Primati

Da Lugano al mondo
la più grande associazione
europea di oncologi medici

Lunedì 4 marzo 2024 circa 7 minuti di lettura
La sede della European Society for Medical Oncology - ESMO in via Ginevra a Lugano (foto di Eugenio Celesti)
La sede della European Society for Medical Oncology - ESMO in via Ginevra a Lugano (foto di Eugenio Celesti)

In un palazzo di via Ginevra ha la sede ESMO, con 35’000 associati. Solo la statunitense ASCO raccoglie un numero maggiore di oncologi medici. Un "impero" nato negli anni ’90 in un piccolo ufficio di Besso (e a Nizza...)
di Simone Pengue

Tutto è cominciato nei saloni dell’albergo Negresco, lussuoso emblema della Promenade des Anglais di Nizza, in Francia. Qui, nei primi anni Settanta, un gruppo di medici francesi si riuniva per discutere di una branca della medicina ancora poco apprezzata: l’oncologia. È nata così, un passo alla volta, l’associazione European Society for Medical Oncology - ESMO (in italiano “Società europea di oncologia medica”), che oggi riunisce la maggioranza dei medici oncologi in Europa e moltissimi nel mondo, e ha la sede a Lugano, in via Ginevra, in un palazzo di tre piani in cui lavorano più di 150 persone. 

Attualmente ESMO ha 35’000 associati ed è la seconda più grande organizzazione del settore, dopo la statunitense ASCO (American Society of Clinical Oncology). Dai suoi uffici direttivi e finanziari in Ticino si snodano sedi in molti Paesi di tutto il mondo. L’associazione organizza ogni anno un congresso internazionale che conta oltre 30’000 partecipanti, durante il quale vengono spesso presentate novità rilevanti della ricerca oncologica. Inoltre, si occupa di pubblicare un’importante rivista accademica, gli Annals of Oncology. L’attività congressuale si esprime anche attraverso decine, o forse centinaia, di altri incontri, convegni, seminari e corsi di aggiornamento, generando un altissimo giro di denaro, in parte legato all’attività “alberghiera” che ruota intorno a queste manifestazioni, come l’organizzazione dei viaggi e dei soggiorni. Questo vero e proprio colosso, che si regge sulle quote degli associati e sui proventi legati alle attività congressuali, non ha fini di lucro, pur avendo la struttura (e forse, per certi aspetti, anche la mentalità) di una grande azienda. Ma come mai tutto questo viene “governato” da Lugano?

Per cercare una spiegazione dobbiamo tornare ai primi decenni che seguono la Seconda Guerra Mondiale. In quel periodo, per quanto oggi possa sembrare strano, l’oncologia faticava a essere accettata come una vera specialità medica, e i centri universitari, paradossalmente, ne frenavano lo sviluppo. «I primari di altre specialità non volevano avere qualcuno di nuovo che portava via i pazienti - racconta Franco Cavalli, presidente onorario di ESMO. - Come capita spesso, le università erano molto conservatrici in questo. Per esempio, non permettevano agli oncologi medici di avere dei letti a propria disposizione». Il Ticino invece, privo di università (l’USI è stata fondata solo nel 1996), forniva l’ecosistema giusto: «Qui - continua Cavalli - ho potuto creare dei reparti di degenza di oncologia che mi sono serviti per fare quello che nei centri universitari era impossibile, cioè studi sui nuovi farmaci». La Svizzera, in quel momento storico, riusciva comunque a ricoprire un ruolo di primo piano nell’acerba ricerca oncologica mondiale. I metodi di ricerca presenti nella Confederazione e i risultati sulla cura dei linfomi hanno permesso a Franco Cavalli di inserirsi rapidamente in questo piccolo gruppo di medici francesi radunati dal celebre Georges Mathé all’hotel Negresco. 

Di anno in anno, il raduno nizzardo ha attirato sempre più persone, fino ad assumere un carattere internazionale. È a questo punto, verso la fine degli anni Ottanta, che i membri di ESMO hanno preso l’iniziativa di aprirsi all’Europa e organizzare il primo vero congresso fuori dai confini francesi. Franco Cavalli, che poteva vantare l’esperienza di aver già messo in piedi con successo diverse edizioni di un convegno sui linfomi dai caratteri simili, ha colto la palla al balzo e ha proposto Lugano come luogo d’incontro, sobbarcandosi gli oneri organizzativi. «Il congresso dell’ESMO era ancora piccolo - ricorda Cavalli. - C’erano tra i 500 e i 600 partecipanti. Era tutto fatto “in casa”: il programma veniva stampato dalla tipografia di mio fratello, e mio papà teneva la contabilità». Dopo la prima edizione luganese del 1988, il Congresso di ESMO si è riproposto nel 1990 a Copenaghen e ha accolto il doppio dei partecipanti. 

Mentre ESMO stava raccogliendo sempre più attenzioni, il consiglio d’amministrazione ha preso quella che Franco Cavalli definisce una «decisione fondamentale, a sorpresa: avere una rivista nostra».  Grazie al piccolo, ma efficiente, apparato organizzativo già messo in piedi a Lugano, la redazione della rivista di ESMO Annals of Oncology è stata posta a Besso. Franco Cavalli, promotore dell’iniziativa e de facto fondatore del giornale, ne è diventato direttore. Racconta che «la prima redazione era uno sgabuzzino non lontano da dove c’è la radio. Era stato un mio paziente a procurarmi il contatto per il locale, pagavamo poco o niente. Era così piccolo che quando c’eravamo sia io che la segretaria facevamo fatica a starci. Quindi svolgevo nel mio ufficio in ospedale la maggior parte del lavoro redazionale». Nei suoi primi anni, la rivista si è fatta conoscere nella comunità scientifica grazie alla collaborazione di medici e ricercatori di respiro internazionale, «ma anche grazie a una breve sezione di 4 o 5 pagine di notizie dal mondo dell’oncologia, come se fosse “gossip”. E piaceva molto» - confessa Cavalli.

ESMO, tra gli anni Novanta e Duemila, è diventata un riferimento per gli oncologi, di pari passo con la crescita della disciplina stessa. Parallelamente, anche le case farmaceutiche, che all’inizio degli anni Settanta non si interessavano al mercato, iniziarono a vedere le terapie oncologiche come un’enorme opportunità commerciale, spinte dagli incoraggianti risultati della ricerca. I metodi terapeutici si stavano rivelando efficaci, con i decessi in diminuzione e gli effetti collaterali ridimensionati. «C’è stato questo boom dell’oncologia medica, che si è riverberato anche su ESMO», commenta il presidente onorario. L’entusiasmo ha coinvolto sempre più medici ed ESMO, rafforzata la propria caratura, ha cominciato ad alzare la voce per il riconoscimento del titolo di oncologia medica. «Questa è stata una delle grandi battaglie di ESMO - ricorda Cavalli - e oggi l’oncologia medica è diventata una specialità riconosciuta». Contemporaneamente, l’associazione ha elaborato un esame di certificazione che, seppur inizialmente non aveva alcun valore legale, contribuiva ad attirare giovani medici e a dare garanzie alle cliniche. Oggi, invece, il certificato di ESMO è abilitante per la professione di medico oncologo in molti Paesi, tra i quali la Svizzera. 

Le attuali dimensioni di ESMO sono tali da permetterle di dialogare direttamente con gli attori politici di tutto il mondo. Il trattamento dei tumori è infatti anche una questione pubblica, sia in termini di prevenzione che di strumenti di cura. In Europa le infrastrutture per la lotta contro il cancro stanno diventando sempre più fragili. La popolazione invecchia, i tumori aumentano, i medici sono quindi sempre più sotto pressione, mentre i costi vanno alle stelle. Ma chi ne risente, alla fine, rischia di essere il paziente. Stanchi della difficile situazione, l’associazione ha annunciato, a seguito del congresso generale ESMO conclusosi il 24 ottobre 2023 a Madrid, di scrivere il proprio Public Policy Manifesto (“Manifesto di politica pubblica”) per rendere note le necessità dell’oncologia agli organi politici. La speranza è che i parlamentari europei che saranno eletti nel 2024 sappiano ascoltare i lamenti degli oncologi e li tengano in considerazione per attuare lo Europe’s Beating Cancer Plan (“piano dell’Europa per sconfiggere il cancro”), un’ampia strategia del Parlamento Europeo per ridurre l’impatto di questa malattia.
Il Manifesto si articola in cinque punti, volti a rinforzare la prima linea della lotta contro il cancro, che vanno dalla formazione alla ricerca, dalle misure di prevenzione al sostegno dei Paesi meno abbienti, o in stato di emergenza.

La European Society for Medical Oncology è un’associazione di categoria con una forza e specializzazione tali da poter avere un impatto significativo sulle vite di tutti noi. La visibilità a livello internazionale è molto alta. In Ticino, invece, l’associazione tiene un profilo basso. E ben poche persone, passando davanti a quella targa - ESMO - si rendono conto pienamente di quello che significa...