Bilanci

Terapie psichiatriche sempre più
personalizzate. Ma resta il nodo
dei ricoveri, a volte troppo "facili"

Domenica 23 febbraio 2025 ca. 6 min. di lettura
Uno degli edifici gestiti dall’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale (OSC) a Mendrisio (foto di Chiara Micci / Garbani)
Uno degli edifici gestiti dall’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale (OSC) a Mendrisio (foto di Chiara Micci / Garbani)

Intervista a Zefiro Mellacqua, da un anno direttore medico della Clinica Psichiatrica Cantonale di Mendrisio. In Svizzera per il ricovero coatto basta la richiesta di un solo medico, non necessariamente psichiatra
di Valeria Camia

Legati al letto mani e piedi. Finestre tutte sbarrate, non un terrazzo né un cortile. Urla in strutture poco accoglienti e fredde. Spazi per nulla adatti ai più giovani - perché c’erano anche loro. Questa è stata la difficile realtà della maggior parte delle cliniche psichiatriche in Europa per decenni, e delle persone che lì si trovavano. Oggi le cose sono cambiate radicalmente, grazie al lavoro di psichiatri lungimiranti e coraggiosi, come l’italiano Franco Basaglia, e la situazione delle strutture in cui vengono accolti i pazienti con problemi mentali - come quella di Mendrisio - appare “un altro mondo” rispetto al passato. I problemi, però, non mancano e certe rigidità normative, in Svizzera, continuano a privilegiare le terapie nei reparti ospedalieri, e non in forme alternative, permettendo anche di attivare ricoveri coatti (cioè non volontari) su richiesta di un singolo medico, non necessariamente psichiatra, senza la valutazione di una commissione di esperti, o almeno di un altro psichiatra, come avviene in altri Paesi. Alcuni casi controversi hanno sollevato il dibattito pubblico e indotto richieste di riforma, ma finora l’apparato legislativo è rimasto fermo.

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Sì è mossa, invece, la parte legata all’ammodernamento delle strutture, per rispondere ai bisogni specifici dei pazienti. Nel Canton Ticino, ad esempio, il Governo ha inviato una richiesta formale al Parlamento per ottenere un finanziamento di 6’380’000 franchi svizzeri destinato alla ristrutturazione dei reparti della Clinica Psichiatrica Cantonale (CPC), che fa parte dell’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale (OSC) a Mendrisio. Così nuove modalità organizzative, percorsi semplificati e ambienti più confortevoli diventano parte integrante della cura stessa, restituendo dignità, sicurezza e serenità a chi ne ha più bisogno, come conferma a Ticino Scienza Benedetto Zefiro Mellacqua, da un anno direttore medico proprio della Clinica Psichiatrica Cantonale.
Gli esempi a sostegno di questo cambiamento, anche culturale, non mancano. Tanto per cominciare, nei mesi scorsi, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, l’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale ha presentato la sua Carta dei Valori, un documento che definisce missione, visione e valori fondamentali dell’OSC. Un passo importante per un’istituzione con una lunga storia, che affonda le sue radici nel 1898, e che oggi si occupa della cura della sofferenza psichiatrica acuta attraverso un approccio multidisciplinare e integrato, con l’attenzione puntata a tutte le fasi della vita, dall’adolescente al grande anziano.

In questo processo di trasformazione emerge un dato significativo: il ritorno di diversi professionisti che avevano lasciato la Clinica Psichiatrica per esperienze sul territorio e che ora rientrano, attratti dalla possibilità di contribuire a un rinnovamento dell’approccio clinico. «Questo fenomeno - dice Mellacqua - è un segnale positivo, perché dimostra che la Clinica sta guadagnando credibilità e diventa sempre più un punto di riferimento per chi opera nel settore».

LA RICERCA - Uno degli aspetti più rilevanti nel percorso di crescita della CPC riguarda l’integrazione tra ricerca, formazione e pratica clinica. «Il tema della ricerca in psichiatria - continua Mellacqua, - soprattutto all’interno della nostra organizzazione, è fortemente legato alla formazione. La clinica psichiatrica è istituto di “categoria A” (come si dice in termine tecnico), cioè riconosciuto anche per la formazione post-laurea dei medici che intendono seguire un percorso specialistico in psichiatria e psicoterapia, oltre che per gli infermieri e gli psicologi».
Ma la CPC è integrata anche nel percorso di studi della Facoltà di Scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana, che consente agli studenti di medicina, già dal quinto anno, di partecipare a periodi di formazione teorica e pratica nei reparti psichiatrici. Inoltre, la recente istituzione di una cattedra di psichiatria presso l’USI rappresenta un ulteriore tassello nella crescita accademica della disciplina. 

Secondo Mellacqua, la capacità di creare reti di collaborazione tra diverse figure professionali è fondamentale: «Nei contesti internazionali in cui ho lavorato - dice - la ricerca psichiatrica non si limitava ai soli medici, ma coinvolgeva anche infermieri, psicologi, assistenti sociali, creando team interdisciplinari capaci di sviluppare protocolli innovativi. Fare ricerca richiede sicuramente tempo e risorse, ma può "convivere" in modo efficace con l’attività clinica, favorendo il reclutamento attivo dei pazienti e la raccolta di dati spendibili per gli scopi della ricerca stessa, senza interferire con i normali percorsi di cura ospedalieri. Per realizzare ciò, è chiaro che fare tutto da soli è molto complesso».

IL FUTURO - Quali sono i nuovi progetti all’orizzonte? La lista è lunga, ma un concetto, “innovazione nei trattamenti”, accomuna i progetti. «Già oggi - dice Mellacqua - offriamo un’ampia diversificazione terapeutica, con reparti specializzati per pazienti giovani, adulti e anziani, oltre a centri di competenza per le dipendenze e i disturbi del comportamento alimentare. Un altro gruppo specifico di pazienti che vogliamo raggiungere è quello interessato dalla psichiatria transculturale (pazienti migranti con quadri clinici complessi che richiedono un approccio personalizzato). C’è poi l’attivazione della prima unità integrata di pedopsichiatria, un servizio pensato per rispondere alle esigenze dei pazienti minorenni che oggi, invece, trovano accoglienza in un contesto prevalentemente destinato agli adulti. Inoltre tra le applicazioni più recenti in psichiatria clinica, ma non certo una priorità per la nostra Clinica, ci sono trattamenti come la stimolazione magnetica transcranica (o TMS), per curare alcuni tipi di disturbi». 

LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO - Un ulteriore tema cruciale riguarda la prevenzione del suicidio, un tema delicatissimo e difficile che richiede interventi mirati e formazione continua per gli operatori: «A questo proposito - spiega Mellacqua - sono già in fase di implementazione protocolli specifici per la presa in carico di pazienti con tendenze suicidarie, garantendo un percorso di assistenza che prosegue anche dopo il ricovero». 

Sviluppare questi progetti (e altri ancora), rafforzare il ruolo della Clinica Psichiatrica Cantonale come punto di riferimento per la salute mentale, mettendo sempre al primo posto il benessere del paziente, significa però sapersi confrontare con politiche sanitarie che, nel tempo, hanno spesso favorito l’ospedalizzazione psichiatrica, come dicevamo, e che oggi accolgono con favore approcci più articolati e proattivi. «Ci si deve impegnare - conclude Zefiro Mellacqua - molto (più) concretamente con campagne di informazione ufficiale, prevenzione del disagio psichico e promozione della salute mentale. Insomma lavorare su più fronti, affinché questi temi non rimangano confinati, ma possano diffondersi in modo capillare nella società».