Lo Swiss Biotech Day di Basilea
premia la ticinese Humabs
per la sua "storia di successo"
Il riconoscimento durante il più importante incontro annuale organizzato dall’associazione delle aziende biotecnologiche svizzere. Presentati anche i dati del settore, molto positivi a livello nazionaledi Simone Pengue
Tra un biglietto da visita e la firma di un contratto si intravedono provette, cellule e proteine. Non c’è da sorprendersi, perché tanti scienziati quanti imprenditori popolano la vorticosa folla del convegno di aziende biotecnologiche Swiss Biotech Day 2023 a Basilea. Qui, il tono internazionale delle discussioni non è sordo alla voce del Ticino, che grazie alla risonanza del premio “Swiss Biotech Success Story” conferito all’azienda bellinzonese Humabs BioMed riesce a farsi sentire anche sulle sponde del Reno. L’associazione delle aziende biotecnologiche svizzere Swiss Biotech Association, organizzatrice dell’evento con BIOCOM AG, ha voluto omaggiare la quasi ventennale storia di Humabs BioMed, rendendola un esempio per l’intero settore.
Circondato da una complice folla di entusiasti, il direttore amministrativo di Humabs BioMed Filippo Riva esprime la propria soddisfazione senza mezzi termini. «Trovarci ad essere una "Storia di successo" - spiega a Ticino Scienza - di fianco a società molto conosciute, è per noi fonte di un grande orgoglio: una dimostrazione che l’importanza del nostro lavoro è riconosciuta anche nella Svizzera interna».
Nata nel 2004, l’azienda è stata acquisita nel 2017 dall’americana Vir Biotechnology, di cui ora è una sussidiaria. Lungo il corso degli anni la Humabs ha firmato contratti con colossi come Novartis e MedImmune (gruppo AstraZeneca) e attualmente impiega stabilmente circa cinquanta dipendenti, molti dei quali ricercatori. Guardando la situazione attorno a sé, Filippo Riva commenta: «In Ticino c’è qualcosa che si muove nel settore delle biotecnologie, che è considerato strategico dalla politica per il futuro del nostro cantone. Purtroppo c’è ancora poco, è tutto molto locale e limitato. Ad esempio nel farmaceutico andiamo bene nella manifattura, meno nella ricerca. Io vorrei vedere ancora di più. Però aprire le porte tocca sia agli imprenditori che al cantone».
Il Ticino, infatti, soffre la propria piccola dimensione, che gli impedisce di reclutare sul territorio il personale altamente qualificato di cui avrebbe bisogno. «Quello che dovremmo capire noi ticinesi - continua Riva - è che la nostra dimensione non è il Ticino, ma per lo meno l’Insubria, o ancora Ticino e Lombardia assieme. Noi possiamo richiamare ticinesi in patria, sì, ma facciamo fatica a far venire svizzeri francesi e tedeschi. Però non dobbiamo scordarci che noi abbiamo il bacino italiano da cui possiamo attingere». Una dimensione internazionale di facile accesso, che potrebbe andare a beneficio dell’intero Paese. «La Svizzera interna dovrebbe capire di avere la possibilità di aprire delle antenne in Ticino, per assumere degli italiani che dopo gli studi in giro per l’Europa o negli Stati Uniti vorrebbero tornare vicino a casa, ma non in Italia».
Humabs BioMed è il risultato concreto delle ricerche sul sistema immunitario del professor Antonio Lanzavecchia perseguite all’Istituto di Ricerca in Biomedica (IRB), di cui Humabs è stata uno spin-off, nei primi anni 2000. L’azienda si è data l’obiettivo di sviluppare farmaci per combattere malattie di origine virale o batterica attraverso l’uso di anticorpi monoclonali: proteine, cioè, simili a quelle prodotte dal corpo umano (ma modificate e potenziate in laboratorio), che riconoscono gli agenti patogeni e vi si attaccano con vigore. In questo modo, gli altri attori del sistema immunitario riconoscono il pericolo e possono procedere al contrattacco (ma anche gli stessi anticorpi possono neutralizzare il "nemico"). Uno degli esempi più eclatanti è certamente SARS-Cov-2, un virus tristemente noto a tutti e ancora oggi letale per le persone con un sistema immunitario particolarmente debole: per sconfiggerlo, Humabs BioMed ha sviluppato uno dei pochi anticorpi monoclonali esistenti al mondo per trattare i pazienti di Covid-19, del quale sono state già consegnate oltre due milioni e mezzo di dosi.
PRESENTATO IL RAPPORTO 2023 - Il convegno di Basilea è stato anche l’occasione per presentare lo Swiss Biotech Report 2023, il rapporto annuale sull’industria biotecnologa svizzera stilato dalla Swiss Biotech Association assieme ad altri enti pubblici e privati. Le biotecnologie, che oltre a medicina d’avanguardia significano anche per esempio prodotti per l’agricoltura o l’ambiente, hanno raggiunto nel 2022 il nuovo record di fatturato a 6,8 miliardi di franchi con un incremento del 7.9% rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019. Ben il 20% delle aziende biotecnologiche europee ha scelto la Svizzera come sede centrale, grazie a fattori ritenuti decisivi come la posizione nel cuore del continente, le infrastrutture moderne, l’ambiente favorevole agli affari e il pool di talenti diversificato.
Il mercato del Biotech svizzero è rivolto soprattutto verso l’estero, come testimonia la crescita delle esportazioni di prodotti legati alle biotecnologie del 255% negli ultimi 20 anni. Il segreto di questo successo, oltre alla proverbiale precisione svizzera, è l’inscindibile sinergia tra accademie e industrie. La ricerca praticata nelle università, libera dai vincoli dei libri contabili, è una sorgente copiosa di idee innovative. Se ben fornita delle opportune risorse, la creatività dei ricercatori accademici fornisce soluzioni spesso imprevedibili a problemi apparentemente inscalfibili della società. Idee che possono essere traslate in prodotti commerciali attraverso le giuste infrastrutture, abbondanti risorse finanziare e, soprattutto, una generosa dose di pazienza. Infatti, tra il banco del laboratorio universitario e quello del commerciante possono passare molti anni, che diventano facilmente decenni nel caso di prodotti medici. I numeri di oggi, quindi, sono frutto di lungimiranti politiche pubbliche, investimenti coraggiosi e scienziati insonni, confermando l’importanza anche economica della ricerca scientifica di base.
MOLTO TERRENO DA RECUPERARE - Nonostante il successo di Humabs, lo Swiss Biotech Day ha mostrato, però, che il Ticino ha ancora molto lavoro da fare per fronteggiare alla pari i cantoni tedescofoni. La presenza ticinese all’evento è stata molto luminosa, ma purtroppo circoscritta a brevi momenti salienti. Infatti, il piccolo numero di aziende rappresentate era insufficiente per comunicare oltregottardo le ambizioni di crescita durante le due giornate. Una partecipazione timida anche all’interno dello Swiss Biotech Report 2023, dove i dati regionali della Svizzera italiana sono stati accorpati con Zurigo e non raccontano con chiarezza i risultati dei recenti sforzi politici, economici e accademici avvenuti tra Airolo e Chiasso. Sollecitati dalle domande di Ticino Scienza, il comitato direttivo dello Swiss Biotech Report si è pubblicamente impegnato a esplicitare i dati ticinesi nel 2024. Una presenza su carta che servirà a dare coraggio alle nostre imprese e mandare un segnale di forza al resto del Paese.