TECNICHE AVANZATE

Così è possibile estrarre
la musica "nascosta"
nei dischi andati a pezzi

Sabato 12 febbraio 2022 circa 6 minuti di lettura In deutscher Sprache

"Visual Audio", il sistema all’avanguardia ideato dalla Fonoteca nazionale svizzera di Lugano, viene continuamente perfezionato. Uno scanner ottico riesce a leggere la larghezza e la profondità dei solchi
di Paola Scaccabarozzi

Recuperare la musica contenuta nei vecchi, o vecchissimi dischi rotti (frantumati in vari pezzi, o addirittura privi di qualche pezzo): sembra impossibile, eppure un sistema tecnologicamente molto evoluto, messo a punto dalla Fonoteca nazionale svizzera di Lugano, permette di farlo. Questo sistema si chiama Visual Audio e ha un solo, vero “concorrente” nel mondo (negli Stati Uniti, per la precisione), che utilizza però procedure diverse. Senza Visual Audio (o senza l’attrezzatura americana) è impossibile ricostruire i suoni racchiusi nei supporti di acetato, o di vinile, danneggiati gravemente: non solo musica, in verità, ma anche registrazioni di discorsi politici, per esempio.

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Visual Audio è stato ideato in Ticino da Stefano Cavaglieri attuale vice-caposezione della Fonoteca nazionale, e sviluppato con l’aiuto della  Scuola d’ingegneria e d’architettura di Friborgo. Nel tempo la tecnica si è via via perfezionata, e adesso i risultati sono di alta qualità e, per certi aspetti, strabilianti. Ma come è possibile “estrarre” i suoni da  un disco spezzato in quatto o cinque frammenti, o anche di più, che ovviamente non possono essere letti da una normale puntina? I tecnici ticinesi hanno escogitato un sistema che prevede di fotografare con un’apparecchiatura ad altissima risoluzione, su una pellicola “analogica” (quindi non digitale), il disco ricomposto. Un super-scanner (viene da definirlo così...) legge poi le singole porzioni di questa foto e un apposito software mette insieme le varie letture, ricostruendo anche, nei limiti del possibile, i frammenti mancanti. In particolare lo scanner misura la larghezza e la profondità del solco: proprio i parametri, cioè, che in un giradischi normale forniscono accelerazioni diverse alla puntina; sono poi queste diverse accelerazioni a venire trasformate in segnali elettromagnetici e a diventare musica. Il super-scanner legge quelle informazioni (larghezza e profondità del solco, come dicevamo) e, per certi aspetti, si sostituisce alla puntina.
Il sistema, naturalmente, viene utilizzato per leggere solo i dischi “unici” (quelli presenti in un’unica copia superstite).

UN CAMMINO DI 35 ANNI - Nata nel 1987, la Fonoteca nazionale svizzera è un’istituzione relativamente giovane. «Della sua realizzazione, in realtà, si parlava a livello nazionale già da parecchi anni prima - spiega il direttore, Günther Giovannoni - e la scelta di istituirla nel Canton Ticino deriva, invece, sia dalla decisione di suddividere sul territorio svizzero la presenza delle più importanti istituzioni culturali (la Biblioteca Nazionale ha sede a Berna), sia dalla disponibilità logistica e dal grande sostegno ricevuti a Lugano».
Il mandato della Fonoteca è quello di raccogliere e conservare, documentare e valorizzare il patrimonio sonoro svizzero. «Si tratta - prosegue Giovannoni - di una collezione che raccoglie moltissime opere di carattere musicale e di rilevanza storica di varia entità. Meno significativa è invece, purtroppo, la parte delle registrazioni sonore di carattere scientifico, perché non c’è stata nel corso del tempo un’adeguata attenzione alla salvaguardia di un patrimonio che sarebbe stato molto importante conservare. Alcune eccezioni in effetti ci sono, in ambito linguistico ed etnomusicologico».  

La salvaguardia costituisce comunque l’obiettivo primario di questa istituzione proprio perché i materiali di supporto sonoro sono estremamente fragili e richiedono precise tecniche di conservazione e trattamento. «Basti pensare - spiega il direttore della Fonoteca - che un CD casalingo, non commerciale, è destinato a durare mediamente cinque anni. Per non parlare poi di alcuni supporti più vecchi, come i dischi in acetato, estremamente deperibili».  

Nella collezione della Fonoteca esistono ad esempio supporti molto vecchi, come i cilindri di cera che risalgono ai primi anni del Novecento e contengono pezzi di opere e brevi brani musicali. Ci sono poi dischi in vinile, in gommalacca, cassette e nastri di formati diversi, dischi in acetato o fili magnetici: nel complesso, circa mezzo milione di supporti sonori per sei milioni di titoli. 

Esistono all’interno della Fonoteca anche registrazioni di discorsi, interviste, audiolibri, piece teatrali e brani di musica popolare. E anche tutte le macchine, alcune molto vecchie, in grado di leggere e ascoltare ciò che è registrato su questi diversi sopporti sonori. 

COMPLICATO CONSERVARE I “LETTORI” - «La manutenzione di queste attrezzature - spiega Giovannoni - costituisce un altro tassello importante per poter ancor oggi usufruire dei contenuti di questi oggetti che risalgono, soprattutto in alcuni casi, a tempi ormai lontani. Esiste, a questo proposito, un laboratorio di manutenzione all’interno della Fonoteca il cui scopo è proprio quello di garantire il funzionamento di questi lettori. Esistono anche macchinari per pulire i vinili e fondamentale è pure l’ambiente di conservazione dei supporti sonori stessi. Si tratta di un deposito climatizzato che deve garantire il controllo del ricircolo d’aria, della temperatura e un tasso di umidità costante». 

Un altro aspetto fondamentale e ruolo cardine della Fonoteca è quello legato alla digitalizzazione. «La presenza di un archivio digitale - spiega il direttore - permette infatti la conservazione di tutte le opere presenti nella Fonoteca, tramite due backup, più un server a nastro. Si creano così per ogni documento due versioni: una ad alta risoluzione, e una compressa MP3. Tutto il materiale è accessibile attraverso una cinquantina di postazioni d’ascolto distribuite su tutto il territorio svizzero, all’interno di biblioteche, istituti universitari o conservatori. Il materiale digitalizzato può essere dunque ascoltato, ma non copiato o registrato perché protetto dal diritto d’autore. 

GRANDE SPAZIO ALLA RICERCA - Molto interessante è anche il settore della ricerca e sviluppo. La Fonoteca ha sviluppato, come dicevamo, Visual Audio, ma il lavoro di ricerca non si ferma qua. Una nuova prospettiva riguarda, infatti, anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per l’indicizzazione del materiale parlato al fine di rendere più facile e immediata l’individuazione dei brani, a scopo ludico e di studio.
«Con la vicina SUPSI, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, stiamo inoltre sviluppando - prosegue Giovannoni - una sedia sdraio che traduce il sonoro in vibrazioni, percepibili anche da coloro che hanno gravi deficit uditivi o sono totalmente sordi. Un altro ambito su cui lavoriamo costantemente è il catalogo multilingue: tutte le informazioni relative al nostro patrimonio sono fornite in cinque lingue. L’educazione all’ascolto resta poi una delle nostre missioni. La vicinanza fisica al Conservatorio della Svizzera italiana, con cui siamo in ottimi rapporti, sarà ilo stimolo per ulteriori collaborazioni e importanti sinergie, soprattutto in un futuro prossimo, nella nuova Casa della Musica, prevista a Lugano nell’edificio che ospita attualmente gli studi radiofonici della RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana)».