STUDI CLINICI

Cure complesse, migliore assistenza: in crescita
la ricerca infermieristica EOC

Martedì 22 novembre 2022 circa 5 minuti di lettura In deutscher Sprache
Infermieri all’ospedale Civico di Lugano (foto di Loreta Daulte)
Infermieri all’ospedale Civico di Lugano (foto di Loreta Daulte)

Dal 2018 a oggi si è passati da 67 a 133 pubblicazioni l’anno. I risultati presentati alla Giornata dell’Innovazione e della Ricerca Infermieristica, che ha riunito quasi 200 professionisti al Campus Est di Lugano  
di Elisa Buson

Se pensate che possano fare ricerca soltanto gli scienziati che maneggiano microscopi e provette dietro al bancone di un laboratorio, vi sbagliate di grosso. Anche gli infermieri conducono e pubblicano studi, per migliorare la qualità delle cure ai pazienti e promuovere l’evoluzione della professione. Lo dimostrano i risultati presentati alla Giornata dell’Innovazione e della Ricerca infermieristica, che al Campus Est USI-SUPSI di Lugano ha riunito quasi 200 professionisti, in presenza e da remoto. Con questo evento, l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) si è proposto di mostrare e condividere i tanti contributi che gli infermieri apportano nei diversi ambiti di cura e assistenza, sia dal punto di vista della ricerca che dell’innovazione della pratica clinica: tra le novità discusse in questa seconda edizione ci sono cinque studi condotti nell’ultimo anno all’EOC e cinque tesi del master in scienze infermieristiche della SUPSI, oltre a 40 poster in esposizione.

«All’EOC si fa ricerca infermieristica da parecchi anni - racconta la responsabile dell’Area infermieristica Annette Biegger - ma è soprattutto dal 2018 che l’attività si è intensificata: siamo passati da 67 a 133 pubblicazioni l’anno, con il numero di articoli peer review che è salito da 10 a 26». Tanti gli argomenti che vengono affrontati: dalla gestione dei pazienti complessi alla prevenzione delle cadute in ospedale, dalle tecniche più efficaci per le medicazioni alle strategie per alleviare il carico di lavoro in corsia.

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Ovviamente non tutti gli infermieri possono improvvisarsi ricercatori. «Serve una formazione specifica con almeno un master in scienze infermieristiche: dal 2018 è possibile conseguirlo anche in Ticino, grazie al corso offerto dalla SUPSI», precisa Biegger. «Al master si può aggiungere poi anche un dottorato, che al momento può essere ottenuto presso le università di Losanna e Basilea, oppure all’estero».

In ciascuna sede dell’EOC c’è un infermiere che si dedica alla ricerca. «Spesso sono professionisti che impegnano il 100% del loro tempo in questa attività, ma a volte – aggiunge la responsabile - abbiamo anche infermieri che dividono la loro giornata lavorativa tra ricerca e lavoro al letto del paziente». Per tutti la parola d’ordine è condivisione: per questo «si incontrano una volta al mese per confrontarsi sulle proprie esperienze e per scegliere le priorità su cui concentrarsi, anche attraverso reti nazionali e internazionali di collaborazione».

La Giornata dell’Innovazione e della Ricerca infermieristica è stata un’occasione unica per toccare con mano questa realtà spesso misconosciuta e scoprire le nuove prospettive di una professione, quella dell’infermiere, che è ancora tutto sommato “giovane”: istituita soltanto 150 anni fa (un’inezia se pensiamo ai millenni di storia della professione medica), si trova oggi a dover affrontare sfide sempre più impegnative. L’evoluzione dei sistemi sanitari, i cambiamenti delle tipologie dei pazienti, l’evoluzione accelerata delle tecnologie e lo spostamento delle cure dall’ospedale alle cure ambulatoriali e domiciliari, richiedono competenze sempre più avanzate. Per questo anche in Ticino, sul modello dei Paesi anglosassoni, è nata una nuova figura qualificata di assistenza e cura: è l’Advanced Practice Nurse (APN), ovvero l’infermiere di pratica avanzata.

Giovanni Presta, infermiere di pratica avanzata

Il primo ticinese fregiato di questo titolo è Giovanni Presta, Coordinatore Infermieristico dei Centri Oncologici Specialistici e del Centro Prostata della Svizzera Italiana. Classe 1990, Presta si è laureato in Scienze infermieristiche alla SUPSI: nel 2012 ha iniziato a lavorare all’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana e nel 2015 ha ottenuto il diploma di specializzazione in oncologia alla SUPSI. «In quel periodo ho avuto l’opportunità di fare uno stage in Canada, presso il Princess Margaret Cancer Centre di Toronto, dove ho scoperto la figura dell’APN», racconta Presta. «Si tratta di un infermiere che ha competenze avanzate e più estese rispetto all’ambito tradizionale, opera in un’ampia varietà di contesti e collabora all’interno di un team interprofessionale specialistico. La sua attività è tuttavia sempre riconducibile all’ambito della professione infermieristica, che si caratterizza per un approccio complementare ma distinto rispetto a quello del medico. Mi piace definirlo come un approccio di cura olistico, cioè un modo di agire e di relazionarsi al paziente prendendo in considerazione la totalità degli aspetti che definiscono il suo “io”: aspetti psicologici, sociali, relazionali, spirituali, economici».

Affascinato da questa nuova prospettiva, Presta ha conseguito il primo Master of science in cure infermieristiche della SUPSI e poi ha avuto il riconoscimento della qualifica di APN dall’associazione APN-CH, che detiene il registro dei professionisti in Svizzera.

«In Ticino stiamo ancora costruendo questo nuovo ruolo, per cui manca un riconoscimento normativo che speriamo arrivi quanto prima», afferma Presta. «Al momento opero come infermiere di secondo livello, dunque non lavoro al letto del paziente, ma offro consulenza per supportarlo a 360 gradi, integrando e raccordando il lavoro di tutti i professionisti coinvolti senza invadere l’ambito di competenza di nessuno. In pratica, cerco di capire quali sono i bisogni del paziente e le aspettative che ha circa il percorso di cura e la qualità di vita, in modo da aiutarlo a trovare le soluzioni migliori per risolvere problemi e difficoltà. Questo significa per esempio chiarirgli dettagli delle terapie che magari non ha compreso bene per colpa dell’ansia durante la visita medica, fornirgli informazioni su quello che lo aspetta una volta dimesso dall’ospedale, seguirlo telefonicamente anche a casa, aiutarlo a risolvere problemi burocratici e, qualora fosse necessario, metterlo in contatto con chi può fornirgli aiuto psicologico e sociale». Solo nell’ultimo anno, Presta ha preso in carico oltre un centinaio di pazienti. «Abbiamo avuto molti riscontri positivi: grazie a questo tipo di accompagnamento i pazienti sono più soddisfatti, sicuri e sereni, perché sanno sempre dove trovare le risposte di cui hanno bisogno».