Parole che curano, lezione 3
Maurizio Gallucci: «La lettura rimedio anti-calo cognitivo»
di Valeria Camia
Leggere un romanzo d’amore e provare emozioni forti; un libro di avventura e arrivare a sentirsi protagonisti; un libro di storia e meravigliarsi del passato; un libro di scienza e provare curiosità per il futuro: la lettura ci fa stare bene, ci rilassa e può generare in noi emozioni piacevoli. Ma c’è di più: un recente studio condotto nel Nord Est d’Italia ha dimostrato che la lettura, combinata all’attività fisica, può aiutare anche a contrastare la fragilità in persone con decadimento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment, in inglese).
Di questa "strategia" e dei risultati scientifici che ne sono seguiti, parlerà, lunedì 6 novembre nel Campus Est di Lugano (via La Santa 1), Maurizio Gallucci, geriatria e direttore del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze dell’Unità locale socio–sanitaria (ULSS) 2 Marca Trevigiana a Treviso. Gallucci sarà il protagonista della terza lezione (pubblica) del corso “Parole che curano”, promosso dalla Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana (USI) con la Divisione Cultura della Città di Lugano e con IBSA Foundation per la ricerca scientifica, e con la collaborazione artistica del LAC (Lugano Arte e Cultura).
«Il decadimento cognitivo lieve - spiega il geriatria – esprime una minore performance cognitiva rispetto a quanto ci si aspetterebbe, considerando anche l’età e il livello di istruzione di un individuo. Questa situazione, comunque, non interferisce in modo significativo con l’autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane della vita. Il decadimento cognitivo lieve è considerato, insomma, una fase di transizione tra la normalità e la demenza (un fattore di rischio di evoluzione a demenza). Gli aspetti eterogenei caratteristici di questo disturbo e le diverse traiettorie nell’evoluzione della situazione clinica suggeriscono che quest’ultima potrebbe essere indotta da fattori anche non neurodegenerativi, come l’isolamento sociale, l’inattività fisica, sintomi depressivi, scarsi stimoli culturali quali appunto la lettura».
Studi internazionali hanno messo in luce come l’attività fisica moderata ma continuativa, l’aderenza alla dieta mediterranea, la socializzazione e la lettura svolgano un ruolo protettivo nei confronti dell’insorgenza del decadimento cognitivo. In questo contesto, Gallucci promuove, da ormai dodici anni (in collaborazione con il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda ULSS 2 Marca Trevigiana), “gruppi di cammino” dedicati ai problemi iniziali di memoria. Negli incontri, insieme a esercizi fisici e alla camminata veloce all’aperto, agli anziani viene proposta anche la lettura in gruppo. Ad animare e guidare la lettura durante “Camminando e leggendo... ricordo” (questo il nome del programma di intervento) sono impegnati dei volontari (per lo più ex insegnanti) dell’associazione SeLALUNA. Alla lettura, in gruppo, di alcune pagine di un testo scelto insieme, segue poi “il compito” a casa di continuare con le pagine successive, in modo autonomo e in vista dell’incontro di gruppo successivo.
Il lavoro scientifico diretto da Gallucci è un unicum nel suo genere: «Le evidenze in letteratura - precisa il geriatra - mostrano come l’abitudine alla lettura concorra al mantenimento e rafforzamento dell’integrità delle vie e dei fasci nervosi presenti nella sostanza bianca del cervello. Il nostro programma di intervento è stato tra i primi a valutare l’effetto, sugli anziani, dell’abitudine alla lettura, in particolare con riferimento allo stato di fragilità, che definisce una situazione clinica caratterizzata da diminuzione della forza e della resistenza agli stress e dall’aumento della vulnerabilità di un individuo (circostanze che possono incrementare lo sviluppo di malattie, disabilità e anche morte)». Oggi la ULSS trevigiana sta creando una rete per la promozione della salute, proponendo attività di lettura e cammino in molti Comuni.
Spiega Gallucci: «Dallo studio osservazionale longitudinale (così si dice in termine tecnico, ndr) che abbiamo condotto su persone che presentano una situazione di decadimento cognitivo lieve si evidenzia una tendenza molto chiara. Abbiamo monitorato (con test neuropsicologici e con un questionario per la rilevazione della fragilità) sia i partecipanti alle nostre attività di lettura (gruppo attivi), sia un gruppo di controllo, che non partecipava alle iniziative proposte soprattutto per la distanza abitativa, o per la carenza di mezzi di trasporto. Al termine dello studio il gruppo attivo ha mostrato una riduzione significativa del rischio di sviluppare uno stato di fragilità, rispetto al gruppo di controllo. La grande sfida - precisa il geriatra - è stata quella di cercare di fare leggere persone anziane che mediamente non hanno mai letto in gioventù e in età adulta. Ci siamo riusciti condividendo con i partecipanti la scelta dei libri da adottare, gli argomenti e i temi trattati. Questi ultimi erano spesso attinenti alle vicende locali del territorio: storie, per esempio, a cavallo tra le due grandi guerre. Vengono anche proposti spesso romanzi storici, o ambientati tra le valli venete, che riguardano fatti di interesse, leggende, usi e costumi di queste terre».
Oggi il gruppo di lettura include una ventina di partecipanti e porta a leggere almeno cinque libri all’anno. È un bel successo, se pensiamo che in Italia il 50% della popolazione legge meno di un libro l’anno. Non da ultimo, il fatto che leggere, con il camminare, possa aiutare a prevenire il decadimento cognitivo, è una notizia positiva (anche dal punto di vista economico), in chiave di prevenzione: apre la strada a programmi di sanità pubblica preventivi facilmente fruibili, «che includano proposte di lettura nelle terza e quarta età al fine di preservare la riserva cognitiva», conclude Gallucci.