Lugano Happiness Forum, quando
un video vale più delle parole

Invece dei classici "atti" (cartacei) del convegno sulla felicità, organizzato al LAC, la IBSA Foundation ha deciso di realizzare un documentario, con un’attenta selezione degli interventi dei relatoridi Simone Pengue
La scienza è per tutti. In teoria. In pratica, portare le ultime scoperte al pubblico è spesso tutt’altro che semplice. Sempre meno persone dedicano tempo a leggere un buon articolo e sempre di più fruiscono di video. Allora, se non puoi batterli, unisciti a loro: invece di affidarsi alla tradizionale forma scritta, la IBSA Foundation per la ricerca scientifica, nata con l’obiettivo di diffondere una cultura scientifica accessibile a tutti, ha scelto di pubblicare in un video di 25 minuti gli atti del suo convegno Lugano Happiness Forum, organizzato insieme alla Divisione cultura della Città di Lugano e al Lee Kum Sheung Center for Health and Happiness dell’Università di Harvard.
Il cortometraggio è stato appena pubblicato su YouTube e si propone di raggiungere sia gli esperti di settore, che il grande pubblico, con un distillato dell’incontro del 17 e 18 giugno 2024 al LAC di Lugano. «IBSA Foundation - spiega la direttrice Silvia Misiti - persegue una maggiore diffusione di informazioni scientifiche rigorose e corrette che vengano direttamente da esperti e scienziati. Sicuramente l’utilizzo dei video potrebbe essere uno strumento molto interessante per ampliare il lavoro della comunità scientifica».
I video, lunghi o corti che siano, hanno un grande successo tra le persone di ogni età. La loro fruizione a mezzo social, servizio di streaming o televisione raccoglie porzioni di pubblico ormai incomparabili a quelle dei testi. «Il mezzo cinematografico è molto più immersivo, perché oltre al testo (che in un film può essere, ad esempio, un’intervista, una persona che parla o la voce di un narratore) hai molti livelli sovrapposti di linguaggi e mezzi espressivi diversi - dice Katharina Weikl, capogruppo dell’unità Art x Science dell’Università di Zurigo. - Naturalmente, i filmati devono essere eseguiti con maestria e competenza (IBSA Foundation si è affidata alla Pluma Pictures del giornalista RSI Damiano Realini, per il documentario sul Lugano Happiness Forum, ndr)».
Il termine inglese per il tema della conferenza, “happiness”, non deve però trarre in inganno: non si è parlato, come la traduzione più diretta potrebbe suggerire, del concetto astratto di felicità, né di allegria o risate. «Si tratta di benessere psicofisico o psicosociale - chiarisce Silvia Misiti. - Una vita piena di relazioni sociali appaganti ti porta a essere una persona più soddisfatta e quindi a stare meglio anche fisicamente», come hanno spiegato al convegno, in particolare, i relatori provenienti dall’Università di Harvard.
In un mondo sommerso da rapidi filmati con ogni genere di spiegazione scientifica, la sfida è mantenere la ricchezza delle informazioni di prima mano. «È importante partire sempre dalla voce di coloro che la ricerca la fanno veramente»- conferma Silvia Misiti.
Il comitato scientifico del Lugano Happiness Forum ha quindi condotto un’accurata selezione dei momenti da inserire nel video, in modo da offrire agli spettatori una serie di messaggi chiari e completi provenienti direttamente dai relatori, ma attraverso l’importante mediazione di operatori, montatori e registi. «Ci sono molti scienziati che provano a fare dei video, ma spesso manca loro il metodo giusto per realizzarli bene - riflette Jeanine Reutemann, a capo del Media & Methods Lab del Politecnico Federale di Zurigo. - Poi ci sono i filmmaker, quelli professionisti, che hanno una propria idea di estetica, ma che a volte non si sposa bene con la scienza. Per me la domanda è sempre se possiamo trovare un punto d’incontro tra questi due mondi e farli dialogare davvero».
Negli ultimi anni, le istituzioni svizzere hanno ben compreso l’importanza dei video nella comunicazione all’interno della comunità accademica, o come mezzo di divulgazione. Sono nate così realtà come l’Art x Science di Katharina Weikl e i Media & Methods Lab di Jeanine Reutemann, che con metodi e approcci innovativi cercano di accostare la scienza a mezzi espressivi diversi dal canonico articolo scritto, o il Global Science Film Festival promosso dall’Università di Zurigo, che tutti gli anni raccoglie i migliori film a carattere scientifico e li presenta in varie città del mondo, Lugano compresa. «C’è una spinta sempre maggiore, anche da parte del Fondo Nazionale Svizzero e di altri enti finanziatori, affinché i ricercatori riflettano sul pubblico generale e su come i loro risultati non vengano diffusi solo all’interno della comunità scientifica, ma anche al di fuori di essa» - commenta Katharina Weikl.
I video portano con sé una carica emotiva che si fatica a trovare nelle pubblicazioni scientifiche o negli interventi alle conferenze, anche perché il rigore delle ricerche e il tenore delle loro esposizioni possono trarre in inganno soprattutto i non addetti ai lavori: «La scienza cerca sempre di essere razionale, certo - dice Jeanine Reutemann - ma chi ha lavorato nel campo scientifico lo sa bene: ci sono situazioni in cui non è sempre così». Il coinvolgimento della popolazione non può trascurare le sensazioni di gioia, rabbia, tristezza, speranza o paura che le persone provano di fronte a una notizia scientifica, come spiega Katharina Weikl: «La ricerca è estremamente rilevante per la nostra società, e proprio per questo è anche qualcosa di emotivo. Perché quando qualcosa è davvero importante, le persone inevitabilmente provano delle emozioni a riguardo».
La scienza viene portata avanti nella società, è dibattuta nelle comunità accademiche e diffusa tra tutta la popolazione. Il suo carattere sociale è innegabile e, scandisce Katharina Weikl, il formato del video lo rispecchia a pieno: «Possiamo guardare un film insieme, mentre un articolo dobbiamo leggerlo da soli. E credo che condividere un’esperienza sia qualcosa di meraviglioso».