materiali e tecnologie

Insetti per riciclare i rifiuti:
progetto in crescita, e ora
si pensa a una vera “industria”

Giovedì 6 gennaio 2022 circa 6 minuti di lettura In deutscher Sprache

Intervista a Elisa Filippi, fondatrice di Ticinsect, azienda sostenuta da diversi finanziatori pubblici e privati. Le larve di "mosca soldato" si nutrono di residui alimentari e diventano poi farine proteiche
di Elisa Buson

Siete abituati ad apostrofare chi vi dà noia dicendo “sei fastidioso come una mosca”? Niente di più sbagliato. È molto meglio dire “sei utile come una mosca”. Anzi, una larva di mosca. Come quelle allevate da Ticinsect, la startup luganese che sfrutta questi piccoli insetti per trasformare gli scarti organici in proteine pregiate destinate all’alimentazione animale, olio per fini energetici e concime biologico per i terreni, in un’ottica di economia sempre più circolare e green. Attualmente incubata presso lo Startup Centre dell’Università della Svizzera Italiana (USI) e supportata dall’Istituto Federale Svizzero di Scienza e Tecnologia dell’Acqua (EAWAG), Ticinsect è nata dell’intuito di una donna che molti anni fa (ben prima di Greta Thunberg e dei Friday’s for Future) ha cominciato a inseguire un sogno: produrre cibo senza distruggere il Pianeta.

Ingrandisci la foto Ingrandisci la foto Foto di Loreta Daulte Ingrandisci la foto

«Quando frequentavo la facoltà di veterinaria all’Università Statale di Milano c’era già la consapevolezza che presto non avremmo avuto cibo a sufficienza per tutti e che gli insetti avrebbero potuto essere una valida soluzione al problema», racconta Elisa Filippi, fondatrice e CEO di Ticinsect. Forte della sua preparazione tecnico-scientifica e di un Executive Master of Business Administration conseguito al MIP del Politecnico di Milano, Elisa ha coltivato giorno dopo giorno la sua idea, immaginando un’ "alleanza" tra umani e insetti per rendere sempre più sostenibili gli allevamenti animali. «La svolta è arrivata nel 2017, quando l’Unione europea ha autorizzato la vendita dei primi prodotti alimentari a base di insetti, aprendo le porte a un gigantesco mercato che era in fervente attesa - ricorda Filippi. - Mi ero da poco trasferita in Ticino e qui ho iniziato uno studio di fattibilità: ho così scoperto che, sebbene la normativa esistesse già, nessuno allevava insetti per la produzione di mangimi». Al tempo c’era solo l’EAWAG che conduceva ricerche sull’argomento e per questo è subito diventato partner di Ticinsect. È anche grazie al suo contributo scientifico che la startup, fondata nel 2018, ha iniziato ad allevare le larve della mosca soldato (Hermetia illucens), «un fantastico “motore” di bioconversione in grado di trasformare gli scarti in prodotti di valore», osserva Filippi. 

Tra tanti insetti, la mosca soldato è stata scelta per due caratteristiche cruciali: il metabolismo molto veloce e la durata di vita molto breve. L’uovo, una volta deposto, impiega 5 giorni per schiudersi: la larva vive all’incirca due settimane e per tutto questo periodo non fa altro che mangiare e crescere. Quando raggiunge i 2 centimetri di lunghezza, prima del passaggio allo stadio di mosca adulta e dunque prima che si sviluppi completamente il sistema nervoso, viene trasformata in farina proteica per i mangimi animali. «L’idea che gli insetti finiscano nella catena alimentare può fare impressione, ma da un punto di vista biologico mangiare una coscia di maiale o una larva di insetto non è poi così diverso - spiega Filippi. - Non ci sono rischi per la salute e si pongono meno problemi etici rispetto allo sconsiderato sfruttamento delle risorse naturali che viene attualmente perpetuato per l’alimentazione animale e umana».

Il grande vantaggio della mosca soldato è che può essere allevata in maniera intensiva senza danneggiare l’ambiente. «Nell’impianto pilota di Ticinsect a Tesserete - spiega la CEO - abbiamo un allevamento verticalizzato, con diversi milioni di larve: vivono in casse ad alta densità che contano 20-40mila esemplari ciascuna». Soddisfare la loro voracità è fin troppo facile, considerato che in natura le larve mangiano praticamente qualsiasi prodotto biologico anche putrescente: per motivi igienico-sanitari, però, la legge impone un “menù” controllato, fatto solo di prodotti alimentari di scarto che non sono passati per il piatto del consumatore, come bucce di patate, fondi di caffè, biscotti fallati o pane ammuffito.

«Da 10 tonnellate di scarti organici riusciamo a ottenere una tonnellata di larve pulite, che potrebbero essere date in pasto agli animali così come sono (attualmente però la legge svizzera non lo permette) oppure possono essere trasformate in 300 chili di farina secca che va a comporre i mangimi destinati non solo a bovini, suini, avicoli, ma anche a cani, gatti, pesci ornamentali e animali di laboratorio», precisa Filippi. L’intero processo produttivo comporta consumi minimi di acqua e suolo, e in più non produce né rifiuti né emissioni di CO2: per questo Ticinsect ha ricevuto nel 2021 il riconoscimento Fossil-Free da parte di WWF Svizzera Italiana insieme a Fossil-Free Svizzera, ed entro il 2023 punta a conquistare la certificazione per le emissioni negative di CO2. Traguardi molto importanti per una start-up così giovane. 

«Fin dall’inizio abbiamo difeso il nostro progetto con le unghie e con i denti, contando solo sulle nostre risorse economiche e scientifiche - rivendica orgogliosamente Filippi. - Io e la mia socia co-fondatrice, Elena Bittante, ci abbiamo creduto quando l’idea di sfruttare gli insetti non interessava ancora a nessuno. Nel 2018 abbiamo partecipato al concorso Boldbrain Startup Challenge, ottenendo il terzo posto, e siamo così entrate nell’USI Startup Centre: un’occasione preziosa che ci ha permesso di avere uno spazio di lavoro condiviso dove crescere, seguite da mentor e coach. Poi, attraverso il crowdfunding, abbiamo acceso il dibattito sugli insetti nell’opinione pubblica ticinese, ricevendo il sostegno di moltissime persone che ci hanno dato fiducia». Pian piano sono arrivati anche i finanziatori pubblici e privati, come Aiuto Svizzero alla Montagna, Fondazione Agire e l’Ente Regionale per lo Sviluppo del Luganese (ERSL). Nell’ultimo anno, poi, si è registrata una vera e propria esplosione d’interesse, probabilmente sull’onda delle manifestazioni ambientaliste e della Cop26, che ha rimesso il cambiamento climatico tra le priorità dell’agenda politica mondiale.

«Il nostro resta un settore complicato, ma adesso si respira un’atmosfera ultra frizzante, molto positiva e incoraggiante - ammette Filippi. - Al momento il nostro impianto pilota di Tesserete produce poche centinaia di chili di farina a uso sperimentale, ma l’obiettivo per il 2022 è quello di crescere ancora: stiamo progettando il nostro primo sito industriale, che ci permetterà di produrre 40-50 tonnellate di farina già il primo anno, per poi salire a 500-700 tonnellate a regime. Un passo decisivo per diventare protagonisti del mercato».