Nuovi progetti

Lugano universitaria:
collaborazione più stretta
fra la città e i suoi tre atenei

Venerdì 8 marzo 2024 circa 5 minuti di lettura
(Foto di Marian Duven)
(Foto di Marian Duven)

Presentate numerose iniziative per integrare le attività del Municipio e quelle di USI, SUPSI e Franklin University. Un nuovo sito, Learn Lugano, fornirà informazioni complete ai ragazzi che vogliono studiare in Ticino
di Paolo Rossi Castelli

Quanto tempo dovrà passare prima che Lugano diventi davvero una città universitaria, strutturata per accogliere i ragazzi anche al di fuori di aule o biblioteche, e non solo una città con tre università (USI, SUPSI e Franklin University)? Questa domanda, che viene ripetuta di continuo, ha ottenuto una risposta importante giovedì 7 marzo, durante una conferenza stampa organizzata da Lugano Living Lab in un luogo simbolico, la sala del Consiglio comunale: ci vorranno ancora diversi anni, almeno fino al 2028 - è stato detto - ma molti progetti hanno preso l’avvio, sulla base delle Linee di sviluppo elaborate dal Municipio nel 2018. E, soprattutto, è diventata molto stretta negli ultimi mesi la collaborazione fra i tre atenei e la Città. L’hanno confermato il sindaco Michele Foletti, il vicesindaco Roberto Badaracco e i responsabili dei tre atenei (Luisa Lambertini, rettrice dell’USI, Franco Gervasoni, direttore generale della SUPSI, e Samuel Martin Barbero, rettore della Franklin University Switzerland).

«Sognavamo già con Marco Borradori questo passaggio a “città universitaria” - ha detto Foletti. - È un’occasione fondamentale per Lugano, una delle pochssime città al mondo di piccole dimensioni (70.000 abitanti) che possono disporre di tre università. Dobbiamo valorizzare al massimo questa opportunità». Ha aggiunto Luisa Lambertini: «Abbiamo tante idee che vogliamo portare avanti con il Municipio. Le università devono avere radici profonde nei territori che le sostengono».
Durante il Medioevo, ha ricordato Samuel Martin Barbero, alcune città come Oxford, Cambridge e Salamanca si sono evolute e ampliate intorno alle loro università, che erano il fulcro di tutto. Adesso agli atenei nati all’interno delle città viene invece chiesto, soprattutto, di contribuire all’innovazione, tecnica e sociale. «La grandezza di una università - ha aggiunto Barbero - si misura non solo in base all’attività di ricerca, ma anche dell’impatto che ha sulla città».

Ma quali sono i progetti per potenziare la connessione fra gli atenei luganesi e il contesto cittadino? «Nei prossimi 4 anni - ha detto Luisa Lambertini - vorrei sviluppare sempre più il concetto di Campus universitario all’interno di una città universitaria... Un contributo molto importante potrà arrivare dal progetto Matrix, nato per creare sull’area dell’ex-Macello una residenza per studenti a prezzi contenuti, con molti altri servizi, che dovranno essere vivi sempre, anche la sera e la notte, sabato e domenica compresi: un luogo di incontro continuo fra i ragazzi, i professori e la città, con attività gestite anche direttamente dagli studenti. Insomma, un "polmone di vita" dell’università, in cui ci saranno eventi aperti a tutti. Già l’anno scorso, in verità, su 250 iniziative organizzate dall’USI, 140 erano accessibili anche al pubblico».

Conferma Foletti: «Vogliamo dedicare all’università un quartiere di Lugano, coinvolgendo la zona intorno al Campus Est (in via La Santa a Viganello), dove già USI e SUPSI hanno i loro istituti di ricerca, aule, attività». A questo proposito Luisa Lambertini ha chiesto all’Accademia di Architettura di preparare una serie di proposte, per fare in modo che le zone adiacenti al Campus Est, ma anche al Campus ovest (con l’ingresso principale in via Giuseppe Buffi) possano diventare, in futuro, luoghi di sviluppo sociale. «Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna - spiega Lambertini - questo modello esiste da sempre, ma in genere i Campus universitari sono fuori dalle città. Noi, invece, abbiamo la possibilità di averlo dentro Lugano».

Ma l’impatto degli atenei si manifesterà anche in altri quartieri. «La Città della musica è un sogno che si realizzerà nel 2027/28 - ha detto Franco Gervasoni. - Lì si trasferirà il Conservatorio, che è un istituto affiliato alla SUPSI, e prenderà il posto degli studi radiofonici di Besso. La Città ha avuto un ruolo fondamentale in questo progetto, pensato e preparato da tanto tempo. Ma c’è anche un altro sogno che prenderà forma, anche se più tardi (probabilmente nel 2032): il nuovo Campus SUPSI nella zona della stazione. Ne parliamo da 14 anni! Lì trasferiremo circa 2’000 studenti che attualmente sono a Manno. Il nuovo Campus diventerà il motore dello sviluppo di tutto il “mondo” che gravita intorno alla stazione di Lugano.

Su versanti diversi, comunque, ci sono anche molti altri progetti, già attivati, di collaborazione fra gli atenei e la Città. Uno, molto pratico e utile, immediato, è un nuovo portale dedicato ai ragazzi che vogliono trasferirsi a Lugano, per studiare. Il sito si chiama Learn Lugano e contiene un gran numero di informazioni, raggiungibili all’indirizzo https://learn.lugano.ch/

E poi, fra i tanti, c’è il Punto Digitale: un progetto sperimentale che offre assistenza individuale gratuita ai cittadini che non hanno dimestichezza con computer, cellulare, tablet e internet.

Un notevole successo ha riscosso anche il progetto Cultura e Salute, ideato nell’ambito della partnership triennale fra la Città di Lugano e IBSA Foundation per la ricerca scientifica. In particolare è stato organizzato un corso universitario, insieme alla Facoltà di scienze biomediche dell’USI, per illustrare i forti collegamenti, dimostrati da un numero sempre crescente di studi, fra le attività culturali e il benessere fisico e psicologico. Le lezioni erano aperte, gratuitamente, anche al pubblico esterno, che è accorso in gran numero. «È un progetto unico, a livello svizzero ed europeo - ha commentato Badaracco. - In passato non si era mai affrontato questo tema su basi scientifiche così solide». Con l’anno accademico 2024-2025 il corso sarà alla sua quarta edizione.