Pediatria EOC

Un’"astronave" per aiutare
i bambini a superare la paura
della risonanza magnetica

Venerdì 15 dicembre 2023 circa 5 minuti di lettura
Il simulatore dell’attrezzatura per la risonanza magnetica ha la forma di una piccola astronave colorata (foto di Simone Galati / IIMSI)
Il simulatore dell’attrezzatura per la risonanza magnetica ha la forma di una piccola astronave colorata (foto di Simone Galati / IIMSI)

Sperimentata in Francia, la simulazione dell’attrezzatura per la risonanza si è diffusa finora in una trentina di ospedali, compreso quello di Bellinzona. Vantaggi per i piccoli pazienti e per la spesa sanitaria
di Elisa Buson

Provate a convincere un bambino di cinque anni a stare fermo immobile per mezz’ora. Impossibile, direte voi, ma questa è la sfida che viene affrontata quotidianamente nei reparti di radiologia quando ci sono dei piccoli pazienti da sottoporre a risonanza magnetica per gravi problemi di salute. Sono pochi quelli che riescono a rispettare le indicazioni di sanitari e genitori, resistendo a lungo nel freddo tubo del macchinario continuamente esposti a rumori martellanti. Spesso la sedazione rimane l’unica soluzione, ma oggi evitarla è possibile, grazie a un piccolo simulatore a forma di astronave che aiuta i bambini a volare lontano dalle loro paure, preparandoli ad affrontare serenamente l’esame. Accade all’Ospedale San Giovanni di Bellinzona, dove in poco più di un anno di attività sono già 34 i pazienti pediatrici che hanno vissuto questa esperienza.

«Abbiamo riscontrato un grande entusiasmo da parte dei bambini, che provano subito un senso di sorpresa e curiosità entrando nella saletta del simulatore», racconta Marirosa Cristallo Lacalamita, la caposervizio di radiologia diagnostica EOC che ha introdotto la novità in reparto. «In questo spazio di nove metri quadrati abbiamo allestito un ambiente ad hoc, con luci, decorazioni e colori studiati apposta per ricreare un’atmosfera serena e rilassata. Qui il piccolo paziente ha la possibilità di giocare con un modellino Lego che riproduce il macchinario della risonanza magnetica e poi di entrare nel simulatore vero e proprio, che ha la forma di una piccola astronave colorata».

Una volta che il bambino è sdraiato nel tubo, la sua attenzione viene catturata da uno schermo che mostra dei cartoni animati: nel frattempo l’operatore gli chiede di rimanere fermo per poter scattare delle foto, mentre vengono riprodotti dei rumori simili a quelli della vera risonanza in modo da abituarlo gradualmente. Al termine della simulazione, un grafico mostra se il paziente è riuscito a rimanere immobile e in caso di successo riceve un piccolo premio, un antipasto del “diploma di coraggio” che verrà poi consegnato al termine della risonanza magnetica vera e propria. «Questo metodo ci consente di migliorare la qualità delle immagini acquisite e di creare un ricordo gratificante dell’esperienza, in modo che il bambino viva in maniera positiva l’eventuale ritorno per un successivo esame di controllo», spiega la dottoressa Cristallo Lacalamita.

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In poco più di un anno, il simulatore del San Giovanni ha già dato risultati incoraggianti: dei 34 pazienti tra i tra i 5 e i 13 anni di età che lo hanno provato, ben 32 sono riusciti a fare la risonanza magnetica senza anestesia, in linea con i dati emersi in anni di sperimentazioni in tutto il mondo. «Il primo prototipo del simulatore è stato sviluppato nel 2003 in Francia, da un’idea del professor Pracos dell’Hôpital Femme Mère Enfant di Lione, ed è arrivato sul mercato nel 2012, dopo uno studio clinico di tre anni su 300 bambini che ha dimostrato una riduzione pari all’80% delle anestesie generali», ricorda Cristallo Lacalamita. Da allora il dispositivo è stato utilizzato per 18.000 pazienti in 32 ospedali di tutto il mondo.

«Io personalmente l’ho conosciuto durante la mia specializzazione in radiologia pediatrica presso l’ospedale universitario di Ginevra, prima di trasferirmi nel 2018 all’Ospedale San Giovanni», continua la dottoressa. «Quando nel 2019 è stato creato l’Istituto Imaging della Svizzera Italiana (IIMSI) ed è stato avviato un percorso di adeguamento degli spazi della radiologia per i pazienti pediatrici, ho proposto al professor Filippo Del Grande, direttore medico-scientifico dell’IIMSI, di installare il simulatore, la cui diffusione è raccomandata da tutte le principali società europee e internazionali di radiologia pediatrica». Con una spesa di 25 mila franchi, sostenuta dall’IIMSI grazie al contributo di Bracco Imaging, a fine 2021 sono partiti i lavori e nel novembre 2022 il simulatore è entrato in funzione. Un investimento che ripagherà sotto molti punti di vista.

I vantaggi infatti sono per i bambini, più sereni nell’affrontare l’esame, per i tecnici radiologi, facilitati nel loro lavoro, ma anche per la spesa sanitaria. «Sottoporre a sedazione un paziente che deve fare una risonanza significa impegnare personale per l’anestesia e comporta un ricovero per un periodo di osservazione di mezza giornata. È evidente che se col simulatore riusciamo a selezionare meglio i casi in cui l’anestesia è davvero inevitabile, possiamo ridurre i costi e liberare risorse preziose per altre necessità dell’ospedale», sottolinea la dottoressa Cristallo Lacalamita.

L’utilità di questo approccio è ancora più evidente se si considera che ogni anno all’IIMSI dell’Ente Ospedaliero Cantonale si eseguono circa mille risonanze magnetiche pediatriche (730 all’Ospedale di Bellinzona) di cui circa 180 in sedazione. Per garantire una “patient experience” positiva ai più piccoli non c’è solo il simulatore-astronave, ma anche altre tecniche e tecnologie all’avanguardia adottate per le diverse fasce di età, come la tecnica “feed and wrap”, l’ipnosi e la tecnologia “MRI in-bore experience”.

«La tecnica “feed and wrap” ci permette di immobilizzare con delicatezza i neonati che devono fare la risonanza sfruttando il loro naturale addormentamento dopo la poppata, grazie al sostegno garantito dalla fasciatura e da un sistema di contenimento “vacuum”», continua la specialista dell’EOC. «La risonanza in ipnosi è, invece, una tecnica recentemente avviata e garantita dalla dottoressa Stefania Ansaloni, anestesista pediatrica, indicata in particolare per bambini in età scolare e adolescenti claustrofobici. Per i bambini e gli adolescenti tra i 7 e i 15 anni, infine, abbiamo introdotto un anno e mezzo fa la tecnologia “MRI in-bore experience”, in grado di creare un’ambientazione immersiva, rilassante e confortevole, mediante la visualizzazione di immagini sulle pareti e all’interno del tunnel».