Martinetti: «La ricerca EOC
va sostenuta anche
con finanziamenti pubblici»
Appello del direttore generale dell’Ente. A San Gallo, Friburgo e Lucerna, dove sono presenti ospedali di formazione universitaria (come quelli ticinesi), i cantoni intervengono, a differenza di quanto avviene in Ticinodi Paolo Rossi Castelli
Quando si parla di ricerca scientifica in Ticino il pensiero corre subito all’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) e all’Istituto oncologico di ricerca (IOR), affiliati all’Università della Svizzera italiana (USI): due strutture di alto valore, che hanno creato un’associazione, Bios+, e condividono lo stesso palazzo, inaugurato tre anni fa in via Chiesa a Bellinzona. Ma in quel palazzo sono attivi anche i sette Laboratori di ricerca traslazionale (LRT) dell’Ente ospedaliero cantonale, impegnati in studi molto avanzati, e l’EOC ha una ricchissima “produzione” anche di ricerca clinica: quella, cioè, che si esegue al letto del paziente (sperimentando, ad esempio, nuove terapie, o particolari tecniche chirurgiche e diagnostiche), mentre la ricerca traslazionale si fa in laboratorio, ma è pensata per arrivare il più presto possibile alla pratica clinica in ospedale.
Non tutti sanno com’è articolato il complesso mondo della ricerca all’EOC, e l’occasione per parlarne si è presentata nei giorni scorsi durante una conferenza stampa che era stata organizzata, in realtà, per illustrare il forte impatto economico che l’EOC ha sull’intera economia ticinese. Ma ben presto il discorso è scivolato sulle attività di ricerca scientifica (elemento fondamentale dell’impatto economico...), censite dall’istituto BAK Economics che, su incarico dell’Ente ospedaliero, ha preparato un ampio rapporto esteso a tutta l’attività delle strutture ospedaliere dell’EOC (ricerca, ma anche cura dei pazienti e formazione del personale), che nel 2023 hanno sviluppato una produzione lorda complessiva (questo il termine tecnico) di 983 milioni di franchi.
I LABORATORI DI BELLINZONA - Parlavamo dei Laboratori di ricerca traslazionale, presenti nel palazzo di Bios+, accanto a quelli dell’IRB e dello IOR. La loro attività è rivolta soprattutto all’aspetto rigenerativo (alla rigenerazione di organi e tessuti), nelle sue varie articolazioni (cardiologia: riparare i danni dopo l’infarto; neurologia: frenare la morte cellulare in malattie come Parkinson e Alzheimer; ortopedia: sostituire le cartilagini usurate con materiali biologici prelevati dallo stesso paziente).
GLI STUDI CLINICI - Ma l’EOC ha anche, come dicevamo, un’attività molto intensa di ricerca clinica, in collaborazione con la Facoltà di scienze biomediche dell’USI. «Questa attività - spiega il direttore generale dell’EOC Glauco Martinetti - l’anno scorso si è espressa in ben 771 lavori (comprendendo anche quelli della ricerca traslazionale), pubblicati sulle riviste scientfiche internazionali. Dunque, siamo impegnatissimi nella ricerca, ma non riceviamo, in questo ambito, nessun finanziamento da parte del Cantone, al contrario di quello che invece avviene a San Gallo, Friburgo e Lucerna, dove sono presenti gli altri ospedali, come i nostri, di formazione universitaria».
I COSTI - Quanto “costa” la ricerca biomedica dell’EOC? L’anno scorso i numerosissimi studi sono stati finanziati grazie a 11.1 milioni di franchi, in arrivo dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca, da Fondazioni private e dalle aziende farmaceutiche con cui l’EOC ha firmato accorti per la sperimentazione di nuove terapie, secondo protocolli molto rigorosi. In più, l’EOC ha finanziato direttamente con circa 1.7 milioni di fondi propri le infrastrutture, come la Clinical Trial Unit (una rete interna di supporto tecnico e amministrativo per i ricercatori), la Biobanca e l’affitto dei laboratori nel palazzo di Bios+. «Soprattutto per lo sviluppo futuro - precisa Martinetti - non riusciremo più ad avere investimenti in ricerca, se non verremo sovvenzionati dall’Ente pubblico. Sappiamo bene che questo è un periodo in cui vengono chiesti risparmi, e nel 2024, oltre al contributo di 2 milioni di franchi che abbiamo sempre versato al Cantone, ne aggiungeremo anche altri 3.8. A questi importi si sommano le spese per la ricerca (quel milione e 700mila) che in altri cantoni sono invece sostenute dalla parte pubblica. Come dicevo, questa situazione dovrà cambiare, in un cantone che si appresta a realizzare, in futuro, un ospedale universitario».
L’assenza di sovvenzioni costringe i ricercatori a dipendere dai fondi esterni per una percentuale, nel caso del Laboratori di ricerca traslazionale, che sfiora il 70%, ed è nettamente più alta rispetto a quella della altre strutture di ricerca, dove si oscilla mediamente intorno al 50%. Questa competitività esasperata (doversi conquistare, appunto, il 70% dei soldi necessari) crea maggiore incertezza, inevitabilmente, nei gruppi di ricerca, con il rischio di non riuscire ad attrarre in modo costante gli elementi migliori, in un “mercato” che è assolutamente internazionale.
IL RUOLO DELL’USI - Il futuro dei LRT dipenderà, in ogni caso, anche dalle trattative con l’Università della Svizzera italiana, che sono state avviate già alcuni mesi fa, per un maggiore coinvolgimento delle istituzioni accademiche. «Stiamo collaborando con l’USI - ha confermato Martinetti. - C’è una volontà di continuare».
La rete di collaborazioni da parte dei LRT si estende anche verso altre direzioni. In particolare, il group leader di uno dei Laboratori di ricerca traslazionale, Matteo Moretti, è stato chiamato a dirigere il primo progetto (sulla medicina rigenerativa) che verrà avviato dal nuovo Centro di competenze sulle Life Sciences, di cui anche l’USI fa parte, insieme ad altre istituzioni pubbliche e aziende private, nell’ambito dello Switzerland Innovation Park Ticino.
In più, come si legge nel Rapporto dell’istituto BAK Economics, “oltre alle collaborazioni dell’EOC a livello cantonale, si è fatto un notevole sforzo, oggi ancora in corso, per avviare e far crescere collaborazioni di ricerca anche a livello nazionale, ad esempio con il Politecnico federale di Zurigo e gli Istituti dell’ETH Domain, quali il Paul Scherrer Institut (PSI) e l’Empa (Swiss Federal Laboratories for Materials Science and Technology).
STUDI DI ALTO LIVELLO - «La qualità della ricerca EOC è costantemente cresciuta negli ultimi anni - spiega Alessandro Ceschi, capo dell’Area formazione medica e ricerca (AFRi) e membro della direzione generale dell’EOC - come dimostra anche l’alto ranking (classifica) delle riviste su cui pubblichiamo (il 50 per cento degli studi firmati EOC è finito l’anno scorso in riviste che, nel loro settore, si trovano nel primo “quartile”, come si dice in gergo, cioè sono le più citate e affermate). Anche numericamente la produzione scientifica dell’EOC, includendo quella clinica e quella traslazionale, è cresciuta in modo elevatissimo. Rispetto al 2012 abbiamo quadruplicato il numero di pubblicazioni, secondo PubMed (la principale banca dati internazionale di biomedicina, ndr) e l’abbiamo raddoppiato, in particolare, dal 2019 al 2023».
Anche secondo Ceschi è necessaria una crescita dei finanziamenti: «I benefici che derivano dalle attività di ricerca - spiega - sono molteplici: aumentano le possibilità di innovazione, la qualità delle cure e la capacità di attrarre profili medici di alto livello, in un ambito strategico importantissimo per il futuro».