Rigore, impegno, fundraising:
la sfida per una rivista
"ticinese" sulla Riabilitazione
Gli "Archives of Physiotherapy", pubblicati da BMC (azienda del gruppo Springer Nature), hanno la direzione in Ticino, e un aiuto SUPSI. Editor in chief Marco Barbero. Ma non è facile mantenere sostenibili i contidi Michela Perrone
Cosa significa gestire una rivista scientifica? Quali sono le sfide e quali le difficoltà da affrontare? Marco Barbero, docente alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), da quattro anni è l’editor-in-chief (in pratica, il direttore) di Archives of Physiotherapy, una pubblicazione dedicata alla riabilitazione, che dal 2015 è edita da BMC, appartenente al gruppo Springer Nature.
«La nostra è una rivista open access: tutti, cioè, possono leggere i nostri articoli senza alcun costo – spiega Barbero. – La nostra particolarità è che la rivista non ha alcun onere economico nemmeno per gli autori: le spese sono coperte da tre organizzazioni che credono nel progetto: la mia università, SUPSI; la Società Italiana di Fisioterapia (SIF) e l’Associazione Italiana Fisioterapia (AIFI). Tre realtà che hanno la lungimiranza di investire in qualcosa che va ben al di là dei confini nazionali».
Normalmente, le riviste open access prevedono un contributo da parte degli autori degli articoli che vengono pubblicati e che serve per coprire i costi di gestione e per permettere ai lettori di fruire liberamente dei contenuti. «Per noi - continua Barbero - il supporto dei tre enti è fondamentale, perché elimina le barriere all’ingresso per chi pubblica: istituzioni più piccole o certi Paesi del mondo possono infatti essere inibiti dal costo, a prescindere dalla qualità scientifica dei loro testi».
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Oggi Archives of Physiotherapy è una rivista internazionale, ma è nata sull’impalcatura dell’Italian Journal of Physiotherapy, che all’epoca era il giornale ufficiale della Società Italiana di Fisioterapia ed era pubblicato da una piccola casa editrice italiana. «Negli anni la rivista è cresciuta, riuscendo a coinvolgere sempre più colleghi stranieri e a ricevere articoli da tutto il mondo – racconta Barbero. – Per noi è un grande onore poter essere pubblicati, oggi, da chi si occupa anche di riviste ben più importanti, come Nature». Archives of Physiotherapy è l’unica pubblicazione scientifica in ambito riabilitativo diretta da un ricercatore della Svizzera italiana, anche se, come sottolinea Barbero, «per sua stessa natura la rete dei collaboratori e il board editoriale sono di respiro internazionale. Il fatto che io lavori alla SUPSI è importante, ma non ha una ricaduta diretta sui contenuti della rivista».
GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE - Agli onori corrispondono, però, anche oneri altrettanto impegnativi: un editore prestigioso impone una serie di traguardi da raggiungere per rimanere all’interno del gruppo. «Il primo obiettivo, che contiamo di raggiungere l’anno prossimo, è quello di aumentare le indicizzazioni – spiega Barbero. – Si tratta di entrare in alcuni database che saranno propedeutici per la creazione dell’impact factor». Per chi non mastica il linguaggio dell’editoria scientifica, l’impact factor misura la reputazione di una rivista. Dipende dal numero di citazioni che i singoli articoli ricevono nel tempo. L’idea è che uno studio sia tanto più solido quanto più viene ripreso nelle bibliografie di altri lavori.
Per poter concorrere alla creazione dell’impact factor, però, occorre comparire in determinate banche dati, che sono proprio quelle cui aspira Archives of Physiotherapy: «L’editore fa una richiesta e la rivista in questione deve rispettare caratteristiche di qualità e quantità. Credo che noi l’anno prossimo potremo essere pronti a essere valutati» - afferma Barbero. Il passo successivo, poi, sarà quello di costruirsi un impact factor: «Per farlo, avremo tre anni di tempo» - aggiunge Barbero.
La fisioterapia è una materia che a lungo è stata considerata “minore”: «È solo dagli anni ‘80 che si produce ricerca di qualità – afferma Barbero. – Prima di quel periodo, gli articoli davvero "impattanti" per la pratica clinica erano poche decine. Oggi in PEDro, un database dedicato alle pubblicazioni scientifiche inerenti alla pratica dei fisioterapisti, sono disponibili ben oltre 40.000 contributi: per questo servono riviste adatte a pubblicarli e diffonderli».
IL SISTEMA DI REVISIONE - Negli anni Archives of Physiotherapy è cresciuta sia in termini di qualità, sia come quantità delle pubblicazioni: «Fino al 2019 ricevevamo circa 40 articoli all’anno e ne rifiutavamo il 60% – racconta Barbero. – Oggi ne arrivano un centinaio e ne scartiamo il 70%. Il fatto che sia aumentato il numero per noi è un riconoscimento importante: significa che stiamo diventando un punto di riferimento per colleghi di tutto il mondo».
Calandoci dietro le quinte del processo di accettazione di uno studio, ci siamo fatti raccontare da Barbero come funziona la selezione: «Quando un articolo arriva - spiega - io compio una prima valutazione qualitativa e faccio una riflessione sulla rilevanza clinica del lavoro». La rivista vuole infatti creare e mantenere un ponte tra la ricerca e la pratica clinica: «Per noi è importante che chi esercita la professione trovi delle informazioni utili per migliorare il suo lavoro. Vogliamo essere vicini alla nostra comunità». Dopo la prima selezione a cura di Barbero, lo studio passa ai responsabili di sezione, fisioterapisti che hanno un ambito specifico di ricerca e quindi una competenza rispetto ai temi proposti. Superata anche questa lettura, inizia il processo di peer review, la revisione tra pari (il meccanismo alla base di tutte le riviste scientifiche più accreditate): volontari esperti dovranno mettere alla prova lo studio e validarne i risultati. Al termine di questa fase, qualora l’articolo sia giudicato in modo positivo, la rivista può chiedere chiarimenti o integrazioni prima di procedere alla pubblicazione. «Dunque il lavoro su ogni singolo articolo è lungo e puntiglioso - dice Barbero - ed è la garanzia che quanto pubblichiamo risponda a caratteristiche di qualità. Più aumentano gli articoli pubblicati, però, più si alzano i costi».
La copertura finanziaria attuale potrebbe non essere più sufficiente (paradossalmente) se la qualità dovesse continuare ad aumentare. «Siccome questo è un nostro obiettivo, siamo impegnati anche in una campagna di fundraising per sensibilizzare istituzioni e società scientifiche di diversi Paesi europei – racconta Barbero. – Contiamo sul fatto che se ci viene riconosciuta una certa autorevolezza, è probabile che arrivi anche il sostegno economico».