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Potenziare terapie e ricerche
sulle malattie infettive: accordo
fra IRB e Rockefeller University

Giovedì 1 giugno 2023 circa 4 minuti di lettura In deutscher Sprache
Il palazzo dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina a Bellinzona (foto di Loreta Daulte)
Il palazzo dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina a Bellinzona (foto di Loreta Daulte)

L’alleanza fra l’istituto di Bellinzona e il prestigioso ateneo newyorkese riguarderà soprattutto le patologie respiratore, quelle trasmesse dagli insetti e quelle che potrebbero "saltare" dagli animali agli esseri umani
di Paolo Rossi Castelli

Il Premio Nobel per la medicina Charles M. Rice l’aveva preannunciato nel marzo 2022, pochi mesi dopo essere diventato membro del Consiglio scientifico dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina: «L’IRB e la Rockefeller University (la prestigiosa università di New York in cui Rice lavora, ndr) hanno grandi punti di forza che penso faranno sinergia per accelerare il progresso». E poco più di un anno dopo, il 31 maggio 2023, l’IRB ha comunicato ufficialmente “l’inizio di un’importante collaborazione strategica per il progresso della ricerca sulle malattie infettive” fra l’Istituto di Bellinzona e l’università newyorkese, che ha uno dei più alti rapporti fra numero di Premi Nobel e numero di docenti (attualmente sono ben 5 i professori della Rockefeller che hanno ottenuto il riconoscimento più ambito al mondo). Su quali filoni di ricerca, più in particolare, si svilupperà la collaborazione New York-Bellinzona? Malattie infettive a rischio epidemico trasmesse per via respiratoria (come influenza e coronavirus), oppure tramite insetti (zanzare e zecche) e altre che sono ora presenti solo nel mondo animale, ma con la capacità potenziale di adattarsi all’uomo.

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“L’IRB e la Rockefeller University hanno una missione comune: far progredire la conoscenza a beneficio della salute umana - scrive l’Istituto nel comunicato diffuso ai media. - L’accordo consentirà di rafforzare la collaborazione tra i due Istituti su progetti specifici, promuovendo al contempo lo scambio di conoscenze e di personale accademico tra Bellinzona e New York”.
Aggiunge Gabriele Gendotti, presidente della Fondazione IRB: «L’accordo tra l’IRB e la Rockefeller University rappresenta un significativo passo avanti nello sviluppo del nostro Istituto e della sua posizione nel panorama accademico svizzero e internazionale. Questo passo è importante anche alla luce delle attuali incertezze nel rapporto di cooperazione scientifica tra Svizzera e Unione Europea (in seguito all’interruzione delle trattative sull’accordo quadro, ndr)».

Anche Davide Robbiani, direttore dell’IRB, è sulla stessa linea: «Il valore strategico per il nostro Istituto - spiega - è notevole. Le sfide globali, come le malattie emergenti, richiedono un lavoro di squadra. Abbiamo collaborato efficacemente con i colleghi della Rockefeller University durante la pandemia di Covid-19; siamo lieti di poter ora rafforzare questa collaborazione».

Robbiani è vissuto per molti anni a New York, fino al giugno 2020, dove aveva lavorato proprio alla Rockefeller University. «Ho conosciuto e ho collaborato con Davide per diversi anni prima che facesse ritorno in Svizzera per dirigere l’IRB - aveva raccontato l’anno scorso Charles Rice a Ticino Scienza. - Il nostro legame nasce da un interesse comune per le malattie infettive, incentrato in particolare sui virus umani e su come prevenire e curare le malattie che causano».

Rice, lo ricordiamo, ha vinto il Nobel nel 2020 per la scoperta del virus dell’epatite C che - si legge nella motivazione ufficiale - “è stata un passo importante nello sviluppo di esami del sangue e nuovi farmaci che hanno salvato milioni di vite”. Con Robbiani la collaborazione si è invece indirizzata su virus responsabili di malattie emergenti come Zika e, come dicevamo, anche sul coronavirus SARS-CoV-2, portando a pubblicazioni sulle più importanti riviste scientifiche internazionali, come Nature.

Il nuovo accordo di collaborazione fra IRB e Rockefeller University è stato reso possibile grazie ai contributi della Fondazione Helmut Horten (che sostiene l’IRB fin dal suo avvio) e della Fondazione Leonardo. «Le attività di ricerca scientifica svolte a Bellinzona soddisfano gli standard più elevati - dice Rice. - Questo è emerso con chiarezza durante una recente valutazione da parte del Consiglio scientifico, il gruppo di esperti esterni di cui faccio parte. Accolgo con piacere l’opportunità di lavorare a stretto contatto con l’IRB negli anni a venire».