“Caccia” aperta agli Starting Grant,
i finanziamenti che cambiano
la carriera dei giovani ricercatori
Il Fondo Nazionale Svizzero ha appena lanciato il bando per il 2025. Ogni vincitore può ottenere 1.8 milioni di franchi, da utilizzare in cinque anni per avviare un proprio laboratorio. Accolto solo il 12% delle domandedi Simone Pengue
La strada per diventare professori universitari è lunga e tortuosa. Uno dei passi decisivi è riuscire a costruirsi una squadra e diventare group leader, ovvero capogruppo. Per farlo servono soldi, non pochi, per pagare stipendi ed eventuali materiali come reagenti chimici. Il maggiore strumento svizzero dedicato a questo scopo è lo Starting Grant (in italiano Bando per iniziare) del Fondo Nazionale Svizzero (SNF), che ha appena aperto le candidature per il 2025. Se le cose andranno in modo simile allo scorso anno, circa 500 giovani ricercatori di qualunque settore con curricula di prim’ordine presenteranno i propri progetti, ma solo il 12% circa riuscirà a vedere i propri sogni concretizzarsi e ottenere i fondi per far partire il proprio gruppo. La posta in gioco è alta e la competizione serratissima: «Sono i talenti migliori della Svizzera e di solito i loro progetti di ricerca sono di livello molto alto» - commenta il responsabile della divisione carriere SNF Marc Zbinden.
È dal 1999 che l’SNF elargisce fondi per supportare i giovani nell’avvio del proprio gruppo di ricerca, ma lo Starting Grant è uno strumento sviluppato di recente, dopo l’esclusione della Svizzera dai prestigiosi programmi dell’European Research Council (ERC), nel 2021. «In tale contesto - spiega Marc Zbinden - abbiamo ricevuto il mandato della Confederazione di stabilire misure transitorie per compensare questa situazione. In pratica, dovevamo replicare l’”ERC Starting Grant” per i ricercatori giovani, con l’idea che, in caso di riassociazione della Svizzera ai programmi dell’Unione Europea, chi si candidava per un finanziamento da SNF potesse trasferire la richiesta ERC senza sforzi eccessivi». In questo momento, la situazione con la UE per i programmi di ricerca resta relativamente instabile, nonostante i recenti riavvicinamenti, quindi l’SNF Starting Grant è ancora un’importante risorsa per l’accademia Svizzera.
«L’obiettivo di questi strumenti - ribadisce Zbinden - è sempre stato quello di permettere ai giovani ricercatori di guidare un progetto di ricerca e un gruppo in modo indipendente». La Confederazione stanzia tra 105 e 115 milioni di franchi l’anno per questo programma, e ciascuno degli assegnatari può ottenere 1,8 milioni di franchi. «Queste risorse, cinque anni con finanziamenti sostanziali, dovrebbero aiutare gli accademici a contribuire in modo significativo al loro campo di ricerca - dice Zbinden. - La maggior parte dei beneficiari di uno Starting Grant non ha una posizione permanente al momento della domanda (sono assistenti senior o professori assistenti). L’obiettivo è che diventino scienziati leader nel loro settore, con una posizione stabile, per mantenere la Svizzera in prima linea nella scienza e nell’innovazione». Una strategia che in questi 25 anni di supporto ai giovani sta dando ottimi frutti, con il 79% dei vincitori che ha successivamente ottenuto un posto di professore stabile al termine del finanziamento.
L’edizione 2025 presenterà alcune piccole ma importanti modifiche ai criteri di selezione rispetto alle precedenti, come illustra il funzionario dell’SNF: «Da quest’anno non è possibile fare domanda dall’estero, ma bisogna avere un legame con la Svizzera, e non si può presentare la domanda se si è già ricercatori affermati. Per esempio, se si è professori ordinari e si è già stati beneficiari di un finanziamento SNF, non si è idonei per uno Starting Grant».
LE SELEZIONI - La valutazione delle candidature è svolta in due fasi attraverso un comitato composto da professori svizzeri e internazionali di lungo corso, provenienti da varie discipline e selezionati direttamente da SNF con il compito di supervisionare una serie di commissioni disciplinari. In totale, per il SNF Starting Grant sono state create nove commissioni stabili, delle quali tre specializzate nelle discipline umanistiche e sociali, tre nel cosiddetto settore MINT (matematica, informatica, scienze naturali e tecnologia) e tre nella biomedicina. La prima selezione si basa sul dossier inviato da ciascun candidato, mentre la seconda è una presentazione orale di fronte alla commissione, seguita da un’intervista. Infine, la scelta viene discussa internamente dalla commissione senza che la segreteria dell’SNF interferisca col processo decisionale, limitandosi invece ai ruoli di amministrazione e coordinamento. In base ai suoi anni di esperienza, Marc Zbinden nota che «un errore tipico, facile da evitare, è quello di non leggere le linee guida e iniziare solo 24 ore prima della scadenza a guardare il portale del SNF per la candidatura. Una scadenza è una scadenza, e il portale di applicazione chiude alle 17:00 in punto. Se si è in ritardo, è troppo tardi. Se non si seguono le linee guida si rischia che la domanda venga rifiutata».
LA SITUAZIONE ALL’USI - All’Università della Svizzera Italiana (USI) e negli istituti affiliati ci sono attualmente cinque giovani ricercatori che conducono alcuni progetti finanziati da questa prestigiosa borsa - in filosofia, informatica, letteratura e biologia. Tra questi figura Arianna Calcinotto, professore assistente presso l’Istituto Oncologico di Ricerca (IOR) di Bellinzona, che guida un gruppo di ricerca specializzato nel rapporto tra sistema immunitario e tumori. Nel 2023 ha ottenuto uno SNF Starting Grant con un progetto partito a gennaio 2024 e volto a capire come i batteri del microbiota, ovvero quelli naturalmente presenti dentro al corpo umano che contribuiscono al suo corretto funzionamento, possano essere utili per guidare il sistema immunitario contro i tumori.
Arianna Calcinotto Ingrandisci la foto
Professoressa Calcinotto, come sta andando questo progetto?
«Dopo circa un anno il progetto sta prendendo forma. Siamo riusciti a individuare tutte le figure chiave di cui avevamo bisogno. Quattro persone sono state reclutate grazie a questo finanziamento, con competenze disciplinari diverse: una giovane dottoranda, due ricercatori più senior (postdoc), che arrivano da esperienze internazionali (uno americano che si è formato in Canada, e una inglese che ha svolto il suo dottorato all’Imperial College di Londra), e un’ingegnera matematica, necessaria per il supporto computazionale. Dopo un intenso lavoro iniziale per mettere a punto le metodiche, ora il progetto sta navigando nella giusta direzione e stiamo cominciando a raccogliere dati davvero innovativi».
Qual è l’”impatto” sulla carriere dell’SNF Starting Grant?
«Il significato dell’SNF Starting Grant per una giovane ricercatrice è notevol, per due motivi principali. Da un lato, rappresenta un’opportunità finanziaria straordinaria: un finanziamento così generoso per cinque anni offre stabilità e ampio respiro al gruppo di ricerca. Dall’altro, si tratta di un riconoscimento prestigioso, una sorta di marchio di qualità. Vincere questo grant su un proprio progetto significa che i revisori – professionisti altamente qualificati – hanno giudicato la proposta di ricerca come valida e meritevole di sostegno».
Il suo laboratorio, in realtà, era partito già da qualche anno...
«Il nostro laboratorio ha iniziato a prendere forma a fine 2019 grazie a un primo finanziamento. Tuttavia, è stato l’SNF Starting Grant a dare davvero impulso e struttura al laboratorio. Inizialmente eravamo un piccolo gruppo, ma questo finanziamento ha dato una nuova energia alla nostra realtà, permettendoci di crescere fino a dodici persone. In realtà, avevo già tentato di ottenere l’SNF Starting Grant nel 2022, ma senza successo».
Che cosa è andato storto nella sua prima candidatura all’SNF Starting Grant?
«Ho capito che non era stato il mio profilo a non essere valido, ma la mia proposta di progetto».
E quindi cosa ha fatto?
«Non mi sono arresa e ho cambiato completamente la proposta».
Da dove è nata l’idea che si è poi rivelata vincente?
«L’idea vincente non ha un momento preciso di nascita, è sempre stata lì, come una scintilla latente. Con il tempo, e grazie ai risultati preliminari che accumulavamo in laboratorio, quella che inizialmente sembrava quasi una fantasia fantascientifica ha iniziato a diventare concreta. L’idea si è gradualmente delineata, mentre raccoglievamo i primi dati sperimentali. È un po’ come avere un’intuizione insolita che ti colpisce dopo aver letto qualcosa. Allora provi a fare qualche piccolo esperimento cruciale per vedere se quell’intuizione può davvero sostenere un’intera linea di ricerca. I risultati ti confermano che sei sulla strada giusta e, allo stesso tempo, sono proprio quei dati sperimentali a raffinare e a orientare l’idea iniziale, quasi fossero loro a indicare la direzione».
A questo punto, oltre all’idea, che cosa le ha permesso di rientrare nella piccola percentuale di vincitori tra tanti candidati meritevoli?
«Oltre all’idea, credo che il vero fattore decisivo sia stato il colloquio. In quella fase finale ci si confronta con candidati di alto livello, con curriculum eccellenti e progetti molto validi, quindi le differenze tra i progetti, sulla carta, sono minime. Così, tutto si gioca sulla presentazione davanti alla commissione. Ritengo che sia stata fondamentale la capacità di entrare in sintonia con gli esaminatori, riuscendo a rendere il progetto comprensibile e coinvolgente, al punto da farli partecipare al processo creativo».
Che consiglio darebbe a chi sta provando ora a candidarsi per l’SNF Starting Grant 2025?
«Il mio consiglio è di concentrarsi, durante il colloquio, su due aspetti fondamentali. Per prima cosa, evidenziare con chiarezza la reale innovazione che il progetto introduce, spiegando cosa lo rende unico e rilevante. In secondo luogo, far capire perché questo progetto richiede specificamente il sostegno dell’SNF Starting Grant e non potrebbe essere realizzato con un qualsiasi altro finanziamento. Questa distinzione è essenziale per dimostrare il valore aggiunto del grant rispetto ad altre risorse disponibili».
In questo momento, con il bando 2025 appena pubblicato, centinaia di giovani ricercatori stanno scrivendo la propria candidatura. Lei come ricorda quei giorni?
«Li ricordo come un periodo estremamente intenso. Da un lato, devi continuare a gestire le attività quotidiane: il laboratorio, il gruppo, i progetti in corso. Dall’altro, però, devi trovare la lucidità e l’energia per scrivere una candidatura che sia davvero convincente e coinvolgente. È una sfida impegnativa, in cui è necessario bilanciare il lavoro corrente con il pensiero strategico e la creatività richiesti per progettare qualcosa di unico».