Innovazione

L’USI Startup Centre
cambia rotta: solo progetti
legati all’università

Giovedì 2 novembre 2023 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache
Samuele Morales, coordinatore dell’incubatore (a sinistra), e Francesco Lurati, direttore dell’USI Startup Centre (foto di Eugenio Celesti)
Samuele Morales, coordinatore dell’incubatore (a sinistra), e Francesco Lurati, direttore dell’USI Startup Centre (foto di Eugenio Celesti)

Completata la riorganizzazione del Centro, al Campus Est, che sostiene nuove iniziative imprenditoriali. Attualmente sono "incubate" 8 aziende e 10 si trovano in pre-incubazione. Parla il direttore Francesco Lurati
di Paolo Rossi Castelli

L’USI Startup Centre ha cambiato rotta, e da alcuni mesi accoglie solo imprese emergenti che abbiano un collegamento con le università ticinesi: la stessa USI, ma anche la SUPSI e la Franklin University Switzerland di Sorengo. Per essere accettati, i progetti devono avere un contenuto scientifico. Ma oltre alla “natura” delle startup che vengono accolte per l’incubazione (si dice così, in termine tecnico), cambia anche, in parte, il modo di seguirle. È tuttora prevista la possibilità di avere un ufficio nel Campus Est di Lugano, e ogni startup viene sostenuta da una serie di coach, interni ed esterni. Ma a intervalli regolari di tempo i progetti vengono sottoposti - e questa è una novità - a “Incubation Kick-off Pitches” (l’ultimo si è svolto il 4 ottobre): incontri, cioè, aperti a tutta la comunità accademica e a un pubblico di addetti ai lavori, in cui i rappresentanti delle startup incubate devono esporre l’idea alla base della loro iniziativa, illustrare il business model, spiegare come intendono presentarsi sul mercato e "difendersi" di fronte alle domande della platea, spesso pungenti e tutt’altro che "gentili".

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Il 4 ottobre è toccato a Go Healthy (strumenti innovativi per il supporto della salute mentale); Healiva (terapie personalizzate per ferite acute e croniche); Jobelink (una web app per facilitare i liberi professionisti e le piccole imprese a stabilire una presenza online); MicThera (uno spin-off dell’Istituto Oncologico di Ricerca di Bellinzona, che sviluppa trattamenti farmacologici per il cancro alla prostata).

Il cambiamento all’USI Startup Centre è cominciato con la modifica dell’organizzazione del Centro, d’accordo con i vertici dell’Università, dopo una prima fase di verifica. Così, quasi tutte le startup che erano presenti hanno esaurito e concluso il loro ciclo di incubazione entro il 31 dicembre dell’anno scorso. Poi, gradualmente, quattro nuove startup sono state ammesse nel 2022 e altre quattro nel 2023 (alle quali se ne aggiungono altre dieci in pre-incubazione). «Tutte - precisa il direttore Francesco Lurati - hanno un “minimum viable product”, in sigla MVP. Per noi questo è diventato un requisito necessario: siamo più selettivi, rispetto al passato».
Che cos’è il minimum viable product? È la versione-base di un prodotto, o di un servizio, che presenta solo le funzioni essenziali, ma sufficienti per consentire al prodotto stesso di essere testato dagli utenti. L’obiettivo di un MVP è proprio quello di raccogliere feedback reali e acquisire dati per procedere a miglioramenti, in base alle esigenze del mercato.

Ma chi stabilisce i parametri per l’ammissione delle nuove startup da incubare, in questa nuova “versione” dell’USI Startup Centre (che agli esordi accoglieva, invece, startup di natura anche molto diversa fra loro, spesso senza legami con persone o ricerche eseguite nel mondo universitario)? «I progetti arrivano attraverso un’”application” ad hoc, molto strutturata, e vengono discussi ed esaminati con attenzione dal team dell’USI Startup Centre - risponde Lurati. - La maggior parte proviene dall’interno dell’USI. Quelli esterni li accogliamo solo se c’è un reale collegamento con il contesto accademico ticinese. Abbiamo un Comitato scientifico all’interno dello Startup Centre, costituito da docenti dell’Università e dal Technology Transfer Office (TTO), con il quale ci confrontiamo quando necessario».

L’incubazione dura mediamente due anni, e viene focalizzata sul prodotto e sui modi più efficaci per cercare i capitali. L’USI Startup Centre prepara e sostiene le startup nella raccolta fondi, senza però intervenire direttamente in questa seconda fase (la raccolta di finanziamenti, appunto), così vitale per le nuove aziende, e i fondatori delle startup dovranno poi rivolgersi ad altri interlocutori e “strumenti”, come TiVentures, il fondo pubblico ticinese di venture capital, creato dalla Fondazione Centenario Banca Stato. «Stiamo cercando, in ogni caso, di allargare il network di possibili investitori con cui siamo in contatto - continua Lurati - e ogni anno organizziamo, a questo scopo, due “Investor day” per aiutare le startup a presentarsi al mondo finanziario». Ma, uscite dall’USI Startup Centre, le aziende emergenti dovranno cavarsela da sole, per quanto riguarda il fundraising. 

Aggiunge Samuele Morales, coordinatore dell’incubatore dell’USI Startup Centre: «Il nostro desiderio è quello di coltivare e affiancare, nella fase di avvio, un bacino di imprenditori di talento, che acquisiscano un ricco bagaglio di conoscenze da sviluppare poi qui in Ticino, e diano vita ad aziende di successo che procedano in una positiva collaborazione anche con il mondo universitario. È vero che il percorso delle startup è pieno di ostacoli. Ma quelle che si muovono nel mondo scientifico, legato all’accademia, hanno maggiori probabilità di successo».

Chi sono gli startupper? «Persone molto diverse, ma tutte molto coraggiose, e capaci di navigare per lungo tempo in una situazione di grande incertezza - dice Anastasia Bedova, Community and Communication Manager dell’USI Startup Centre. - Hanno tantissima energia, superiore alla media, e provengono da ambienti molto diversi: a volte arrivano da aziende; altre volte, invece, sono ricercatori o studenti. Non tutti hanno una giovane età (sotto i 25 anni), come spesso si pensa. Il nostro “range”, allo Startup Centre, va da 20 a 60 anni. In Svizzera l’età media è di 35-37 anni».
Anastasia Bedova si occupa dell’”ecosistema” che vive intorno a un Centro come quello dell’USI: «È un insieme di persone (imprenditori, esperti, eventuali investitori) - spiega - che possono essere di aiuto a chi sviluppa progetti nella nostra struttura, ma offriamo una consulenza anche alle persone esterne che hanno un’idea nel cassetto e vogliono confrontarsi con noi. Possono scriverci attraverso il nostro sito e prenotare un’ora online con il nostro desk. L’idea viene, così, valutata, sulla base di cinque “criteri di entrata”, stabiliti dall’USI Startup Centre. Se il progetto li supera, il desk potrà suggerire agli aspiranti startupper di compilare un apposito form, sul sito. Da lì partirà poi la selezione vera e propria».