CONFRONTI

Scienza e fede: posizioni
lontane, ma anche intrecci
del tutto inaspettati

Domenica 19 dicembre 2021 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache

È entrata nel vivo l’integrazione fra la Facoltà di teologia di Lugano e l’Università della Svizzera italiana. Il master di Filosofia dell’USI diventa la naturale continuazione del bachelor proposto dalla FTL
di Valeria Camia

Dell’avvicinamento della Facoltà di Teologia di Lugano (in sigla, FTL) all’Università della Svizzera italiana (USI) si parlava già dal 2019. Due anni dopo, e messa da parte l’ipotesi di integrazione, che non aveva convinto il Governo ticinese preoccupato di dover erogare finanziamenti a fronte di eventuali mancanti sostegni privati, è diventata realtà l’affiliazione della Facoltà all’USI con lo scopo - chiarisce il Rettore della Facoltà di Teologia, René Roux - «di rafforzare il Polo universitario della Svizzera italiana, consolidando le sinergie sul territorio e aumentando la capacità di attrarre persone e risorse». Questo a partire dal fatto che l’offerta formativa e l’attività di ricerca entrano a far parte dei programmi USI, in conformità ai suoi regolamenti. Un esempio? Il Master di Filosofia offerto dall’USI potrà essere concepito come la naturale continuazione del Bachelor in Filosofia che oggi è proposto dalla FTL. Più in generale, dal punto di vista accademico, grazie all’affiliazione vengono rinforzati e resi più puntuali gli “scambi” inter-facoltà che già esistono da anni, e che hanno visto la realizzazione passata di eventi ad hoc e momenti di scambi tra i docenti della Facoltà di teologia e i colleghi dell’USI che insegnano altre discipline, dalla comunicazione, al diritto, all’economia, all’intelligenza artificiale.

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Ad uscirne rafforzati non sono, però, solo gli impegni organizzativi: infatti, i membri della FTL saranno rappresentati negli organi di governo accademico dell’USI, in analogia alle altre facoltà. Per quanto riguarda, invece, la nomina dei docenti della FTL, Roux precisa che «in base all’accordo di affiliazione, la nomina dei professori stabili della FTL si svolge con procedure e modalità conformi a quelle dello Statuto dell’USI, fatte salve le specificità proprie delle facoltà di Teologia in analogia a quanto accade nelle altre università svizzere. Vorrei aggiungere - dice Roux - che già negli ultimi anni a ogni immissione in ruolo nella FTL, abbiamo invitato l’USI a designare un suo professore come rappresentante a partecipare a pieno titolo alla commissione di concorso».

Per quanto riguarda il mantenimento dell’autonomia amministrativa della Facoltà di Teologia, rimangono, ad oggi, alcuni aspetti da chiarire e, tra questi, l’eventualità di un unico ufficio stampa: «Al momento - spiega il Rettore - è ancora in corso il lavoro della commissione che si occupa di quali servizi saranno centralizzati e quali rimarranno di competenza diretta della facoltà». 

E a quanti potrebbero guardare con una certa perplessità alla fattibilità di un continuo e costruttivo dialogo fra chi si occupa di studi teologici e chi, invece, si dedica a discipline scientifiche, risponde Markus Krienke, docente di filosofia moderna e di etica sociale alla FTL: «In campo accademico - dice - non si tratta, per la fede, di “dire” alla scienza cosa, per la scienza stessa, sia possibile o no. Quest’ultima ha certamente logiche e un metodo diverso. D’altro canto, Dio non è un “tappabuchi” per i problemi scientifici non risolti. Tuttavia - continua Krienke - il dialogo tra il mondo scientifico e quello della fede può certamente darsi su temi che sono connessi con l’umanità, la libertà e la responsabilità. Partendo proprio dal presupposto che lo scienziato non sia, necessariamente, un uomo di fede, ma un individuo che comunque si interroghi sulla natura dell’essere umano, la teologia è chiamata a offrire la propria visione sull’Uomo in un linguaggio “razionale”, nella convinzione che, come pensava Galileo Galilei, Dio ha scritto due libri, quello della natura e il libro sacro, che vanno letti e indagati entrambi». 

Ma quali domande di natura morale, in questi tempi, sono particolarmente importanti e oggetto di dialogo tra le persone di fede e gli scienziati? «Pensiamo alle recenti ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale, delle neuroscienze o della bioetica - risponde Krienke - che sollevano domande riguardanti, in fin dei conti, una questione centrale per la teologia, quella della coscienza, ovvero l’ultimo riferimento dell’Io, qualcosa come un riferimento assoluto. Che sia la voce di Dio, come per San Tommaso, o la voce della Natura, come per Rousseau; che sia, parafrasando Marx, il riflesso della società o la natura psichica freudiana: tutti questi tentativi filosofici di dirci che cosa sia la coscienza, fanno capire che essa si sottrare ai nostri tentativi di identificarla per forza con qualche cosa, eppure è costantemente “presente” anche nella ricerca scientifica. Su questo tema, insomma - conclude Krienke - l’umanità si è da sempre interrogata e continua a farlo, anche (e tanto più) a fronte del progresso scientifico: che relazione ha la coscienza con il mondo attorno a noi; che spazio occupa e come è generata dal cervello; chi è cosciente, i neonati, o gli animali e quanto, e come? E poi, si possono costruire macchine coscienti? Ecco su tutti questi temi, fede e scienza possono confrontarsi, e il fatto che la Facoltà di Teologia ora è affiliata all’USI, con i suoi istituti scientifici, potrà certamente solo arricchire il dialogo».

«Quindi - continua Krienke - fede e scienza possono essere di reciproco vantaggio: per la fede, l’indagine scientifica del mondo è un grande aiuto per evitare autoritarismi, dogmatismi e fondamentalismi che tradiscono la vera natura della fede stessa; mentre per la scienza, la fede può aprire quegli orizzonti più ampi sugli oggetti della ricerca che impediscono di ridurre la comprensione del mondo a leggi della natura. Si pensi solo alle domande circa il “senso della vita”. Entrambe, scienza e fede, hanno il loro posto in una visione razionale del mondo (la fede non è la stessa cosa dell’irrazionalità). Detto ciò, dalla loro “provocazione reciproca” sono spesso risultati progressi interessanti per entrambe. Non credo che la diminuzione della fede sia una conseguenza diretta dell’aumento del sapere: fede e sapere non stanno in un rapporto di concorrenza».
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(Nella foto in alto, di Eugenio Celesti, l’ingresso della Facoltà di Teologia)