L’OPINIONE

La nostra missione?
Capire meglio l’attività
magnetica del Sole

Svetlana Berdyugina
Mercoledì 27 luglio 2022 circa 3 minuti di lettura In deutscher Sprache

di Svetlana Berdyugina
direttrice scientifica dell'Istituto Ricerche Solari “Aldo e Cele Daccò”

Il campo magnetico terrestre ci ripara dal vento solare e dalle intemperie spaziali, ma non offre sempre una protezione completa. In effetti, accade che le particelle solari scivolino attraverso la prima linea di difesa del Pianeta e questo si traduce in tempeste geomagnetiche che non solo producono bellissime aurore, ma possono anche portare all’interruzione delle reti elettriche e dei satelliti. Nella fisica solare, abbiamo il compito di comprendere l’attività magnetica del Sole che causa tali tempeste geomagnetiche.
È quindi un onore per me ricevere il testimone dal dottor Michele Bianda che ha diretto l’Istituto Ricerche Solari “Aldo e Cele Daccò” (IRSOL) di Locarno, dedicando una particolare attenzione alla comprensione della "nostra Stella" e allo studio approfondito del magnetismo del Sole. Ho collaborato con Bianda, quando ero ancora professore all’ETH di Zurigo e all’Università di Friburgo, in Germania, affinché IRSOL potesse posizionarsi e distinguersi a livello internazionale grazie alle sue competenze e tecnologie all’avanguardia. Ho sempre creduto che le scoperte, i progressi scientifici non si fanno da soli. Per questo anche oggi, nella mia posizione di direttore dell’IRSOL, lavoro per garantire all’Istituto un futuro forte nelle collaborazioni. A partire dall’attenzione a curare i legami sul territorio già esistenti, quelli con l’USI e la SUPSI.
Con quest’ultima e, nello specifico, in collaborazione con il Dipartimento Tecnologie Innovative, stiamo lavorando per nuovi e avanzati sensori digitali. Inoltre, sempre seguendo la linea tracciata da chi mi ha preceduta, il mio impegno con l’USI è diretto a continuare e anche ad approfondire ulteriormente la collaborazione con l’Università: in particolare con la Facoltà di scienze informatiche, alla quale siamo affiliati. Perseguiamo progetti per impiegare metodi di matematica applicata per migliorare i nostri modelli teorici. C’è spazio anche per lavorare nel campo dell’intelligenza artificiale, ad esempio per effettuare simulazioni numeriche e sviluppare nuovi strumenti di acquisizione e analisi dei dati. Questi possono essere ottimizzati in termini di precisione e processo decisionale.
Intendo inoltre sviluppare collaborazioni con colleghi che si occupano di fisica solare e astrofisica in Svizzera. Credo che la fisica solare debba essere sempre più connessa con altre branche dell’astrofisica, ad esempio per studiare i campi magnetici cosmici, la possibilità di scoprire nuovi pianeti e conoscere la loro formazione. I campi magnetici attualmente ricevono una crescente attenzione in astrofisica e vogliamo portare la nostra conoscenza del magnetismo solare ai nostri colleghi attraverso la spettropolarimetria. Un altro importante collegamento è con la scienza della Terra. Conoscere il Sole aiuta a comprendere gli effetti del vento solare e dei bagliori sulla nostra vita quotidiana e sul clima terrestre.
Infine, vorrei sottolineare l’importanza del nostro legame con la comunità della fisica solare in Europa: siamo parte di un consorzio che sta lavorando a un nuovo telescopio solare di quattro metri (European Solar Telescope - EST) che sarà il più grande d’Europa. Il nostro impegno è che la Svizzera mantenga le sue collaborazioni internazionali nel campo della fisica solare, con istituti di ricerca dell’UE e oltre.