Rinnovabili

Piccoli (o piccolissimi) impianti eolici. Passa anche da qui
il modello energetico futuro

Lunedì 25 agosto 2025 ca. 6 min. di lettura
Il parco eolico del San Gottardo (foto Unsplash)
Il parco eolico del San Gottardo (foto Unsplash)
 

Intervista a Linda Soma (SUPSI), coautrice di un’analisi pubblicata dall’Ufficio cantonale di statistica. Oltre alle grandi pale, potrebbero funzionare bene mini-attrezzature abbinate agli impianti fotovoltaici
di Benedetta Bianco

Il futuro dell’eolico nel Ticino, secondo gli esperti, è molto incerto: il  cantone, così come la Svizzera in generale, non ha infatti una forte vocazione per questa forma di energia rinnovabile, anche a causa della particolare conformazione del territorio, che offre pochi grandi spazi pianeggianti, capaci di far "correre" il vento. C’è però una soluzione tecnica percorribile, ancora non del tutto esplorata, che passa per piccolissimi impianti installati in contesti urbani o alpini, che potrebbero rappresentare un’integrazione importante per centrali idroelettriche e parchi fotovoltaici: mentre questi ultimi producono la maggior parte della loro energia elettrica di giorno e in estate, infatti, gli impianti eolici generano energia anche di notte e, cosa ancora più interessante, in inverno, quando la richiesta è più elevata.

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Ne abbiamo parlato con Linda Soma, ricercatrice all’Istituto sostenibilità applicata all’ambiente costruito (ISAAC) che fa parte del Dipartimento ambiente costruzioni e design della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI). Su questi temi Soma ha scritto, insieme al collega Nerio Cereghetti, e a Joss Ulrich e Marco Andretta, dell’Osservatorio Ambientale della Svizzera Italiana, un’analisi che è apparsa nel numero 17 della collana Documenti dell’Ufficio cantonale di statistica, pubblicato lo scorso giugno insieme alla mappatura eolica del Cantone Ticino.
La SUPSI, per quanto riguarda l’eolico, non dispone di un laboratorio dedicato, ma svolge attività sperimentali e simulazioni, ed è in grado di rispondere ad esigenze specifiche legate a problemi di aerodinamica.

«La vocazione della Svizzera - dice Soma - non è sull’eolico: questo tipo di energia rinnovabile può svilupparsi tantissimo, invece, su territori estremamente pianeggianti e spazi aperti che non hanno ostacoli». Soma ha una formazione legata alle scienze naturali e, nel corso della sua carriera, si è poi appassionata sempre più al settore dell’energia. «Il vento, dunque - spiega - non è e non sarà mai la prima fonte di approvvigionamento energetico del Paese, ma la conoscenza dei potenziali, il loro sfruttamento e l’adattamento delle tecnologie è comunque importante, perché supporta la transizione energetica. Tra gli impianti più interessanti - prosegue Soma - dei quali vorrei seguire lo sviluppo nel tempo, ci sono quelli combinati col fotovoltaico: le due tecnologie funzionano bene accoppiate. Ci sono già aziende che realizzano questo genere di prodotti combinati, sia per edifici residenziali che industriali, ma si tratta di un settore ancora in via di sviluppo. In Svizzera ce ne sono alcuni installati, ma non in Ticino. Voglio vedere se riusciranno a prendere piede».

Nella Confederazione il primo impianto a energia eolica allacciato alla rete elettrica è stato messo in funzione nel 1986 a Soolhof (Langenbruck), e aveva una potenza di 28 kilowatt. Circa quarant’anni dopo, nel 2023, il numero è salito a 67: di questi, 44 hanno una potenza che supera i 30 kilowatt e quella complessiva è di oltre 88 megawatt (equivalente a 88.000 kilowatt). Nello stesso anno, questa potenza si è tradotta in circa 169 gigawattora (cioè 169 milioni di kilowattora) di energia generata. 

Si tratta di una quota estremamente minoritaria rispetto ad altre fonti di energia rinnovabile: nel 2024 il 57,1% della produzione di energia elettrica della Svizzera è stata di origine idroelettrica, il 7,8% è arrivata grazie al fotovoltaico e solo lo 0,22% è in quota all’eolico (in totale, il Paese si affida a fonti non rinnovabili soltanto per il 32%). Nel 2024 la Svizzera contava quasi 8.200 megawatt di potenza installata per il fotovoltaico e quasi 6.000 gigawattora di produzione, mentre per l’idroelettrico si parla di circa 12.600 megawatt di potenza installata e quasi 48.600 gigawattora di produzione. Dunque, la produzione eolica è oltre 35 volte inferiore a quella solare e quasi 286 volte inferiore a quella idroelettrica.

Il parco eolico di maggiori dimensioni si trova sul Mont Crosin, nel Giura bernese, mentre per il Ticino l’unico parco è quello del San Gottardo: realizzato nel 2020, è costituito da 5 aerogeneratori, come vengono chiamate le turbine eoliche, caratterizzato ognuno da una produzione energetica differente. Situato a 2.130 metri sopra il livello del mare, circostanza che lo pone tra i più alti d’Europa, è parte integrante della catena produttiva dell’Azienda Elettrica Ticinese (AET) e ha una potenza complessiva di 11,75 megawatt, sufficiente a soddisfare il fabbisogno di circa 4.000 economie domestiche. 

«È stato un progetto molto importante – spiega Soma – perché a quei livelli anche gli aspetti ambientali e paesaggistici sono molto forti e l’accettazione sociale è un aspetto che nell’eolico è particolarmente rilevante. C’è un po’ di resistenza da questo punto di vista, ma spesso si tratta più che altro di una resistenza al cambiamento. È vero che l’impianto eolico si sviluppa in altezza, mentre il fotovoltaico si estende invece in orizzontale e risulta quindi meno visibile nel territorio – aggiunge la ricercatrice – ma uno dei punti di forza di entrambi è che, nel caso si decida in tal senso, possono anche essere completamente smantellati e l’ambiente può essere ristabilito quasi alla condizione precedente: questo è un grande vantaggio».

Per il momento non sono previsti nuovi grandi impianti eolici allacciati alla rete elettrica in Ticino, e dunque un ampliamento del Parco del San Gottardo è l’unica opzione realistica per un eventuale potenziamento di questa forma di energia. È una possibilità in fase di valutazione: ai 5 aerogeneratori potrebbero aggiungersene altri 3, ma dovranno prima essere eseguiti gli studi necessari per individuare l’eventuale ubicazione. Impianti di dimensioni minori, invece, non hanno finora trovato spazio, anche se potrebbero rivelarsi utili in città e in contesti alpini, ad esempio al servizio delle baite in montagna. 

Dalla mappatura è emerso, infatti, che le zone più ventilate si trovano principalmente sulle creste delle Alpi e delle Prealpi, con i rilievi dell’Alto Ticino e la zona del Ceneri (oltre al Passo del San Gottardo, naturalmente), mentre a quote più basse risultano interessanti i laghi Verbano e Ceresio, e il fondovalle della Riviera. In ambienti urbani, invece, sarebbe possibile installare piccole turbine caratterizzate da potenze comprese fra 0,5 e 2 kilowatt, studiate appositamente per essere installate sugli edifici. Il vento però non è tutto: bisogna poi fare i conti con il territorio.

«Non basta avere il vento - precisa Soma. - Per i grandi impianti anche l’accessibilità (ad esempio la presenza di strade sufficientemente ampie) è fondamentale. In Ticino le potenzialità dell’eolico non potranno mai raggiungere i grandi numeri del fotovoltaico. Bisogna vedere se da qui a 5 anni i piccoli impianti riusciranno a trovare un’integrazione. La mappatura aveva lo scopo di capire anche questo aspetto. Io trovo questi documenti estremamente importanti – conclude la ricercatrice – perché forniscono indicazioni fondamentali e approfondiscono conoscenze che rafforzano le politiche energetiche. Ci danno molti più elementi per valutare se un progetto possa avere un senso oppure no. Insomma, sono la base da cui partire».