Mappatura e protezione delle specie a rischio: così si muove in Ticino
la Stazione Ornitologica Svizzera

Fondata 100 anni fa nel Canton Lucerna, dal 2016 la Stazione ha un’antenna regionale anche a sud delle Alpi. Tra i progetti di studio, gli effetti degli impianti solari alpini sugli uccelli e su altri tipi di animalidi Benedetta Bianco
Dalla maestosa aquila reale, la regina dell’aria, al notturno barbagianni, con il suo volo incredibilmente silenzioso; dal piccolo culbianco, capace di volare senza sosta per migliaia di chilometri, fino all’acrobatico nibbio reale, con la stupenda coda. E poi aironi guardabuoi, cicogne nere, gufi, cigni reali: queste sono solo alcune delle centinaia di specie di cui si occupa la Stazione Ornitologica Svizzera, che nel 2024 ha festeggiato i suoi 100 anni di attività.
Fondata il 6 aprile 1924 con l’inaugurazione di una torre di osservazione nei pressi di Sempach, nel Canton Lucerna, e trasformata poi in fondazione nel 1954, la Stazione conta ora 228 dipendenti, circa 2.000 volontari, un budget annuale di circa 30 milioni di franchi e 5 antenne regionali. Tra queste, anche una nel Ticino, coordinata da Arno Schneider e fondata nel 2016 con l’obiettivo di promuovere progetti di monitoraggio e di conservazione nella Svizzera italiana.
GLI ANIMALI PIÙ INTELLIGENTI - Gli uccelli rappresentano una delle classi di animali vertebrati più numerose e studiate al mondo, con quasi 11.000 specie conosciute, dal piccolo colibrì di Elena, lungo soli 5 centimetri, all’albatro urlatore, considerato l’uccello più grande al mondo, la cui apertura alare può arrivare fino a 3,5 metri. Sono presenti praticamente in tutto il Pianeta e frequentano la maggior parte degli habitat naturali, dalle foreste agli ambienti d’alta quota, dalle steppe alle zone costiere, ma sono ovunque anche dove l’impronta dell’uomo si fa più marcata, come le aree agricole e le città. I reperti fossili indicano che gli uccelli propriamente detti ebbero origine durante il Cretaceo, circa 100 milioni di anni fa, ma alcune specie primitive, come Archaeopteryx, abitarono la Terra ancora prima.
La maggior parte degli uccelli è dotata di grande intelligenza: alcune specie in particolare, tra cui corvi e pappagalli, sono considerate tra le più intelligenti di tutti gli animali. Grazie a un fossile unico nel suo genere e straordinariamente ben conservato, scoperto in Brasile nel 2016, uno studio pubblicato nel novembre 2024 sulla rivista scientifica Nature è riuscito a ricostruire il cervello di Navaornis hestiae, un uccello vissuto all’epoca dei dinosauri, circa 80 milioni di anni fa, che rappresenta un collegamento tra l’Archaeopteryx e le specie moderne: un risultato eccezionale, che racconta proprio l’evoluzione dell’intelligenza di questi animali, uno dei misteri più duraturi della scienza. I dati raccolti indicano che questo esemplare aveva già capacità cognitive avanzate, anche se non riusciva ancora a mettere a punto i complessi meccanismi di controllo del volo degli uccelli moderni.
GLI STUDI IN TICINO - Tra i progetti più rilevanti attualmente in corso nella Stazione Ornitologica Svizzera c’è l’attività di monitoraggio degli uccelli nidificanti: a partire dal 1999, ogni anno vengono censiti gli esemplari nidificanti in 267 chilometri quadrati distribuiti su tutta la superficie della Confederazione. In questo modo i ricercatori, con l’aiuto di volontari ben formati, possono seguire l’evoluzione di più di 70 specie di uccelli frequenti e diffusi: in Ticino, i principali sono la passera d’Italia, presente solo qui e nelle valli meridionali grigionesi, la cutrettola, che fa scalo volentieri presso mandrie e greggi di bestiame, e il passero solitario, il cui maschio assomiglia a un merlo colorato di blu.
Il barbagianni è protagonista di uno studio sui fattori che ne influenzano il successo riproduttivo e la sopravvivenza, come disponibilità di cibo, condizioni meteo ed esperienza, mentre il nibbio reale, che negli ultimi anni si è insediato rapidaente in gran parte della Svizzera, sta offrendo l’occasione per comprendere le cause di questo inspiegabile successo, grazie a un vasto campione di esemplari dotati di trasmettitore e a vari esperimenti. In aumento è anche la popolazione di aquila reale: la Stazione Ornitologica, in collaborazione con l’Istituto Max Planck di biologia del comportamento di Radolfzell (Germania) e il Centro di ricerca Konrad Lorenz dell’Università di Vienna, ne studia gli spostamenti nei paesaggi alpini, dove la presenza della specie è molto densa. Un altro progetto interessante riguarda gli effetti degli impianti solari alpini sugli uccelli e gli animali in generale, condotto con l’ausilio di mappature territoriali e il monitoraggio acustico di uccelli, cavallette, pipistrelli e altri.
Coinvolge il Ticino anche il progetto sul culbianco, i cui movimenti vengono tracciati fin dal 2011 per mezzo di geolocalizzatori. Nelle Alpi questa specie nidifica in habitat d’alta montagna minacciati dalle variazioni del clima e dello sfruttamento del terreno, e offre impressionanti prestazioni di volo: gli esemplari che nidificano in Groenlandia riescono a raggiungere la penisola iberica con un volo diretto di 3.000 chilometri, oppure sorvolano l’Islanda e la Gran Bretagna e arrivano nell’Africa subsahariana, dove si rifugiano durante l’inverno boreale. Ciò rende il culbianco molto interessante, poiché riesce ad adattarsi alle condizioni locali delle zone di nidificazione e non, e dei luoghi nei quali si trova a passare durante le sue lunghissime migrazioni.
OCCHI PUNTATI SULLA BIODIVERSITÀ - L’antenna ticinese deve occuparsi anche di studi specifici del suo territorio. Il recupero del bosco rado di Rénalo, per esempio, un bosco storico che è rimasto abbandonato per diversi anni e che ha bisogno di essere riaperto con tagli selettivi, creerà degli habitat preziosi per una varietà di specie. C’è poi il progetto “Viticoltura Sostenibile Ticino”, avviato dal Cantone nel 2023, che mira a creare le basi per una viticoltura ticinese sostenibile: nelle aziende che partecipano vengono implementate diverse misure per proteggere meglio le regioni con un’elevata biodiversità e un alto livello di specie originarie.
Infine, i ricercatori fin dal 2001 sono impegnati nella protezione dello stiaccino, quasi scomparso: questo uccello abita soprattutto nei prati ricchi di fiori ma i suoi nidi, costruiti sul terreno, vengono regolarmente distrutti dalle falciatrici quando il taglio dell’erba avviene troppo presto.