covid-19

Dagli USA a Bellinzona alleanza
per terapie più efficaci
contro i virus. Parola di Nobel

Martedì 1 marzo 2022 circa 3 minuti di lettura In deutscher Sprache

Intervista in esclusiva a Charles M. Rice, scopritore del virus dell’epatite C e Nobel per la medicina nel 2020. Da poche settimane è entrato a far parte del Consiglio scientifico dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina
di Elisa Buson

Costruire un legame ancora più forte tra Ticino e Stati Uniti, nel nome del progresso scientifico contro Covid-19 e non solo: è l’obiettivo a cui intende lavorare il celebre virologo statunitense Charles M. Rice, premio Nobel per la Medicina nel 2020, ora che è diventato membro del Consiglio scientifico dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) affiliato all’USI (Università della Svizzera Italiana). Ce lo racconta lui stesso, a poche settimane dalla nomina, in un’intervista esclusiva per Ticino Scienza.

Conosciuto in tutto il mondo per la scoperta del virus dell’epatite C, che ha permesso lo sviluppo di nuove terapie facendogli conquistare la massima onorificenza nel campo della medicina, Charles M. Rice (alle soglie dei 70 anni) è attualmente professore di virologia alla Rockefeller University di New York. Già presidente della Società americana di virologia,  è socio dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS) e membro della National Academy of Sciences. Nel 2016 ha anche ricevuto il premio Lasker-DeBakey per la ricerca medica clinica. Un curriculum d’eccellenza, il suo, che non ha lasciato dubbi al Consiglio di fondazione per l’IRB quando si è trattato di selezionare quattro nuovi membri del Consiglio scientifico.

Rice, del resto, era già da tempo in contatto con IRB in virtù di una proficua collaborazione stretta nel 2005 con l’attuale direttore dell’istituto, Davide Robbiani, quando ancora lavorava negli States. «Ho conosciuto e ho collaborato con Davide per diversi anni alla Rockefeller University prima che facesse ritorno in Svizzera per dirigere l’IRB - spiega il premio Nobel. - Il nostro legame nasce da un interesse comune per le malattie infettive, incentrato in particolare sui virus umani e su come prevenire e curare le malattie che causano». Negli ultimi anni le loro ricerche si sono concentrate su virus responsabili di malattie emergenti come Zika e, inevitabilmente, anche sul coronavirus SARS-CoV-2 responsabile della pandemia, portando a pubblicazioni di grande rilievo sulle più importanti riviste scientifiche internazionali come Nature.

«Il nostro lavoro ha certamente aiutato a comprendere lo spettro e le proprietà degli anticorpi neutralizzanti il virus che vengono indotti dall’infezione o dalla vaccinazione: una conoscenza importante per lo sviluppo del vaccino e per l’uso di questi anticorpi umani per il trattamento o la prevenzione dell’infezione - sottolinea Rice. - Come abbiamo visto con Delta e Omicron, questo virus è un bersaglio mobile, ma stiamo imparando molto riguardo alle risposte immunitarie dell’organismo umano, la loro ampiezza e durata, e i fattori di protezione dalle formi gravi della malattia».

Nonostante l’ondata di Omicron sembri ormai quasi alle spalle, fare previsioni su quello che ci attende in futuro è sempre difficile, anche per un premio Nobel che della lotta ai virus ha fatto la propria missione. «Spero che l’impatto della pandemia continui a scemare – afferma Rice – ma se guardiamo al di là dei Paesi sviluppati, ci sono ancora importanti sfide che ci attendono. Sono sicuro che IRB aiuterà ad affrontare queste sfide e quelle future». 

Felice di essere divenuto parte del Consiglio scientifico dell’istituto, Charles M. Rice spera che la sua nomina si traduca in un legame più forte tra IRB e la Rockefeller University. «Entrambe le istituzioni hanno grandi punti di forza che penso faranno sinergia per accelerare il progresso».
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Nella foto in alto, Charles M. Rice con la medaglia del Premio Nobel (by Angela Weiss/Pool/AFP via Getty Images)