"Barometro" 2022 delle Accademie svizzere

Dopo la pandemia c’è ancora
fiducia nei ricercatori, ma è
calato l’interesse per la scienza

Mercoledì 30 agosto 2023 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache

di Valeria Camia

(Foto Shutterstock)
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Nel racconto La Nuova Atlantide, il filosofo Francesco Bacone descriveva una città ideale nella quale gli scienziati vivevano separati dal potere politico e dal resto dei cittadini e lavoravano in solitudine, in luoghi tranquilli dove poter sviluppare ricerche scientifiche, scegliendo se tenere nascoste le proprie scoperte oppure renderle note al resto degli abitanti o anche solo agli organi politici. Quattrocento anni dopo quello scritto, con la pandemia causata dal coronavirus, la questione così cara a Bacone - la collaborazione tra scienza, politica e società - è tornata più attuale che mai: in che modo, governi e società civile possono trarre insegnamenti dal lavoro degli scienziati? 

Nel 2021, le Accademie svizzere delle scienze avevano condotto uno studio proprio per valutare lo stato della comunicazione della scienza nel nostro Paese e formulare raccomandazioni su come migliorare il public engagement, che è l’interazione fra chi "fa" attività scientifica e i cittadini. Lo studio prendeva anche in esame la percezione della gente nei confronti della comunicazione scientifica. Si era ancora intimoriti dalla pandemia di Covid-19 e i dati presentati mostravano, ad esempio, che quasi l’80% della popolazione svizzera si aspettava una presenza degli scienziati nell’ambito della comunicazione pubblica. 

L’occasione per tornare a parlare, oggi, del binomio scienza e società è data dalla pubblicazione dei risultati del “Barometro della scienza in Svizzera 2022”, un sondaggio volto anche a mappare in che modo cittadini e cittadine nella Confederazione valutano le fonti da cui ottengono le informazioni scientifiche, siano esse giornali, riviste, radio e televisione, oppure i più nuovi vettori di informazione online 

Dal Barometro 2022 (che era stato preceduto dal Barometro 2019 e da quello 2016) arriva subito una conferma. «L’interesse di molte persone per i temi scientifici è ancora alto e constatiamo che continua la fiducia nei nostri ricercatori» - scrive Michael Schaepman, rettore dell’Università di Zurigo, nel rapporto sul sondaggio. - In Svizzera, insomma, oggi come nel 2019, il mondo scientifico si mostra capace di mantenere aperto lo scambio di informazioni con la società. 

Le similitudini tra i dati pre- e post-pandemia, però, finiscono qua. Anzitutto, notiamo che l’entusiasmo e la fiducia della popolazione svizzera nella scienza, che erano aumentati dopo l’inizio della crisi pandemica, sono tornati ai livelli di quando il mondo non conosceva ancora il Covid-19. Come conferma Mike Schäfer, professore di Scienza della comunicazione presso l’Università di Zurigo e co-curatore del Barometro 2022, «gli svizzeri e le svizzere mostrano un approccio più critico nei confronti del ruolo informativo che gli scienziati dovrebbero svolgere, ma anche un minor interesse per momenti pubblici dedicati alla scienza»

Ad esempio, i dati mostrano che i partecipanti al sondaggio del 2022 hanno partecipato ad attività culturali, mostre e visite a musei dedicate alla divulgazione scientifica meno frequentemente rispetto al 2016 e al 2019. I dati raccolti non permettono di spiegare le cause di questa tendenza, ma per Mike Schäfer ci sarebbero almeno due possibili fattori da prendere in esame. Da un lato, è possibile che sia subentrata una sorta di stanchezze ad ascoltare argomenti scientifici, dei quali si è molto parlato durante la pandemia. «Dall’altro lato - precisa il professore - nel 2022 molte persone si sono mostrate riluttanti a partecipare a eventi dal vivo sia su temi scientifici che non, preferendo altri canali (non in presenza) di comunicazione e informazione, in particolare i formati online, i servizi di streaming o i messenger». 

Dal Barometro della Scienza 2022 emerge non solo che Internet ha ormai superato nettamente la TV e la stampa per reperire informazioni scientifiche, ma anche che le fonti online più popolari sono i siti web e le app di notiziari affermati, seguiti poi da Wikipedia, siti governativi e piattaforme video come YouTube. Secondo Julia Metag, docente di comunicazione e co-curatrice del Barometro, l’ascesa della messaggistica instantanea, ad esempio quella tramite Telegram e WhatsApp, conferma un cambiamento nel modo in cui le persone utilizzano i media, un cambiamento che aveva cominciato a emergere già in sondaggi precedenti, ma che la pandemia di coronavirus ha accelerato.

L’uso intensivo e sempre più preponderante dei social media e del web quali canali principali di informazione scientifica solleva “necessariamente” la questione delle fake news e della loro condivisione. È, questo, un tema importante per la democrazia, di cui la popolazione svizzera in generale sembra avere consapevolezza - si legge nel rapporto del Barometro, - tanto è vero che «solo a volte (se non addirittura mai) coloro che credono di trovarsi di fronte a fake news condividono comunque queste informazioni con altri». Allo stesso tempo, quella della disinformazione non è una questione che riguarda solo i cittadini e le cittadine, ma «una sfida che a partire dai prossimi anni il mondo scientifico sarà chiamato ad affrontare»- conclude il professor Schäfer.