Sette lezioni USI (aperte a tutti)
sulla forza curativa della musica
La musica è un’espressione dello spirito dionisiaco, diceva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, ed è in grado di superare ogni filtro della nostra capacità di conoscere, dandoci una forma di verità assoluta. La musica, continuava Nietzsche, è del tutto autosufficiente, perché non ha bisogno di collegarsi a immagini e concetti, ma possiede dentro di sé le chiavi del mondo. Ognuno di noi ha sperimentato in qualche modo questa “eccezionalità” della musica, che scavalca le altre forme di conoscenza, e unisce persone agli angoli diversi della Terra, stimolando sogni e ricordi, accompagnando i riti religiosi, l’amore, perfino le guerre. Ma la musica, si sta scoprendo con dimostrazioni scientifiche sempre più ampie, è anche in grado di farci guarire da certe malattie, o comunque di migliorare le condizioni dei pazienti, o delle persone più fragili. La musica, insomma, può essere una vera e propria terapia, più efficace a volte dei farmaci classici.
Questi temi così affascinanti (e potenti...) hanno ispirato un corso che prenderà il via lunedì 17 ottobre nell’Aula polivalente del Campus Est di via La Santa 1 a Viganello. Titolo (non poteva essere altrimenti): “Musica come cura”. Le lezioni saranno sette, ogni lunedì dalle 18 alle 19.30 (con l’unica eccezione del 31 ottobre).
“Musica come cura” rappresenta la seconda edizione (dopo quella organizzata nel 2021, con un grande successo di pubblico), del corso di Cultura e Salute promosso dalla Facoltà di scienze biomediche dell’USI in collaborazione con la Divisione Cultura della Città di Lugano e la IBSA Foundation per la ricerca scientifica, e - quest’anno - anche con il Conservatorio della Svizzera italiana. Le lezioni sono destinate agli studenti e ai dottorandi della Facoltà di scienze biomediche e del Conservatorio, ma anche, gratuitamente, a tutti cittadini che vorranno partecipare.
Agli incontri interverranno personalità del mondo della scienza ed esperti, coordinati dal professor Enzo Grossi. Insieme affronteranno temi che legano la musica alla medicina e al benessere delle persone. «Il corso - spiegano gli organizzatori - sarà l’occasione per indagare la rilevanza degli aspetti curativi dell’ascolto musicale, andando ad analizzare i molteplici effetti dell’esperienza sonora su corpo e mente. Ogni lezione prevede un’introduzione, "in presenza", da parte di un ospite internazionale. Seguirà poi la testimonianza di un altro esperto della materia (testimonial), che parlerà della sua esperienza sul campo. Infine è previsto un dibattito, nel quale saranno coinvolti uno o più professori USI». A questo link potrete trovare il programma completo del corso.
«La musica non è solo un elemento essenziale delle nostre vite, ma può diventare uno strumento del nostro benessere - conferma Roberto Badaracco, vicesindaco e capodicastero della Divisione cultura, sport ed eventi della Città di Lugano. - Lo dimostra anche quest’anno il progetto Cultura e Salute. L’obiettivo è quello di migliorare in maniera concreta la qualità della vita di tutti i cittadini, anche grazie a un modo nuovo di interagire con le arti e gli artisti».
Aggiunge Christoph Brenner, direttore generale del Conservatorio della Svizzera italiana: «Secondo la fisica acustica, la musica è un insieme di suoni che rispondono a determinate regole formali. Ma cosa rende la musica, musica? Come fa la musica ad avere un impatto sull’essere umano e addirittura a generare effetti di cura? Se questo rimane un enigma difficile da risolvere, possiamo affermare che la musica genera sempre un impatto su chi l’ascolta e non soltanto a livello emotivo. In questo senso può essere considerata come uno strumento di cura della persona, sia nella sua individualità sia nelle sue connessioni sociali».
Il corso vuole dare una prospettiva scientifica all’utilizzo della musica nella pratica medica e nell’ambito della coesione sociale, con l’intento anche di stimolare l’impiego della musica in Ticino a fini terapeutici. «La musica - spiegano gli organizzatori - fa parte della natura umana fin dai tempi più antichi, come dimostra, per esempio, il ritrovamento di flauti e altri strumenti musicali suonati dagli uomini di Neanderthal 50’000 anni fa. Il potere curativo dei suoni era ben noto nell’antichità e lo si ritrova spesso anche nella mitologia. Nel corso del tempo si è accumulato un gran numero di testimonianze, in numerosi ambiti clinici (tra tutte le arti, la musica vanta il più esteso patrimonio di evidenze scientifiche)». Per citarne rapidamente alcune, la musica aiuta a ridurre lo stress e il dolore cronico, ma anche a recuperare le funzioni motorie e neurologiche che sono state danneggiate da un ictus o da eventi traumatici. Nel caso di anziani affetti da forme iniziali di demenza, il suono e la musica stimolano le funzioni cognitive. La musica viene utilizzata anche per aiutare i bambini affetti da autismo o con deficit di attenzione e difficoltà di linguaggio.
Ma esistono poi anche molti altri ambiti di applicazione terapeutica della musica, come verrà illustrato durante le sette lezioni.
«Con questo nuovo corso - dice Giovanni Pedrazzini, decano della Facoltà di scienze biomediche dell’USI - vogliamo dare la possibilità ai nostri studenti di avvicinarsi a una formazione scientifica che non tralascia l’aspetto umano. Come Facoltà siamo convinti che i dottori, i ricercatori e gli scienziati di domani debbano avere la capacità di lasciarsi ispirare dall’interconnessione tra i diversi aspetti che compongono la vita delle persone, come la musica, che non esula dai momenti di cura».
Gli incontri saranno in italiano e in inglese con traduzione simultanea in entrambe le lingue. Alla fine del corso le registrazioni verranno rese disponibili in streaming.
Durante ogni lezione sono previsti anche alcuni intermezzi musicali curati dagli studenti del Conservatorio.
«L’obiettivo del corso - conclude Silvia Misiti, direttrice di IBSA Foundation per la ricerca scientifica - è offrire uno spazio di dialogo e confronto tra il mondo scientifico e i giovani medici di domani. Ci auguriamo di fornire loro alcuni strumenti utili a vivere la loro professione con uno sguardo più ampio. Con la seconda edizione di questo corso universitario aggiungiamo un nuovo tassello al percorso che abbiamo avviato proprio per creare un ponte tra due mondi come la scienza e la cultura umanistica, solo apparentemente lontani».
T.S.