Università

USI in crescita, ma serviranno
nuove strategie per arginare i tagli dei finanziamenti pubblici

Lunedì 6 maggio 2024 circa 8 minuti di lettura
Luisa Lambertini e il corteo delle rettrici e dei rettori delle università svizzere fanno il loro ingresso nell’aula magna dell’USI, per il Dies Academicus (foto di Chiara Micci / Garbani)
Luisa Lambertini e il corteo delle rettrici e dei rettori delle università svizzere fanno il loro ingresso nell’aula magna dell’USI, per il Dies Academicus (foto di Chiara Micci / Garbani)

Al "Dies Academicus" i successi (in aumento il numero degli studenti e l’entità dei fondi competitivi) e le incognite. Riconoscimenti all’ex "alunno" Shane Legg, cofondatore di DeepMind (Google), e a Mario Botta
di Simone Pengue

Che dire quando i massimi vertici dell’Università della Svizzera italiana, e il corteo delle rettrici e dei rettori degli atenei svizzeri, vengono accolti da un quintetto d’ottoni con la Marcia Imperiale di Star Wars? Che nell’aria c’è un senso piacevole di ironia, sicurezza di sé e voglia di festeggiare. In maniera formale, certo, con discorsi e onorificenze, ma il Dies Academicus (“giorno accademico” in italiano, ovvero la festa annuale dell’università), è un momento per celebrare la propria identità e, soprattutto, i numerosi traguardi raggiunti. L’evento ha avuto luogo nell’aula magna dell’USI sabato 4 maggio che, secondo gli appassionati di fantascienza, è il giorno di Star Wars, e da questa coincidenza viene l’apprezzata scelta del brano d’apertura (infatti in inglese questa data si pronuncia “May the fourth”, simile a “may the force be with you”, il corrispondente originale della celeberrima citazione della saga di Star Wars: “che la forza sia con te”). La celebrazione del Dies Academicus è stata l’occasione per riunire e far incontrare esponenti di grande spessore dell’accademia cantonale e nazionale, e conferire riconoscimenti a personaggi di spicco legati all’ateneo. 

Non è sicuramente stato difficile, per la rettrice Luisa Lambertini, aprire la discussione con ottimismo e soddisfazione. In un’università in costante e ripida crescita, come l’USI, c’è quasi l’imbarazzo della scelta per le statistiche di cui andar fieri. Gli studenti totali, che riflettono indirettamente anche la reputazione di un ateneo sul territorio e la ricezione delle sue offerte formative, sono in costante aumento e superano quota 4000. I fondi per la ricerca ottenuti da fonti esterne, direttamente collegati a qualità e quantità delle ricerche, hanno superato i 30 milioni di franchi, anch’essi in crescita anno dopo anno. I 36 nuovi brevetti depositati e i 250 contratti di ricerca stipulati nel 2023 confermano l’efficacia delle misure di trasferimento tecnologico, ma l’impegno, ora, investe anche temi sociali di grandi attualità, come la parità di genere e la sostenibilità. Per questo Luisa Lambertini ha ricordato come gli sforzi dell’USI si siano resi concreti con la creazione della Casa della sostenibilità ad Airolo e di un prorettorato per la transizione sostenibile e le pari opportunità (affidato dal 1° aprile alla professoressa Sonja Hildebrand), assieme alla promessa di pareggiare le quote di genere tra i nuovi assunti e tra i membri degli organi decisionali. 

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Infine, la rettrice ha concesso una sbirciata al futuro, annunciando due nuovi percorsi formativi. Il primo, al passo coi tempi e in linea con la naturale vocazione computazionale ed economica dell’USI, è il bachelor in data science, ovvero analisi e gestione dei dati, offerto congiuntamente dalla Facoltà di scienze informatiche e da quella di science economiche. La seconda novità è, invece, un bachelor di economia in lingua inglese, volto a raggiungere studenti svizzeri d’oltre Gottardo, che partirà nel prossimo anno accademico.

IL TAGLIO DEI FINANZIAMENTI - Certo, in un panorama positivo come questo non mancano anche i problemi, legati all’annunciata  riduzione dei finanziamenti pubblici agli atenei e alla ricerca. «Non è facile essere un’università pubblica al giorno d’oggi - ha ammesso Luisa Lambertini. - I tagli alle risorse destinate alle università e ai politcenici decisi a livello federale e cantonale, anche qui nel Canton Ticino, fanno temere che si perda l’opportunità di rimanere leader nell’applicazione di tecnologie innovative, come quelle dell’intelligenza artificiale, in tante aree rilevanti e strategiche per l’economia. Per l’USI è anche importante tornare ad avere accesso ai fondi di ricerca Horizon Europe, non solo per le reti di ricercatori internazionali che vi partecipano, ma soprattutto per il prestigio e l’importanza che li caratterizzano. Siamo contenti che le contrattazioni tra la Svizzera e l’Unione Europea siano ricominciate, e ci auguriamo un ritorno a pieno titolo nei programmi di ricerca europei».

Su questo tema ha centrato l’attenzione anche Monica Duca Widmer, presidente del Consiglio dell’Università. «Guardando al futuro - ha detto - era per noi chiaro che il programma di legislatura 2025-2028 del Consiglio di Stato non potesse non prevedere il riequilibrio delle finanze cantonali, e dunque non ci lasciasse immuni dai tagli. Malgrado ciò, in linea con la precedente legislatura, restano obiettivi immutati il consolidamento e lo sviluppo del sistema universitario cantonale, così come i poli d’eccellenza degli istituti attivi nella ricerca, unitamente agli sforzi attuali per il sostegno all’innovazione e i legami tra aziende e mondo della ricerca. Grazie a questo sostegno mirato del Consiglio di Stato e del Parlamento - ha aggiunto Monica Duca Widmer - nel settembre di quest’anno lo Switzerland Innovation Park Ticino (SIP) dovrebbe tagliare il traguardo e ricevere il riconoscimento definitivo. I centri di competenza all’interno del SIP, creati e gestiti sempre in collaborazione con USI e SUPSI, favoriscono già oggi le cooperazioni fra istituti di ricerca e aziende in settori chiave per l’economia ticinese».

I RICONOSCIMENTI - Dopo altri interventi istituzionali, l’USI ha colto l’occasione per conferire una serie di riconoscimenti a persone particolarmente meritevoli. Tra questi, spicca l’”USI Alumni Award”, attribuito al neozelandese Shane Legg, una delle 100 persone più influenti al mondo nel settore dell’intelligenza artificiale, secondo Time Magazine. Nel 2014 Legg ha venduto a Google per 600 milioni di franchi DeepMind, una pionieristica azienda di intelligenza artificiale, da lui cofondata alcuni anni prima. Oggi Deepmind rappresenta il nucleo di sviluppo dell’intelligenza artificiale firmata Google e, oltre al recente chat bot Gemini (l’alternativa di Google a chatGPT, per intenderci), ha rilasciato negli ultimi dieci anni molti altri sistemi d’avanguardia. Tra questi, ad esempio, c’è Alphafold, un’intelligenza artificiale che aiuta i ricercatori di biologia molecolare a capire la struttura, e quindi la funzione, delle proteine. In tutto questo, Lugano sta a monte. Legg ha infatti completato il suo dottorato di ricerca, conferito dalla Facoltà di scienze informatiche dell’USI, all’Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale (IDSIA). E oggi, dopo aver rivoluzionato l’intero settore, il neozelandese rappresenta un motivo di orgoglio per l’ateneo. 

Su un versante molto diverso, c’è chi ha contribuito alla genesi e allo sviluppo dell’USI dopo essersi professionalmente affermato sul territorio. È il caso di Mario Botta che, citando le lusinghiere parole della rettrice Luisa Lambertini, «non ha bisogno di presentazioni». Al celebre architetto “momò” è stata conferita la Medaglia dell’USI per il suo decisivo contributo ai primi passi dell’università, soprattutto attraverso la fondazione dell’Accademia di architettura di Mendrisio. Nel suo breve discorso di ringraziamento, l’architetto e professore emerito ha richiamato alla mente dell’entusiasta platea - che si è alzata in piedi per una lunga standing ovation -  l’ingrato confronto con i cantoni d’oltre Gottardo. In pochi energici minuti, Mario Botta ha ricordato il coraggio di Giuseppe Buffi, consigliere di Stato negli anni Novanta che si è ampiamente speso per la fondazione dell’USI, di fronte all’intero plenum delle università svizzere: «Tra il serio e il faceto disse, in modo dichiaratamente provocatorio, “faremo comunque l’Università della Svizzera Italiana, con o senza l’aiuto di Berna”». Un aneddoto scelto forse per spronare il rettorato ad avere la forza di continuare a crescere: «Era un atto di coraggio, ma adesso lo danno per scontato» - ha poi aggiunto fuori dal palco Botta. Rispetto alle storiche università della Svizzera interna, l’USI e il Ticino godono di una posizione geografica peculiare, dalla quale si può attingere molto per crescere tanto scientificamente quanto culturalmente. «Noi siamo bagnati dal Mare Mediterraneo, non fisicamente ma metaforicamente - ha spiegato Botta. - Io credo che i valori culturali del Mediterraneo siano sottovalutati in questo momento, non solo da Berna ma dalla totalità». 

La cultura umanistica cui allude il professore, in realtà, è stata la grande assente dai discorsi di questo Dies Academicus, colmato da scienze, startup ed economia. «Domina solo l’impegno tecnico, l’impegno tecnologico - ha ammonito Botta. - Oggi, secondo me, l’impegno umanistico è sottovalutato dai media, dai giornali e dagli investitori. Però arriverà anche il momento in cui dovremo fare i conti con un passato che ancora ha molte cose da dirci». In questi primi 28 anni di attività, suggerisce l’architetto, il Ticino è riuscito a mettere in piedi un’istituzione universitaria di prim’ordine con ricerca competitiva e trasferimento tecnologico efficiente, ma per continuare a far bene deve tenere a mente la propria unicità culturale.