medicina rigenerativa

Idrogel e cellule staminali
per evitare la paralisi dopo
un trauma al midollo spinale

Lunedì 12 febbraio 2024 circa 6 minuti di lettura
(Foto dell’agenzia Shutterstock)
(Foto dell’agenzia Shutterstock)

Tecnica messa a punto da Regenera, ospitata dall’USI Startup Centre. Essenziale intervenire entro 24 ore dalla lesione. Primi esperimenti positivi, per ora, sugli animali. Intervista al fondatore Giuseppe Perale
di Camilla Stefanini

La sfida, sia dal punto di vista scientifico che da quello economico-finanziario, è molto ardita: trovare il modo per evitare che subentri una paralisi permanente dopo una lesione del midollo spinale. A lanciarla è una startup, Regenera SA, con sede a Lugano. Nata nel 2022, porta la firma di Giuseppe Perale, già cofondatore della IBI SA (un’altra ex-startup, ora azienda consolidata ticinese), e presidente di Swiss Medtech Ticino (l’associazione che riunisce le aziende impegnate nel settore delle tecnologie per la medicina).

Regenera punta, come suggerisce il nome, a rigenerare il tessuto nervoso del midollo spinale danneggiato da un trauma. Circa il 99% delle lesioni spinali - spiega lo staff della startup - è di origine traumatica, ovvero è dovuto a incidenti stradali, sportivi o lavorativi. La lesione si verifica quando vengono danneggiate le vertebre e le vie nervose (il midollo spinale) ospitate all’interno del canale formato dalle vertebre stesse.
Le conseguenze variano in base alla gravità del trauma, e spaziano dal dolore cronico, nella migliore delle ipotesi, fino alla paralisi, parziale o completa. Per quest’ultima oggi non esiste ancora una cura efficace e risolutiva. Una lunga e costante riabilitazione può infatti portare solo a un parziale consolidamento delle funzioni motorie e sensoriali residue non perdute, ma il recupero è di fatto impossibile, nel caso di traumi gravi del midollo spinale. Sono in corso numerosi progetti di ricerca, in Svizzera e nel mondo, per cercare di fare in modo che gli impulsi nervosi tornino ad arrivare alla muscolatura delle gambe e delle braccia (il Politecnico federale di Losanna è particolarmente avanzato in questo settore). Ma anche se qualche risultato positivo comincia ad arrivare, resta ancora una lunga serie di ricerche da sviluppare.

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Un’altra strada, tentata da pochissime aziende, tra cui Regenera, è invece quella di intervenire con farmaci innovativi, o cellule staminali, immediatamente dopo il trauma, comunque entro 24 ore: prima, cioè, che i meccanismi "riparatori" subito attivati dall’organismo (in pratica, la crescita di tessuto cicatriziale) blocchino la possibilità, per le fibre nervose lesionate, di rigenerarsi, determinando in questo modo la paraplegia o tetraplegia (è, per così dire, un "errore" del sistema). 

«Noi miriamo proprio a intervenire in quel breve intervallo di tempo - conferma Perale (che ha anche un incarico alla Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana, dove insegna ingegneria dei tessuti). -  Vogliamo, infatti, sviluppare un presidio di medicina d’urgenza basato su una tecnica di natura biologica che permetta la rigenerazione locale del tessuto nervoso danneggiato, direttamente con l’ausilio delle cellule staminali del paziente stesso».
La tecnologia proposta da Regenera si basa su un biomateriale, chiamato “idrogel”, che serve per contenere una combinazione di cellule staminali mesenchimali e di cellule immunocompetenti prelevate dal tessuto adiposo del paziente e mantenute poi in vita nello spazio circostante alla lesione spinale. «Iniettate sopra il sito danneggiato del midollo spinale - spiega Perale - le cellule staminali agiscono rilasciando fattori anti-infiammatori e trofici (ovvero in grado di permettere la sopravvivenza delle cellule e  stimolarne la crescita). Tutto questo, negli esperimenti sugli animali, ha portato alla riduzione dell’infiammazione del tessuto danneggiato e ne permesso poi la riparazione spontanea. Insomma, gli studi condotti finora hanno mostrato come questo approccio fermi, nei modelli animali, la cascata di eventi biologici che altrimenti porterebbero al danno permanente del midollo spinale, quali emorragia locale e distruzione della rete di assoni neuronali (i sottili filamenti delle cellule nervose, ndr) e delle membrane cellulari, seguiti da cicatrizzazione del tessuto con perdita della capacità di tradurre il segnale».  

Regenera è incubata, come si dice in gergo, dall’USI Startup Centre. «La nostra azienda - spiega Perale - è ancora a livello embrionale. Di fatto siamo operativi appena dal luglio 2022, ma ci basiamo su 10 anni di ricerca universitaria». I primi risultati sono apparsi promettenti: topi incapaci di usare gli arti inferiori in seguito a un trauma spinale, hanno recuperato l’uso delle zampe posteriori e della coda. Ma, certo, molto impegno sarà ancora necessario per passare poi alla sperimentazione sugli esseri umani. 

Regenera, in realtà, è formata da due società collegate: una a Lugano, come dicevamo, e una a Vienna (Regenera GmbH). «Abbiamo necessità di una sede nell’Unione europea - dice Perale - per lavorare meglio con partner della UE: in primis il Boltzmann Institute di Vienna, l’Istituto Mario Negri di Milano, la Paracelsus Medical University di Salisburgo e il Politecnico di Milano. La sede in Ticino, invece, permette di ottenere i benefici del sistema svizzero, molto più lineare e veloce, e di mantenere le connessioni con USI ed Ente Ospedaliero Cantonale, e con i diversi centri di ricerca e riabilitazione in ambito spinale, tra i quali il centro di Nottwil. È un dato di fatto che la Svizzera sia un terreno più fertile per le startup, altrimenti non avrei ripetuto l’avventura dopo IBI SA».

Nel 2022 Regenera ha ricevuto dalla Commissione Europea un “Seal of Excellence” presentato nell’ambito dell’European Innovation Council (EIC) Accelerator Program, ovvero un certificato che attesta la qualità delle proposte progettuali delle aziende, mettendole in evidenza nel contesto di programmi di finanziamento europei e nazionali.

Per potersi presentare sul mercato, Regenera dovrà affrontare tre passaggi fondamentali, previsti per i prossimi quattro anni: innanzitutto, la tecnologia dovrà ottenere da parte dell’EMA (European Medicines Agency) lo status di “farmaco orfano”, ovvero una terapia potenzialmente utile per trattare condizioni patologiche rare o poco frequenti (come per fortuna sono le lesioni spinali). Questo status permetterebbe infatti di ottenere l’accesso a un percorso specifico per la ricerca clinica. «La candidatura è già in corso - dice Perale. - Se tutto procede bene, dovremmo ottenere la designazione entro quest’anno».
Il secondo passo sarà la raccolta di capitali e l’avviamento di un’unità di produzione che sia conforme alle Buone Pratiche di Fabbricazione (Good Manufacturing Practice – GMP), e quindi consenta di ottenere anche questa certificazione (GMP, appunto). «Infine - conclude Perale - nel corso dei successivi due anni puntiamo a cominciare a testare i nostri prodotti in ambito clinico». È il passaggio cruciale, la sfida decisiva.