire - continua Scapozza - com’è possibile mitigare gli effetti negativi del cambiamenti climatici, riducendo le emissioni di anidride carbonica, legata ai combustibili fossili, aumentando l’uso di forme di energia rinnovabili (in particolare, del fotovoltaico) e lavorando sui materiali con cui vengono costruiti gli edifici. Ma cercheremo anche di studiare i comportamenti individuali e collettivi, soprattutto nel settore della mobilità». Infine il nuovo CCCT, che è nato all’interno del Dipartimento ambiente, costruzioni e design della SUPSI, insisterà molto sulla mediazione scientifica: formazione di base all’interno della stessa SUPSI, cioè, ma anche formazione per gli adulti.

L’attenzione della SUPSI nei confronti dei cambiamenti climatici, in realtà, è cominciata molto tempo fa. «Da sempre ci occupiamo di questi temi così importanti - dice Silvio Seno, direttore del Dipartimento ambiente costruzioni e design. - Per esempio, monitoriamo la temperatura dell’acqua del lago di Lugano, che è aumentata di quasi un grado ogni decennio negli strati superficiali. Questo è solo uno dei tanti parametri da seguire. La creazione del CCCT ci aiuterà a coordinare meglio il lavoro e a essere più presenti anche a livello nazionale».

Conferma Michele Fasciana, capo ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Dipartimento del territorio: «La collaborazione fra la SUPSI e il Cantone risale al 2004, o addirittura prima, anche se non era stata ancora formalizzata. Attualmente è attivo un mandato quadriennale che prevede un impegno finanziario di 1,5 milioni di franchi all’anno, da parte del Cantone. Sono diverse le aree su cui ci muoviamo insieme, a partire dalla preparazione del piano energetico cantonale: grazie alla SUPSI sappiamo in modo molto più puntuale quali sono i dati concreti sul consumo e la produzione di energia, e questo aiuta molto il nostro lavoro».
----
Nella foto in alto (@ SUPSI), una zattera per analisi sul lago di Cadagno in val Piora