Quando i dati "catturati"
con lo smartphone velocizzano
le diagnosi psicologiche
"Go Healthy&Co", una delle startup incubate dall’Università della Svizzera italiana, propone un nuovo sistema per facilitare l’anamnesi del paziente e "focalizzare" la terapia, con l’intelligenza artificialedi Monica Piccini
Lunghe sedute a cercar di spiegare il proprio malessere allo psicologo, scelto il più delle volte per passaparola o sulla fiducia. «Quando ho avuto bisogno di supporto psicologico, mi sono accorta che nella ricerca dello specialista “giusto” esistevano due punti critici: tanto tempo per la raccolta dei dati diagnostici e poca personalizzazione del trattamento. Banalmente, come paziente non sai se il primo a cui ti rivolgi sia il professionista più efficace per te» - racconta Joy Bordini, 30 anni, che con una laurea in bioinformatica all’università Tor Vergata di Roma ha fondato due anni fa in Ticino, dove vive, Go Healthy&Co, una startup "incubata" dall’USI Startup Centre (la struttura dell’Università della Svizzera italiana che si occupa di nuove aziende innovative).
Go Healty&Co. si esprime attraverso un’applicazione da telefono mobile sincronizzata con un’interfaccia digitale (dashboard) a uso e consumo degli psicologi, che potranno monitorare in tempo reale informazioni e progressi dei loro pazienti. «GoHealthy non sostituisce il lavoro dello psicologo - precisa Bordini - ma attraverso l’utilizzo di programmi di machine learning (apprendimento automatico, grazie all’intelligenza artificiale) e algoritmi mirati va a semplificare alcuni aspetti del lavoro di chi si occupa di benessere mentale. E lo fa leggendo non soltanto quel che il paziente dice o come lo dice, ma anche il suo comportamento digitale, per esempio quanto compulsivamente digita sul cellulare o quanto spesso usa le dating app o fa acquisti online».
In un momento storico in cui ansia, depressione e difficoltà relazionali rappresentano un’emergenza tra i giovani, sembra interessante un progetto come questo. In che modo è nata l’idea della startup?
«Da un’esperienza personale - risponde Joy Bordini. - Durante il periodo del Covid, passato chiusa in casa lavorando da remoto, ho avuto bisogno di supporto psicologico. Appena trovato lavoro come Image Specialist and Software Developer all’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona, avevo l’urgenza di trovare casa in Svizzera, ma per il lockdown non ci si poteva spostare. All’inizio presi contatto con ben tre psicologi. Con due di loro, però, mi sentivo un po’ giudicata, mentre con la terza facevo sì progressi, ma troppo lentamente. C’era stato bisogno, infatti, di varie sedute per spiegarle il mio disagio, prima di cominciare ad affrontarlo. Risultato: a un certo punto ho mollato, senza però smettere di cercare una risposta alla domanda “ma voi come vi comportate in questo caso?”, come ho chiesto su LinkedIn a più di 400 pazienti e a circa 130 psicoterapeuti, grazie alla collaborazione per questi ultimi di Michele Maisetti, direttore dell’Associazione Italiana Psicologi».
Intraprendente. E poi?
«Poi ho chiesto il supporto dei coach dell’USI Startup Centre. Con il loro aiuto ho partecipato al Boldbrain Startup Challenge 2022, un acceleratore che si rivolge alle startup che vogliono far crescere la propria attività in Ticino. Siamo rientrati tra i primi 10 finalisti, ma non abbiamo vinto, anche perché GoHealthy era molto diverso da come si è poi sviluppato. È stata però l’occasione per metter insieme il mio team».
Foto di Chiara Micci / Garbani Guarda la gallery (3 foto)
Composto da quante persone?
«Sette, tra cui Gianluca Esposito, cofounder insieme a me e sviluppatore software, Simone Moawad, Data scientist, due grafiche che si occupano dell’aspetto visivo della dashboard a partire dai contenuti creati dalle psicologhe Giulia Rocchi e Emanuela Vocaj, che per GoHealthy si occupano di scegliere e raccomandare agli utenti dell’app esercizi tratti da manuali di psicoterapia di stampo cognitivo-comportamentale, o di gestione delle emozioni che abbiano validità scientifica e siano approvati all’interno della professione».
Come funziona in concreto GoHealthy&Co?
«Non appena il paziente prenota una seduta dallo psicologo, può già scaricare la nostra app sul telefono mobile, che inizia così a collezionare i dati anagrafici e quelli relativi ai questionari psicologici e al comportamento digitale. Fin dalla prima interazione con GoHealthy, quindi, tutta l’anamnesi, ossia la raccolta delle informazioni in merito al paziente, viene fatta dalla app stessa in modo attivo e passivo su larga scala e con bassi costi, senza la presenza dello psicoterapeuta. Così alla sua prima seduta il paziente non deve più occupare tempo a spiegare allo psicologo il suo problema, perchè l’esperto già lo conosce tramite dashboard».
In che modo avete sperimentato l’efficacia della vostra app?
«Nel 2023, in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana e con l’Università della Tuscia di Viterbo, abbiamo condotto uno studio non clinico (ossia che ha coinvolto persone senza una diagnosi di disturbo mentale) su oltre 500 studenti, a cui abbiamo chiesto di utilizzare per pochi minuti al giorno la nostra app, che in realtà al tempo era un chatbot (cioè un programma informatico progettato per simulare una conversazione umana, ndr) su Telegram, dividendoli in due gruppi, sperimentale e di controllo. Poi anche grazie all’aver ottenuto un finanziamento di InnoSuisse, l’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione, abbiamo avviato uno studio sul modello di profilazione e raccomandazione dei contenuti da proporre sull’app, in collaborazione con l’Istituto Dalle Molle di studi sull’Intelligenza Artificiale (IDSIA USI-SUPSI)».
A tal proposito vuole aggiungere qualcosa una delle psicologhe del team GoHealthy, Giulia Rocchi: «Analizzando le risposte a scelta multipla, o i testi scritti inseriti dagli utenti stessi, siamo riusciti a “categorizzare” queste persone. L’algoritmo fa quello che uno psicologo, lavorando con grandi gruppi, prima faceva da solo con i questionari di carta. Una volta creato un gruppo di persone con problematiche simili - continua Giulia Rocchi - abbiamo poi sviluppato un sistema che consiglia a ciascun utente il contenuto, il video, l’esercizio più adatto a promuovere il suo benessere psicologico. È lo step che precede la raccomandazione della terapia più adatta, o la diagnosi, che è nei nostri obiettivi, ma che non possiamo ancora fare. Anche perchè, quando si tratta di dispositivi medici, ci sono tempi lunghi e procedure da rispettare».
A che punto siete con l’ottimizzazione e la distribuzione dell’app?
«Al momento - risponde Joy Bordini - stiamo preparando la documentazione, da sottoporre alle autorità svizzere e italiane di omologazione e controllo dei dispositivi medici, sul trattamento dei dati sensibili raccolti. Nonostante GoHealthy non sia ancora disponibile sull’App Store, contiamo già i primi clienti, terapeuti privati regolarmente iscritti all’Albo, che usano GoHealthy in via sperimentale. Con loro facciamo frequentemente focus group per comprendere le ulteriori potenzialità del nostro prodotto».
Aggiunge Giulia Rocchi: «Dopo l’estate inizieremo nuove collaborazioni con l’Università della Svizzera italiana, per continuare a testare da un punto di vista scientifico i progressi del nostro progetto».
Nel frattempo Joy Bordini qualche mese fa è volata in California per partecipare al programma "Silicon Valley Fellowship", dove ha conosciuto investitori e fondatori di importanti startup.
Che cosa ha imparato?
«È stato bello - risponde - rapportarsi a un mondo che va veloce molto più che in Europa. Gli investitori si sono mostrati interessati alla possibilità di identificare in futuro la terapia più adatta anche tramite i dati dello smartphone. Sarebbe un sogno per me poter portare, un giorno, il nostro lavoro anche negli Stati Uniti, dove il mercato del digital health è dieci volte più vasto».
Da dove nasce questa voglia di spingersi sempre un po’ più in là?
«Forse - conclude Joy Bordini - dal fatto che con i miei genitori adottivi (sono nata a Roma da una coppia di nigeriani), entrambi insegnanti, sono cresciuta in un paesino sul lago di Bolsena in provincia di Viterbo. Un ambiente protettivo che da adolescente mi stava un po’ stretto. Avevo voglia di vedere il resto del mondo, oltre a dover dimostrare che ce l’avrei fatta da sola. Perché da bambina adottata ho spesso sentito che alcune “fortune” non me le sono guadagnate autonomamente».
Ma, al di fuoi del mondo delle startup, in che modo viene valutato un progetto come GoHealthy, che si muove su un terreno ancora da validare in modo definitivo? Abbiamo chiesto un parere professionale a Nicholas Sacchi, presidente dell’Associazione Ticinese degli Psicologi (ATP) fino allo scorso marzo, psicoterapeuta a Lugano che si occupa di giovani e giovani adulti. «L’app - dice Sacchi - utilizza una serie di parametri che sono quelli del rapporto della persona con il suo cellulare, ma da un un punto di vista psicoterapeutico questa è solo una parte del comportamento del paziente. È vero che in questo momento la medicina sta andando verso l’intelligenza artificiale come supporto per ridurre il tasso d’errore nelle scelte mediche, però quando parliamo di psicologia alcuni parametri non passano solo da segni clinici, ma anche da come la persona si rapporta con gli altri, a cominciare dalla figura del terapeuta. In ogni caso - continua Sacchi -qualsiasi strumento che in maniera strutturata ci permette di tenere a mente una serie di angoli ciechi dell’iter di anamnesi (prima c’erano i test che facevano questo), o di alcuni aspetti comportamentali dei pazienti che utilizzeranno l’app, ben venga, perchè ci aiuta! Se invece il paziente ha una richiesta rapida e indolore di superare la sofferenza, un’app può diventare un modo per nascondersi e per non andare a incontrare l’altro, senza affrontare quindi il proprio disagio. Cominciare a mettere le mani nella propria sofferenza senza paura di sporcarsele è un lavoro che richiede tempo».