Così le arti visive possono
diventare una vera terapia.
Sette lezioni per dimostrarlo
Al via la quarta edizione dei corsi attivati dall’USI con la Divisione cultura della Città di Lugano e la IBSA Foundation (progetto "Cultura e Salute"). Fra i relatori di eccezione, il neurobiologo Semir Zekidi Paolo Rossi Castelli
Davvero le arti visive (pittura, scultura, fotografia, cinema, design) possono avere un effetto terapeutico misurabile sulla nostra salute (soprattutto per quanto riguarda il potenziamento delle capacità cognitive, la risposta ad alcuni tipi di cure mediche "classiche" e la gestione di disturbi neurologici e psichiatrici), oltre a regalarci momenti di benessere e di svago? Un numero crescente di studi lo dimostra, e la letteratura scientifica si amplia di anno in anno, anche se i risultati non vengono sempre trasferiti rapidamente nella pratica clinica.
Questo “universo” innovativo e complesso sarà l’asse portante di un corso - “Arte che cura” - organizzato dalla Facoltà di Scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana (USI), in collaborazione con la Divisione cultura della Città di Lugano e con la IBSA Foundation per la ricerca scientifica, che prenderà il via il 7 ottobre nella Sala polivalente del Campus Est di Lugano (via La Santa 1). Il corso, articolato in 7 lezioni (ognuna di lunedì, dalle ore 18 alle 19.45), è destinato agli studenti di medicina e ai dottorandi, ma è aperto, gratuitamente, anche a tutte le persone interessate, che vorranno partecipare. Il programma completo è disponibile a questo link: https://www.ibsafoundation.org/it/progetti/cultura-e-salute/corso-universitario-2024
Le lezioni saranno in italiano e in inglese, con traduzione simultanea.
Questo è il quarto ciclo di lezioni avviato nell’ambito del più ampio progetto “Cultura e Salute” (dal 2021 al 2023 gli altri corsi hanno invece affrontato il potere terapeutico delle parole, della musica e di aspetti diversi della produzione artistica). Sono pochissime in Svizzera, e nel resto d’Europa, le iniziative di questo tipo organizzate da una Facoltà di Medicina. Ma, più in generale, è il tema stesso dei rapporti fra le attività culturali e la salute a essere poco trattato a livello di insegnamento accademico.
L’idea di far diventare Lugano un centro di riferimento in questo settore era stata annunciata nel 2020 dalla Divisione cultura della Città, in collaborazione con la IBSA Foundation, proprio alla vigilia dell’emergenza Covid. L’anno successivo si è unita anche l’USI, e sono stati messi in campo diversi progetti. Uno dei più significativi, appunto, è quello dei corsi, che hanno registrato un forte sviluppo (dal 2021 al 2023 sono stati più di 2.500 i partecipanti alle lezioni).
«Quando si uniscono le forze di diversi enti con una meta comune - dice Roberto Badaracco, vicesindaco di Lugano - i risultati diventano importanti. Il progetto Cultura e Salute è molto innovativo, e aiuta a cambiare il “paradigma”, spesso presente, dell’arte visiva associata solo all’idea di intrattenimento. Il passo ulteriore è quello della dimostrazione degli effetti benefici, e duraturi, dell’arte e delle attività culturali sulla salute delle persone. Siamo l’unica città in Svizzera ad avere organizzato un progetto di questo tipo, e ci fa piacere essere diventati un “centro di attenzione” da parte di esperti internazionali di grande valore, che vengono qui da noi».
Aggiunge Giovanni Pedrazzini, decano della Facoltà di Scienze biomediche dell’USI: «Quello che ci ha unito fin dall’inizio è stata la curiosità di fare un qualcosa che non esisteva ancora, e quindi di creare un percorso, un modello... Abbiamo scoperto che è un mondo in parte da scoprire, e in parte già scoperto, dove è emerso un profondo nesso fra l’efficacia di determinate arti e la salute. Occorreranno ancora molti anni per delineare in modo sempre più preciso gli effetti terapeutici delle attività artistiche sulla salute (sul sistema cardiovascolare, per esempio). Ma intanto cominciamo a portare avanti questa curiosità e a trasmetterla a quelli che saranno i futuri ricercatori, soprattutto nel campo delle neuroscienze».
RELATORI E “DISCUSSANT” - Come già nelle edizioni passate, ogni lezione del corso “Arte che cura” comincerà con l’intervento di un relatore, scelto fra i migliori specialisti internazionali sull’argomento. Seguirà poi una discussione con uno, o più esperti (“discussant”), selezionati in massima parte, quest’anno, all’interno dell’Accademia di architettura e della Facoltà di Scienze biomediche dell’USI.
Coordinatore del corso è - insieme a Luigi Di Corato, direttore della Divisione Cultura della Città di Lugano - il professor Enzo Grossi, uno dei maggiori esperti dei rapporti fra cultura e salute, che sarà anche il relatore di alcune lezioni. Si comincerà il 7 ottobre con le tecniche di “Visual Thinking”, per passare (14 ottobre) a come l’arte cambia il nostro cervello. Verrà poi affrontato (28 ottobre) il tema del “potere terapeutico” dei musei. Il 4 novembre si parlerà, invece, di arteterapia e psicoterapia, un tema che verrà ripreso anche il 18 novembre, con una serie di evidenze scientifiche. Il 25 novembre sarà il momento dell’arte negli ospedali, per concludere il 2 dicembre con i benefici delle proiezioni di film in sale attrezzate all’interno delle strutture sanitarie (progetto Medicinema).
AL CENTRO VA LA PERSONA - «Il presupposto dei corsi di Cultura e salute - spiega Luigi Di Corato - è fondamentalmente uno: il modello bio-psico-sociale, che pone al centro non più (finalmente) la patologia, ma la persona, con le sue componenti umane, sociali, economiche. In questa dimensione vanno messi in campo altri strumenti, affinché la domanda non sia solo “come stai?”, ma anche “che cos’è importante per te? Perché siamo arrivati fino a qui?”. Considerare le persone significa anche considerare la loro cultura e l’"attivazione" che proviene, per esempio, dalla lettura di certi libri, o i sentimenti profondi che vengono suscitati dall’ascolto di determinati brani musicali. Una parte di tutto questo può avere conseguenze positive sulla salute, se l’attivazione è gestita in maniera ponderata, e pensata. Ecco, quello che fa Cultura e salute è portare in campo l’evidenza scientifica nell’ambito di questo approccio».
LA NEUROBIOLOGIA - Fra i relatori di particolare prestigio, all’interno del corso “Arte che cura”, va segnalato Semir Zeki, professore di neurobiologia allo University College di Londra, e fondatore dell’Istituto di Neuroestetica, con base a Berkeley, in California. «Zeki ha individuato il centro della bellezza nel cervello (per la precisione, nella corteccia orbito-frontale mediale) - spiega Grossi. - È un’area che viene stimolata dalle esperienze di bellezza di varia origine (visiva, musicale, architettonica, e altro ancora) e influenza molte altre zone cerebrali, compresi i nuclei della base, che suscitano piacere. È una delle strutture evolutive più antiche del cervello umano, che non viene intaccata da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer».
Il professor Zeki illustrerà i risultati degli ultimi studi eseguiti con la risonanza magnetica funzionale (che permette di individuare in tempo reale le aree del cervello coinvolte in una determinata attività) e, alla fine del suo intervento, dialogherà con David Tremlett, artista conosciuto a livello internazionale per i suoi interventi di “wall drawing” (disegni sui muri) negli spazi e in edifici pubblici, come chiese, ospedali, edifici civili o abitativi.
COMPITI SUDDIVISI - «La cultura va considerata un prodotto terapeutico importante, se vogliamo usare questo termine - ribadisce Silvia Misiti, direttrice della IBSA Foundation. - Durante le 7 lezioni del corso verranno approfondite sia l’applicazione pratica che le evidenze scientifiche, grazie alla collaborazione molto efficace tra la Città di Lugano, l’Università e la IBSA Foundation: una fondazione privata che si affianca, dunque, a importanti istituzioni pubbliche, nell’assoluto rispetto dei ruoli di ognuna. Come anche in altri progetti, la IBSA Foundation cura, in particolare, gli aspetti più scientifici, mentre la parte culturale è affidata alla Città di Lugano, e quella di formazione è svolta dall’USI».