Proteggere i bambini
per bloccare la violenza
"Prima che accada"
Dal 23 al 25 maggio a Lugano il Congresso sulla prevenzione degli abusi e dei maltrattamenti sui minori organizzato dalla Fondazione ASPI. Il fenomeno, purtroppo, è vastissimo. Occhi puntati su famiglie e scuoledi Valeria Camia
La portata del problema è enorme, ma in pochi ne conoscono i dettagli: parliamo di violenza infantile. Secondo stime approssimative fornite dall’UNICEF, ogni anno nel mondo 0,5-1,5 miliardi di bambini subiscono abusi corporali. Si tratta, in pratica, di un bambino ogni due. Ogni cinque minuti muore un bambino a causa dei maltrattamenti subiti. Tra 133 e 275 milioni di minori sono testimoni di atti violenti in famiglia; sempre rimanendo tra le mura domestiche, nei Paesi a basso e medio reddito il 30-40% dei bambini di età compresa tra i 2 e i 14 anni subisce punizioni fisiche o aggressioni in casa. Combattere le violenze sui bambini è in primis una questione morale. Oltre a ciò, ci sono anche argomentazioni di natura economica nonché ragioni che riguardano i costi della sanità pubblica, come ci spiegano Sabine Rakotomalala (membro dello Staff Tecnico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) e Quentin Wodon (economista presso la Banca Mondiale). Gli esperti saranno a Lugano in occasione del Congresso internazionale sulla prevenzione degli abusi e dei maltrattamenti sui minori (0-18 anni), che si terrà il 23-25 maggio 2022 al Palazzo dei Congressi ed è organizzato dalla Fondazione ASPI - Aiuto, Sostegno e Protezione dell’Infanzia, una no profit della Svizzera Italiana che ha come missione la prevenzione di qualsiasi forma di violenza, maltrattamento e abuso sessuale su minore. Il congresso si intitola “Prima che accada!” e vuole accendere i riflettori sull’importanza della prevenzione primaria dalla politica, alle istituzioni, ai media, al tempo libero, alla scuola e alla famiglia. Saranno proposte conferenze anche aperte al grande pubblico e con la partecipazione di numerosi esperti provenienti da diverse parti del mondo, a partire dalla Svizzera. Già perché anche nel nostro Paese ogni anno tra i 30.000 e i 50.000 bambini (tra il 2 e 3,3% della popolazione infantile) sono presi in carico da organizzazioni del sistema di protezione dell’infanzia, ma molti casi rimangono inosservati.
LE EVIDENZE SCIENTIFICHE - Gli studi sull’impatto economico della violenza sui minori sono numerosi e l’OMS per prima sottolinea la dimensione del fenomeno, definendo il maltrattamento all’infanzia come “la principale causa di disuguaglianza nella salute e di ingiustizia sociale dei bambini in Europa”. Ci sono sufficienti evidenza scientifiche e studi condotti da team interdisciplinari che dimostrano le conseguenze della violenza infantile sulla salute bio-psico-sociale del bambino di oggi e dell’adulto di domani così come sulla società tutta. Insomma, le varie forme di maltrattamento all’infanzia rappresentano un complesso problema sociale e sanitario, un peso per la vittima, ma al contempo un costo enorme anche per la società, come chiarisce Myriam Caranzano, consulente scientifica della Fondazione ASPI.
Similmente a quanto accade per altre forme di violenza, quella sui bambini ha un lascito sull’abusato che perdura per anni. Anche dopo che le fratture si sono ricomposte e i tagli causati dalla violenza rimarginati, altri segni restano: si va dalla depressione, all’ansietà, all’obesità, all’abuso di alcol e di droghe, al suicidio, all’HIV, a problemi cardiovascolari, per esempio. Ci sono ritardi nell’apprendimento e problemi di memoria legati alle gravi violenze durante l’infanzia e, non di rado, vittime e testimoni sono loro stessi a diventare autori di reati, perpetuando così il ciclo della violenza. Ebbene, come ci ricorda Sabine Rakotomalala, i risvolti economici dovuti a morbilità, disabilità, perdita di produttività e morte conseguente alla violenza sono notevoli: per esempio, secondo alcune stime il costo della violenza (nel suo complesso) raggiungerebbe 585 miliardi di dollari negli Stati Uniti; in Sudafrica vanno persi oltre tredici miliardi e mezzo a causa delle violenze infantili, mentre a livello globale la violenza fisica, psicologica e sessuale contro i bambini ha un costo che è stato stimato a circa l’8% del PIL mondiale all’anno.
IN AUMENTO LE DENUNCE - Negli ultimi anni, grazie al lavoro svolto da diverse commissioni e organizzazioni per l’infanzia, il numero delle violenze denunciate è cresciuto: sembra un controsenso ma è una “buona cosa”, perché indicativo dell’impegno a identificare i maltrattamenti. A spiegarcelo è Rakotomalala: uno dei grandi problemi legati agli abusi infantili sia proprio il loro passare inosservati. Insomma, vediamo solo circa il 13% dei maltrattamenti in età infantile: «Si stima - precisa l’esperta - che le violenze sessuali siano almeno il 30% in più rispetto a quanto denunciato, e che le violenze fisiche siano il 75% in più rispetto a quanto dicono i dati ufficiali».
La prevenzione è certamente uno degli strumenti fondamentali per combattere le violenze in contesti privati e non. Prendiamo ad esempio la sfera dell’educazione scolastica: se andare a scuola è un diritto di ogni bambino - sancito per altro dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia - bullismo e altre forme di violenza negli istituti deposti all’istruzione sono tra le principali cause di abbandono dei percorsi scolastici, con effetti immediati sul benessere e sulla salute dei bambini e conseguenze in età adulta che, in termini economici, si possono misurare in termini di riduzione dei guadagni e della produttività lavorativa. A sottolinearlo è Quentin Wodon, il quale ha curato il recente rapporto della Banca Mondiale “Ending Violence in Schools: An Investment Case”. Le conclusioni del documento, basate su analisi statistiche di dati disponibili e provenienti da diverse valutazioni internazionali degli studenti (ad esempio, dal famoso Programme for International Student Assessment - PISA), dimostrano che con l’eliminazione della violenza, le prestazioni scolastiche migliorano. Raggiunto al telefono, Quentin Wodon ci spiega che le conclusioni contenute nel rapporto “Ending Violence in Schools” si basano prevalentemente su studi condotti nei Paesi del primo mondo, Europa e Stati Uniti. Tuttavia, alcune ricerche sono state fatte anche in altri Paesi e confermano quanto detto. Ad esempio, i dati raccolti da dieci Paesi francofoni in Africa rilevano che quasi due terzi degli studenti dichiarano di essere stati picchiati dagli insegnanti: là dove la violenza e le punizioni corporali fossero eliminate, i punteggi medi in lettura e matematica aumenterebbero.
ATTENZIONE ALLE FONTI - La qualità e reperibilità dei dati sono certamente tra le questioni più scottanti con cui si confrontano studiosi e chi si occupa di combattere la violenza infantile, per denunciare la quale, al di fuori dei contesti scolastici, non ci sono molte opzioni se non ricorrere a sondaggi su diversi campioni di abitazioni domestiche e coinvolgendo, per quanto possibile, i bambini direttamente e senza i genitori. Anche là dove si cerca di incrociare i dati delle denunce che giungono dai servizi sociali o dai centri di polizia, «gli enti non sempre lavorano in modo coordinato - spiega Rakotomalala. - Le politiche sanitarie sono per lo più caratterizzate da lunghe prassi, e la presa a carico del bambino abusato richiede diversi passaggi che vanno a discapito dell’efficienza. Il risultato è un rallentamento della gestione del problema”. Questo riguarda anche la Svizzera. In uno studio condotto nel 2018 dalla UBS Optimus Foundation, si legge che le scuole elvetiche registrano solo il 9% dei casi di abusi rispetto ai casi segnalati, con grandi variazioni all’intento del Paese in quanto - ricorda anche l’esperta dell’OMS - a seconda del luogo in cui vivono, i bambini e le bambine hanno diversi livelli di accesso al sostegno.
Fino ad oggi, insomma, mappare il fenomeno si è rivelato difficile, tanto nelle scuole quanto in contesti extra-scolastici. Ma se la prevenzione, lo si è detto, rimane un’arma fondamentale, gli esperti sono altrettanto concordi sulla necessità di coinvolgere maggiormente tre attori: la sanità, la scuola e la famiglia.
Per Rakotomalala è anzitutto urgente aiutare il personale sanitario a individuare precocemente segnali di abusi e la presa a carico delle vittime, ad esempio favorendo e migliorando «la comunicazione e collaborazione tra diversi attori che entrano in contatto con bambini abusati». In Svizzera l’ospedale di Ginevra è citato dall’esperta quale buon esempio per come medici, infermieri e assistenti sociali prendono a carico i bambini abusati in modo coordinato e lavorando in modo interdisciplinare.
L’IMPORTANZA DELLE SCUOLE - Un ruolo fondamentale deve poi essere svolto dalle scuole, che sono chiamate a offrire non solo sostegno psicologico ma anche programmi di sensibilizzazione contro i diversi tipi di violenza, mettendo i giovani nella condizione di riconoscere gli abusi e riconoscersi oggetto di tali soprusi e maltrattamenti. Un caso esemplare dell’importanza di coinvolgere le scuole e i suoi attori arriva dall’Uganda, dove è stato implementato il Good School Toolkit, un programma che lavora con insegnanti, personale e studenti per promuovere una disciplina positiva e l’empatia. «Dopo 18 mesi di attuazione il numero di insegnanti che hanno riferito di aver usato violenza fisica contro gli studenti è diminuito della metà» - RIcorda l’economista presso la Banca Mondiale.
Infine - conclude Rakotomalala - non vanno dimenticati i genitori e le altre persone di riferimento. Alle neo-mamme e ai neo-papà, ad esempio, andrebbe da subito “insegnata”, tramite corsi specifici, l’importanza di instaurare un rapporto basato sull’affetto, la fiducia, il rispetto e l’affidabilità con il minore, ma andrebbe anche ribadito quanto sia nocivo e controproducente ricorrere a punizioni corporali.
Per chi desiderasse approfondire soluzioni basate sull’evidenza, per porre fine alla violenza contro i bambini e relativamente a diversi ambiti (l’attuazione e l’applicazione delle leggi; le norme e i valori; gli ambienti sicuri; il sostegno ai genitori e ai caregiver; il rafforzamento del reddito e dell’economia; i servizi di risposta e di sostegno; l’istruzione e le abilità di vita), l’OMS, l’UNICEF, la Banca Mondiale e molti altri partner hanno sviluppato INSPIRE: SEVEN STRATEGIES FOR ENDING VIOLENCE AGAINST CHILDREN. Il pacchetto di misure è scaricabile in 14 lingue qui.