Innovazione

Startup: per le donne è più
difficile il cammino (scarsi
finanziamenti e pregiudizi)

Sabato 30 marzo 2024 circa 5 minuti di lettura
Luca Bolzani, presidente della Fondazione Agire, espone i dati dell’imprenditoria femminile (foto di Eugenio Celesti)
Luca Bolzani, presidente della Fondazione Agire, espone i dati dell’imprenditoria femminile (foto di Eugenio Celesti)

I dati presentati alla terza Giornata cantonale delle startup, organizzata a Locarno dal DFE con la Fondazione Agire. Resistono gli stereotipi, in un mondo considerato maschile. Ma qualcosa di positivo si sta muovendo
di Paolo Rossi Castelli

È più difficile, per una donna, creare una startup innovativa? La risposta è sì, purtroppo. I numeri sono arrivati, puntuali, dalla terza Giornata cantonale delle startup, organizzata il 28 marzo al PalaCinema di Locarno dal Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) con la Fondazione Agire. «Nel Canton Ticino - ha spiegato Luca Bolzani, presidente della Fondazione - le startup attive sono fra le 200 e le 300 (non è facile fare una stima precisa). Di queste, nei nostri “radar” ne abbiamo 97 (24 attualmente ospitate al Tecnopolo di Manno e 73 uscite nel frattempo). Ebbene, solo 13 sono al femminile». Questo dato, sia pure molto basso, è comunque superiore (ma non è una grande consolazione...) alla media di tutte le imprese che, per quanto riguarda le donne imprenditrici, è fermo a circa il 10%.
Perché avviene questo? Le ragioni sono molteplici. Ma prima è forse opportuno definire meglio che cosa si intenda per startup. «Questo termine è ampio e a volte sfumato - continua Bolzani. - Possiamo dire, in ogni caso, che una startup è un’azienda nuova, costruita su un’idea originale, particolare, capace di crescere in modo efficiente e di arrivare in tempi relativamente brevi al possibile ”exit finale”, cioè alla vendita a gruppi più grandi, generando un plusvalore per gli investitori iniziali (è quella che viene definita scalabilità del business)». Non è un percorso agevole, però: mediamente, anzi, il 90% delle startup non sopravvive dopo i primi cinque anni di attività, e spesso è molto difficile per i fondatori trovare persone o istituzioni disposte a rischiare sulle loro idee. Ma è anche vero che, a volte, le startup sono in grado di generare fortissimi profitti. 

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Dunque, come si muovono in questo mondo così arduo le imprenditrici “startupper”? «La difficoltà ad accedere ai capitali di rischio è particolarmente acuta per le donne - ha spiegato al PalaCinema di Locarno Jacqueline Ruedin Rüsch, fondatrice e CEO di Privilège Ventures SA. - Solo il 2% dei finanziamenti di venture capital va a team composti unicamente da donne». Ma non basta: studi recenti hanno rivelato che le startup al femminile ottengono mediamente investimenti pari a meno della metà rispetto a quelli delle startup con soci e manager solo maschili.

«In molti casi è una questione di pregiudizi inconsci - ha raccontato Patricia M. Montesinos, cofondatrice e presidente di Fe+Male Think Tank. - Si è visto, cioè, che quando un investitore si rivolge a un uomo, tende a fare domande sul potenziale di crescita. Se si rivolge a una donna, tende invece a sottolineare i rischi e a chiedere quali potranno essere i possibili problemi. Questa impostazione condiziona poi l’iter della concessione del finanziamento, con un “dislivello”  che porta ai forti squilibri».

Una difficoltà ulteriore è legata alla scarsa presenza femminile anche fra i possibili investitori. «Sono poche le business angels donne: in genere solo il 5-6% del totale - spiega Marco Nannini, CEO di Impact Hub Milano. - Per cercare di ovviare a questo problema abbiamo creato un progetto ad hoc di Impact Hub, chiamato “Angels for Women”». Nella stessa direzione si muove anche un’altra iniziativa annunciata a Locarno: un fondo di investimento lanciato da Privilège Ventures SA, con un target di raccolta di 50 milioni di franchi, in favore di startup cofondate da donne.

Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, che è emerso a tratti fra le eleganti pareti viola dellla sala 1 del PalaCinema: «Anche da parte delle donne - ha detto Marco Nannini - ci vorrebbe, a volte, più coraggio, per sfidare quegli stereotipi culturali che ancora portano a considerare gli ambiti tecnologici più adatti agli uomini. Non è così, naturalmente, e non deve intervenire una sorta di autocensura. Gli studi e le professioni tecnologiche non sono "maschili", come in certi ambienti si sente ancora ripetere! E questo vale anche per quanto riguarda la scelta dei corsi universitari, tuttora meno frequentati dalle ragazze nelle Facoltà di matematica, fisica, informatica».

Esistono, in ogni caso, differenze anche molto marcate fra settore a settore: nel Biomedicale, ad esempio, lo squilibrio fra imprenditoria maschile e femminile è meno pesante, perché ci sono numerose ricercatrici donne, che poi magari decidono di fondare una loro startup. Nel Fintech  e nel Deeptech, invece, la presenza femminile è bassissima. «La situazione è in forte evoluzione, comunque, e sta migliorando, anche perché - ha aggiunto Nannini - è ormai noto, dati alla mano, che i team manageriali misti, in cui sono presenti anche donne, funzionano molto meglio, rispetto a quelli solo maschili. Le donne affrontano la valutazione del rischio in modo diverso, rispetto agli uomini, e tendono a creare molto più network. E questo mix di idee e di persone fa bene alle aziende».

C’è tanta strada da percorrere, dicevamo, per raggiungere la parità di genere, ma è già molto importante parlarne, porre il problema, come ha sottolineato il consigliere di Stato Christian Vitta, intervenendo a Locarno. E la formula stessa scelta per la Giornata cantonale ha dato un contributo al confronto, alternando i momenti di riflessione e dibattito alla presentazione di 17 startup ticinesi, alcune ideate da donne imprenditrici (a ciascuna startup sono stati concessi tre minuti). Poi, durante gli intervalli, i fondatori e le fondatrici di queste giovanissime aziende hanno potuto dialogare, in un apposito spazio al terzo piano del PalaCinema, con il pubblico: quasi 400 persone, intervenute anche se il periodo festivo pasquale era incombente...

Ecco i nomi dell 17 startup (tutte protese con grande energia verso il futuro): Alterland, Armilis, Azienda agricola Manimatte, Cognitive Inspect, Crimagno, Crion, Decentralized Energy Corporation, Finar Module Tech, Foldcast, Genuine Way, Jaipur Robotics, Jobelink, MirAmi, My Doctor Angel, Real Asset Platform, Skin Mind, Stagend.