Ricerca biomedica sempre più “connessa” in Ticino: laboratori,
ospedali, nuove collaborazioni
Al Campus Est di Lugano la “Giornata” organizzata dall’EOC e dall’USI, con la partecipazione di 120 relatori, provenienti da tutte le istituzioni pubbliche impegnate in questo settore, ma anche dal mondo privatodi Paolo Rossi Castelli
Sette ore fittissime di relazioni, nel Campus Est di Lugano, con più di 120 fra relatori, chairmen e “discussant”. In più, la piazza centrale del Campus costellata di poster scientifici firmati da giovani studiosi. La “Giornata della Ricerca e dell’Innovazione in Medicina Umana della Svizzera italiana”, organizzata dall’EOC e dall’USI, si è svolta così, il 27 settembre, con un’ampia partecipazione e ritmi molto serrati. L’intero settore della ricerca biomedica ticinese (un settore in forte crescita) era rappresentato: quindi oltre all’Università della Svizzera italiana e all’Ente Ospedaliero Cantonale, c’erano anche studiosi dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) e dell’Istituto Oncologico di Ricerca (IOR), che sono affiliati all’USI, e di alcuni Dipartimenti della SUPSI, dell’IDSIA (Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale) e della REA (rete di riabilitazione). Alla Giornata hanno partecipato anche Farma Industria Ticino (l’associazione che riunisce le principali aziende farmaceutiche) e Swiss MedTech (imprese che si occupano di tecnologie avanzate nel settore sanitario).
Non era facile, né scontato, “mettere insieme” tutte le anime di un comparto che sta diventando sempre più importante per l’economia ticinese ed è considerato strategico dalla politica cantonale. Ma grazie a un lungo e paziente lavoro è stato possibile. «La Giornata della Ricerca ha avuto una notevole evoluzione nel corso degli anni – spiega il professor Alessandro Ceschi, capo Area Formazione medica e Ricerca della Direzione Generale EOC. - Alla sua prima edizione, nel 2011, era un piccolo evento, un “convegno interno all’ospedale” mi verrebbe da dire. Poi negli anni, anche con l’arrivo della Facoltà di Scienze biomediche dell’USI, tutto è progressivamente cambiato, e ha preso il via la ferma determinazione a far diventare la Giornata della Ricerca un evento di tutta la biomedicina ticinese».
Nel Cantone sono presenti in abbondanza sia la ricerca di base e traslazionale (cioè quella eseguita nei laboratori), che la ricerca clinica (sperimentazione di nuove capacità diagnostiche e terapie sui pazienti). «La collaborazione fra queste “anime” è ottima - conferma Ceschi - con l’obiettivo finale comune di individuare possibili applicazioni pratiche per migliorare la cura dei pazienti».
Il Ticino è particolarmente avanzato nel settore dei linfomi e in quello del tumore della prostata. Ma anche l’immunologia, la medicina rigenerativa (riparazione e rigenerazione di cellule e tessuti danneggiati) e diversi ambiti delle neuroscienze e della cardiologia sono di rilievo nazionale e oltre.
«La Giornata della Ricerca - dice Ceschi - è stata organizzata come un’ampia rassegna di studi, selezionati sulla base di criteri di qualità scientifica, per consentire a tutti coloro che si muovono nel mondo della biomedicina ticinese di aggiornarsi reciprocamente e di conoscersi meglio, fare “ponti”, creare nuove collaborazioni. E tutto questo non solo fra specialisti che si occupano di un determinato argomento, ma anche tra ricercatori e clinici, informatici, esperti di intelligenza artificiale, incentivando le “contaminazioni” del sapere».
Alcune di queste collaborazioni sono già molto ben rodate da anni, come quella fra lo IOR e l’Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI), che fa parte dell’EOC. «Ma molto si può ancora fare - continua Ceschi - ampliando, per esempio, le “connessioni” fra l’IRB e i reparti ospedalieri di infettivologia, dove è possibile sperimentare nuove terapie, come gli anticorpi monoclonali, messe a punto dall’IRB stesso. L’opportunità per un incremento di queste collaborazioni, soprattutto per studi di fase precoce, c’è».
Ma non sarebbe logico e utile creare una sorta di cabina di regia cantonale, in modo da rendere ancora più efficienti le sinergie e decidere su quali filoni puntare, per portare il Ticino a essere leader internazionale in determinati settori? «Dipende da cosa si intende per coordinamento - risponde Ceschi. - Eviterei di creare una nuova struttura burocratica, che appesantirebbe l’iter della ricerca, invece che agevolarlo. Certo, sarà opportuno intensificare sempre più la collaborazione e il coordinamento fra i diversi istituti, e su questo stiamo lavorando, direi, con buoni risultati. Ma è un bene che rimanga una certa libertà».
Un’occasione molto importante per la ricerca cantonale, che potrebbe far convergere forze diverse verso una direzione prioritaria comune, è rappresentata dalla “call” del Fondo Nazionale Svizzero (FNS) per i National Centres of Competence in Research (NCCR): “consorzi” scientifici da creare in settori strategici e molto innovativi. Ne esistono già alcuni in Svizzera, dedicati a diverse aree della medicina, che sono stati finanziati con cifre anche ingenti, intorno ai 20 milioni di franchi (dal 2001 al 2020 sono stati emessi cinque bandi, che hanno portato alla creazione di 42 NCCR, non solo in ambito biomedico).
«Nel novembre 2023 - dice Ceschi - il Fondo Nazionale ha pubblicato un bando per una sesta serie di NCCR: un’occasione davvero rilevante per chi “fa ricerca”. Il Ticino si è candidato con un progetto focalizzato di studi coordinati in ambito biomedico, a cui hanno aderito importanti istituti di ricerca, in collaborazione con il Politecnico federale di Zurigo. La prima selezione, da parte della commissione di esperti del Fondo Nazionale chiamata a esaminare i progetti, è stata superata molto bene. Il cammino sarà ancora lungo, ma la qualità della proposta ticinese è alta, e siamo fiduciosi. Un nuovo NCCR sarebbe un acceleratore importante e strategico, a lungo termine, della ricerca biomedica nel nostro Cantone e darebbe un forte risalto, anche internazionale, alle attività svolte qui da noi, con evidenti opportunità e ricadute positive per tutta la regione».
LE PREMIAZIONI - Tanti di questi temi sono passati attraverso la Giornata al Campus Est, che ha voluto dare spazio anche ai ricercatori più giovani, come dicevamo, con una selezione di poster scientifici nella piazza interna. Per valorizzare i più meritevoli, e per premiare anche i relatori più brillanti, sono stati attributi alcuni riconoscimenti. Ecco quali:
Antonio Landi -> Best oral presentation clinical or epidemiological research - Istituto Cardiocentro Ticino, EOC
Manuel Colucci -> Best oral presentation basic, translational or computational research - Istituto Oncologico di Ricerca (IOR)
Greta Rizzi -> Best oral presentation nursing research - Istituto di salute pubblica, Facoltà di scienze biomediche, USI
Alessandro Schneebeli -> Best poster clinical or epidemiological research - Servizio di Ortopedia e Traumatologia, Dipartimento di chirurgia, EOC
Alex Zadro -> Best poster basic, translational or computational research - LRT-EOC; Istituto Oncologico di Ricerca (IOR); Servizio di Ortopedia e Traumatologia, Dipartimento di chirurgia, EOC
Loris Bonetti -> Best oral presentation nursing research - Responsabile del Centro di Competenza di Ricerca Infermieristica, EOC