Così la fotografia aiuta
a svelare i misteri
(e le persone) della scienza
Nell’Auditorium dell’USI la premiazione nazionale del concorso fotografico Wiki Science Competition. Una delle categorie è stata vinta da un reportage di Marian Duven sull’IDSIA, pubblicato da Ticino Scienza di Paolo Rossi Castelli
Fotografare la scienza? Operazione non facile, che per decenni è stata riservata quasi soltanto alle pubblicazioni specializzate. Adesso, però, l’interesse per questo genere di immagini (e per questo tipo di notizie) è molto più alto e diffuso, e sono numerosi i fotografi, professionisti e non, che cercano di raccontare un mondo - quello dei laboratori, delle “macchine”, dell’infinitamente piccolo, delle stelle - complicato da catturare con un obiettivo, ma quantomai attraente. Lo dimostra il successo della “Wiki Science Competition”, uno dei più importanti concorsi internazionali dedicati alle immagini scientifiche, che nonostante il rallentamento delle attività lavorative e sociali per l’effetto Covid, ha registrato nell’edizione 2021 un numero molto alto di foto inviate: 4.500. Qualche settimana fa sono stati selezionati i vincitori nazionali (in 13 Paesi diversi), che entro dicembre 2022 gareggeranno poi per la “finale”, a livello internazionale. Il concorso, come suggerisce il nome, è organizzato da Wikimedia, la fondazione che gestisce Wikipedia e altri importanti progetti.
La premiazione della “sezione” svizzera della Wiki Science Competition è avvenuta mercoledì 18 maggio a Lugano, durante una cerimonia pubblica nell’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana (per la prima volta questo evento si è svolto a sud delle Alpi). E il Ticino è comparso anche nell’elenco dei vincitori, perché una delle categorie (Image sets) del concorso è stata vinta dalla fotografa Marian Duven, per un reportage sull’IDSIA USI-SUPSI (Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale) di Lugano, pubblicato nel novembre scorso dal nostro portale, Ticino Scienza.
Gli altri premi sono stati assegnati a Anna Sophia Kamenik Albertini, chimica computazionale al Politecnico federale di Zurigo (categoria "Non-photographic media"); Didier Roguet, curatore del Giardino botanico di Ginevra (categoria "General"); Charlotte E. T. Huyghe, dottoranda al Salzburger Lab dell’Università di Basilea (categoria "Image sets"); Luis Scarabino, impiegato nel reparto vendite di un’industria farmaceutica e fotografo per passione (categoria "Wildlife and Nature"); Samuel Tobler, dottorando in Learning Sciences al Politecnico di Zurigo (categoria "Wildlife and Nature"). Infine un premio è stato attribuito all’ETH Library, per “l’impatto sul grande pubblico, la descrizione accurata, l’importanza per l’insegnamento”.
Dunque i vincitori della Wiki Science Competition svizzera arrivano in parte da istituzioni di forte prestigio, ma in parte sono anche semplici appassionati. «Questa è una delle caratteristiche peculiari del nostro concorso – spiega Ilario Valdelli, program manager per l’innovazione di Wikimedia CH. – Nelle passate edizioni sono emerse personalità prima sconosciute, che poi si sono affermate, anche grazie alla Competition».
Il concorso, organizzato la prima volta nel 2007 dalla sezione estone di Wikimedia, vuole dare spazio ai talenti ma vuole anche, dichiaratamente, ampliare gli archivi di immagini che Wikimedia mette a disposizione di tutti, gratuitamente. Così le immagini del concorso sono state inserite nella Piattaforma Wikimedia Commons e potranno essere utilizzate liberamente, purché venga citata la fonte, secondo la licenza CC BY-SA. «Questo è un tema importantissimo per noi - ha detto durante la cerimonia Jenny Ebermann, direttrice esecutiva di Wikimedia CH. - Possiamo sintetizzarlo con “Knowledge as a service”, cioè porre la conoscenza al servizio di tutti. È per questo che siamo venuti qui: per portare questo patrimonio di immagini anche a coloro che, ad esempio, non hanno nulla a che fare con la scienza… La conoscenza non deve appartenere solo a un’élite, quella più istruita. Vogliamo aprire un accesso a tutte le persone del pianeta, soprattutto a quelle che non hanno alcuna idea di quello che succede nel resto del mondo».
Questa era l’idea centrale che aveva condotto Jimmy Wales e Larry Sanger, fondatori di Wikipedia, ad avviare il progetto nel 2001. «E proprio a Wales - ha ricordato Luca Gambardella, prorettore all’innovazione e alle relazioni aziendali dell’USI - la nostra università aveva deciso di conferire nel 2014 un dottorato honoris causa in scienza della comunicazione, con questa motivazione: “per il suo contributo nel promuovere la condivisione online della conoscenza e nell’offrire una piattaforma enciclopedica collaborativa aperta a diverse lingue e diverse culture”. Ebbene, l’idea della multiculturalità e del multilinguismo è parte anche del DNA della nostra università».
Ma torniamo alle fotografie. «Avevamo deciso di creare un concorso - ha spiegato Ivo Kruusamägi, direttore esecutivo di Wikimedia Estonia - per raccogliere materiali che altrimenti sarebbero andati persi, dimenticati. Poi tutto è cresciuto moltissimo, e siamo arrivati alla Wiki Science Competition che conosciamo adesso. Stiamo ricevendo foto sempre più belle, e abbiamo anche notato che gli scienziati sono molto più attenti e critici, rispetto al loro stesso lavoro. La fotografia, in ogni caso, non deve per forza essere una copia della realtà. Può anche catturare un aspetto che altrimenti non si noterebbe, può dare valore al soggetto fotografato… Siamo solo all’inizio di un lungo viaggio e vogliamo andare avanti con l’innovazione e con la condivisione della conoscenza».
Raccontare anche gli uomini che “fanno” la scienza, e non solo la parte più tecnica dei loro studi, è effettivamente importante, a maggior ragione in un periodo come il nostro, dove ai ricercatori è stato chiesto di scoprire rapidamente un rimedio per bloccare la pandemia di coronavirus, senza però sapere, quasi mai, com’è l’ambiente di lavoro in cui si muovono, e quali sono i volti di queste persone, le aspirazioni, i problemi. Il reportage di Marian Duven sull’IDSIA USI-SUPSI è partito proprio da questo presupposto, e ha puntato sull’animo umano. «È un modo interessante di narrare la scienza - commenta Andrea Rizzoli, direttore dell’Istituto - che noi apprezziamo e vogliamo incoraggiare. L’intelligenza artificiale può essere illustrata mostrando computer e robot, ma anche, moltissimo, parlando degli esseri umani che la progettano».
Questo modo di porsi, e il valore delle immagini, assumono un significato particolare in Ticino, dove è presente un’intensissima attività scientifica, ma ancora poco conosciuta. «Ben poche persone dentro e fuori il cantone sanno che questa regione è un polo rilevante della ricerca, in vari ambiti: biomedicina, intelligenza artificiale, ricerche solari, e altro ancora - dice Silvia Misiti, direttrice della IBSA Foundation for scientific research di Lugano, che pubblica il portale Ticino Scienza. - E ben poche persone sanno “come sono fatti” (che aspetto hanno) gli studiosi che lavorano nel nostro cantone, visto che i media tradizionali “coprono” molto poco questo settore, nonostante sia così importante. Dunque, era d’obbligo, mi verrebbe da dire, mandare i nostri fotografi dentro i laboratori».
Ma com’è, visto con l’occhio del fotografo, l’approccio con gli scienziati, spesso accusati di essere troppo rigidi e distanti, incapaci di trasferire il loro sapere ai non specialisti? «Quando sono entrata, le prime volte, nei luoghi della scienza - racconta Marian Duven - ero spaventata, e mi ripetevo: sono così piccola, rispetto a tutte queste grandi persone! Poi mi sono detta che tutti hanno un cuore, tutti amano, ridono, odiano, piangono… E a quel punto non ho più avuto alcuna paura: io sono grande tanto quanto queste persone!».
Marian Duven è nata in Venezuela ed è vissuta a lungo negli Stati Uniti, con un “passaggio” anche in Canada. Poi si è trasferita in Svizzera, ma ha continuato a viaggiare molto per lavoro, e queste sue esperienze, unite al mix culturale che lei porta con sé, hanno accentuato la qualità e l’originalità del suo lavoro. Marian unisce una grande capacità tecnica a un notevolissimo spirito creativo, artistico. E questo rende più bello il mondo, fotografato da lei, anche quello a volte “freddo” della scienza. Lo riempie di fascino.
--------------
(Ha collaborato Sara Comodo. Nella foto in alto, una delle immagini di Marian Duven premiate alla Wiki Science Competition)