EOC, due giorni di Oncoforum
per raccontare le nuove terapie
e (soprattutto) il lavoro di équipe
Nell’Aula Polivalente del Campus est USI-SUPSI la rassegna - il 12 e 13 maggio - dell’intensa attività messa in campo dall’Ente per combattere le malattie tumorali. Presentati i cinque Centri specialistici oncologicidi Paolo Rossi Castelli
Due giorni per raccontare, nell’Aula Polivalente del Campus est USI-SUPSI di Viganello, che cosa fa l’Ente Ospedaliero Cantonale nell’ambito della cura dei tumori. Il programma del convegno, intitolato Oncoforum Ticino, è ricchissimo di relazioni e interventi: parleranno - il 12 e 13 maggio - i medici del cinque Centri Oncologici Specialistici (COS) dell’Ente, e molte altre persone coinvolte in quel complesso “sistema” (ormai non basta più un solo esperto) che è necessario per affrontare al meglio una patologia complessa come il tumore. Per informazioni su come partecipare all’Oncoforum, si può telefonare al numero 091 8115123, oppure scrivere all’indirizzo mail shpresa.aliu@eoc.ch.
In realtà la parola tumore è molto riduttiva: con questo termine si intendono, infatti, decine e decine di malattie anche molto diverse fra loro, che hanno come caratteristica comune una proliferazione incontrollata delle cellule (diventate incapaci di rispondere alle regole di “buon vicinato” con i tessuti sani), ma che presentano particolarità e prospettive di guarigione anche lontanissime fra loro. Dunque, occorre un comprehensive cancer center, come dicono gli anglosassoni (un centro oncologico globale), per arginare in modo efficace queste differenti malattie, spesso diverse anche da un paziente all’altro. Un centro oncologico che disponga delle numerose competenze e attrezzature necessarie per elaborare una strategia vincente contro i tumori: medici esperti sulle diverse forme di cancro, chirurghi, radiologi, radioterapisti, immunologi, specialisti di medicina nucleare, studiosi di intelligenza artificiale, genetisti, infermieri con una preparazione specifica e altre figure professionali ancora, per eseguire al meglio la diagnosi e la “tipizzazione” del tumore, e decidere poi la terapia più efficace, fra le numerose opzioni disponibili. L’Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI) si avvicina molto a questo modello. E racchiude al suo interno alcune punte di eccellenza.
«Fino ad alcuni anni fa - dice Silke Gillessen Sommer, direttore medico e scientifico dello IOSI - le opzioni terapeutiche erano, classicamente, la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia e l’ormonoterapia (in certi casi). Adesso possiamo disporre anche dell’immunoterapia, in varie forme, che ha rivoluzionato il trattamento di alcuni tipi di tumore, a cominciare dal melanoma metastatico. Ma non basta: è migliorata moltissimo anche la capacità di individuare le mutazioni genetiche che portano alla trasformazione tumorale delle cellule, e questo permette di mirare con maggiore precisione le cure, personalizzandole sui singoli pazienti. Allo IOSI tutto l’”armamentario” terapeutico (come si dice in termine tecnico) approvato dalle autorità sanitarie è disponibile. In altre parole, anche in Ticino disponiamo dei farmaci e delle terapie che si trovano nei più avanzati centri a livello internazionale».
Sul valore della medicina personalizzata insiste anche Stefano Cafarotti, responsabile dei Centri Oncologici Specialistici dell’EOC. «Oltre all’immunoterapia oncologica - spiega - un contributo importante è arrivato dalle terapie biologiche, o a bersaglio molecolare (target therapies in inglese): farmaci che agiscono, cioè, contro un bersaglio specifico da cui dipende la crescita tumorale (ad esempio, una mutazione presente solo sulle cellule di un particolare tipo di cancro), portando a un blocco della massa neoplastica, senza danneggiare le cellule sane. Grazie alle terapie biologiche, e all’analisi genetica del tumore, è anche possibile migliorare, in certi casi, l’effetto della chemioterapia. L’immunoterapia, invece, interviene per stimolare il sistema immunitario a funzionare in modo più efficace contro le cellule cancerose (che spesso riescono a frenarlo, con vari “stratagemmi”)».
Quali sono le terapie biologiche? Ce ne sono ormai molte. Una, ad esempio, è quella che permette di inibire una mutazione del gene EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor) delle cellule del tumore del polmone non a piccole cellule, oppure gli inibitori del gene ALK.
Allo IOSI è stato aperto anche un ambulatorio di oncogenetica per individuare molto precocemente le mutazioni che potrebbero favorire l’insorgenza di un tumore, in persone predisposte, o con una familiarità per certe forme di cancro. «Alcune di queste mutazioni, come quelle del gene BRCA1 e BRCA2, sono più note delle altre - dice Silke Gillessen Sommer - perché hanno coinvolto persone molto conosciute, come l’attrice Angiolina Jolie. Ma ne sono state identificate anche molte altre, che non riguardano solo il tumore al seno e all’ovaio, e anche alla prostata e al pancreas, come quelle dei geni BRCA. Negli ultimi due o tre anni abbiamo imparato molto su queste mutazioni e, vista la loro importanza, abbiamo deciso di aprire l’ambulatorio (uno dei pochi a tutto campo presenti in Svizzera: in genere queste strutture sono mirate, invece, su particolari forme di cancro, ndr). Certo - aggiunge Gillessen - bisogna selezionare bene le persone sulle quali è opportuno eseguire queste analisi preventive (un uso eccessivo, senza reali motivazioni, provocherebbe solo inutili ansie). Un’apposita commissione decide, caso per caso».
I Centri oncologici specialistici dello IOSI sono cinque: prostata, seno, polmone, colon-retto, neuro-oncologia (tumori del cervello). «Sono i tumori che appaiono in aumento - spiega Cafarotti - anche se la mortalità, per fortuna, è mediamente in calo. Il numero dei pazienti però, come dicevo, è in crescita e richiede un importante sforzo organizzativo per garantire la migliore assistenza a tutti. La “filosofia” dei COS è la multidisciplinarietà: ogni paziente oncologico viene seguito dal cosiddetto tumor board, cioè da un’équipe composta da tutti i diversi specialisti che si occupano, a vario titolo, di tumori e che si riuniscono a intervalli regolari. Le terapie vengono sempre discusse e decise collegialmente, con il contributo di tutti». Solo per forme particolarmente rare di cancro, i pazienti vengono indirizzati verso altri ospedali (per esempio, il mesotelioma - il tumore collegato all’amianto - viene curato in Svizzera solo a Zurigo).
L’attività clinica, a contatto con i pazienti, è molto legata anche alla Ricerca, compresa quella di base, che viene svolta in due importanti istituti di Bellinzona, affiliati all’Università della Svizzera italiana: lo IOR (Istituto oncologico di ricerca) e l’IRB (Istituto di ricerca in biomedicina). Da quando Silke Gillessen Sommer - che è considerata una delle key opinion leader nella cura del carcinoma prostatico (un’esperta di riferimento a livello internazionale) - è alla guida dello IOSI (tre anni), la collaborazione con i ricercatori di IOR e IRB si è intensificata ed è diventata più “organica”, su tutti i diversi tipi di tumore. «È importantissimo - spiega - parlarsi, fare brain storming, trovare insieme soluzioni». Perché, come diceva l’oncologo Umberto Veronesi, si cura meglio dove si fa ricerca.
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Nella foto in alto, l’ingresso del reparto di ematologia all’ospedale San Giovanni di Bellinzona (©Ti-Press/Carlo Reguzzi)