CLINICA PSICHIATRICA CANTONALE

Sperimentazione in Ticino
con l’LSD, per curare
gravi disturbi alimentari

Giovedì 17 luglio 2025 ca. 7 min. di lettura
 Zefiro Mellacqua, direttore medico della Clinica Psichiatrica Cantonale di Mendrisio (foto di Chiara Micci/Garbani)
Zefiro Mellacqua, direttore medico della Clinica Psichiatrica Cantonale di Mendrisio (foto di Chiara Micci/Garbani)
 

Tre pazienti trattati con la sostanza psichedelica che l’ONU aveva messo al bando nel 1971. In alcuni casi particolari, però, e sotto stretto controllo medico, sembra avere un effetto terapeutico positivo  
di Agnese Codignola

Passa anche dal Ticino il “Rinascimento psichedelico”, nome con il quale, da una decina di anni, si descrive il rinnovato fermento (numerosi studi nel mondo) attorno alle potenzialità terapeutiche delle sostanze psichedeliche, in particolare dell’LSD. Questa molecola, protagonista della controcultura degli anni ’60, era stata classificata dall’ONU come droga della massima pericolosità nel 1971 e da allora, di conseguenza, vietata, anche per quanto riguarda la ricerca. Ma in alcuni Paesi, a partire dalla Svizzera, sono state autorizzate recentemente sperimentazioni mirate con questa sostanza per curare alcuni tipi di disturbi psichiatrici. All’ospedale Beata Vergine di Mendrisio, in particolare, hanno preso il via i primi trattamenti su tre pazienti affetti da un grave disturbo del comportamento alimentare (DCA), che non avevano risposto ad altri approcci. 

La sperimentazione, iniziata dopo il via libera del comitato etico-scientifico, prevede la somministrazione di LSD in alte dosi, nell’ambito di un percorso psicoterapeutico lungo e articolato. 

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Spiega Zefiro Mellacqua, direttore medico della Clinica Psichiatrica Cantonale di Mendrisio: «I farmaci psichedelici, come sosteneva lo scopritore Albert Hofmann, e come hanno sempre ribadito i più autorevoli ricercatori del settore dopo di lui, vanno considerati un supporto, un’integrazione in un percorso di psicoterapia che deve necessariamente essere attuato prima dell’assunzione, durante la stessa (per capire l’esperienza del cosiddetto trip, cioè dell’alterazione di coscienza) e dopo, nelle settimane successive, per elaborare al meglio quanto si è vissuto».
Le difficoltà non sono poche. «Ogni paziente richiede - precisa Mellacqua - personale dedicato per lunghi periodi di tempo (12-15 ore solo durante il trip) e, prima di questo, è necessario disporre appunto di medici che abbiano una formazione specifica. La quale, tuttavia, è difficile da acquisire, anche perché non esistono ancora percorsi accademici riconosciuti».

Ma non basta. «Per quanto riguarda l’LSD - continua Mellacqua - avviare uno studio clinico con numeri simili a quelli che di solito si ritrovano nelle sperimentazioni cliniche sui farmaci, che coinvolgono centinaia o migliaia di persone, è di fatto impossibile. Ci si può però avvicinare, collaborando tra centri diversi dello stesso Paese, o anche di Paesi diversi, e collaborando a studi nell’ambito dei quali ogni centro segue pochi o pochissimi pazienti. In quest’ottica - precisa Mellacqua - abbiamo iniziato a trattare le prime tre persone affette da DCA con la supervisione di Claudia Ariemma, medico caposervizio della Clinica Psichiatrica Cantonale». I disturbi del comportamento alimentare rientrano in quel tipo di patologie molto difficili da trattare per le quali gli psichedelici potrebbero avere un ruolo importante.

COME AGISCONO GLI PSICHEDELICI - Chiarisce Mellacqua: «Gli psichedelici agiscono destrutturando pensieri ossessivi come quelli tipici di chi ha una dipendenza o, appunto, un DCA, perché bloccano il sistema di filtrazione degli stimoli che tutti abbiamo nel cervello, chiamato Default Mode Network. Ciò permette al cervello di stabilire nuove connessioni (che in parte restano anche dopo la fase dissociativa) e aiuta a vedere la propria realtà in un modo differente, abbandonando il comportamento ripetitivo. Per questo pensiamo possa essere efficace nei DCA, come del resto suggeriscono i primi dati presenti nella letteratura scientifica, per ora relativi a casistiche estremamente limitate».

Prima di arrivare alla somministrazione di LSD, che ha una durata d’azione attorno alle 12 ore (contro le 4-6 di un’altra sostanza psichedelica, la psilocibina), i pazienti seguono un percorso psicoterapeutico finalizzato, tra l’altro, a capire se hanno aspettative irrealistiche nei confronti dello psichedelico, che va inserito in un’ottica adeguata. «Visto che se ne parla molto, e non sempre a proposito - spiega Mellacqua - è necessario che le persone sappiano che talvolta il trattamento fallisce, e altre volte non assicura l’efficacia sperata».
Le prime indicazioni della sperimentazione in Ticino sembrano comunque incoraggianti, anche se sarà necessario attendere diversi mesi prima di poter affermare che il trattamento abbia aiutato effettivamente e stabilmente le persone colpite dal disturbo del comportamento alimentare.

Il reparto DCA dell’ospedale Beata Vergine dispone al momento di otto letti, e l’obbiettivo è trattare alcuni pazienti con disturbi di vario tipo come, oltre all’anoressia, il binge eating (cioè l’assunzione di cibo in modo compulsivo), per condividere poi i risultati anche con altri centri che stanno attuando studi simili, o che vorrebbero farlo. «Le richieste - aggiunge Mellacqua - sono tantissime, perché i DCA sono in forte aumento anche nel nostro Cantone, e non solo tra i più giovani».

CONTROLLO CONTINUO - Durante la seduta psichedelica il paziente trascorre la maggior parte del tempo in un ambiente tranquillo (una stanza attrezzata per l’occasione), con luci soffuse, sdraiato su un materasso e con una mascherina sugli occhi. Viene  inoltre diffusa con una piccola cassa una playlist musicale, per lo più musica strumentale, e il paziente riceve l’istruzione semplicemente di rilassarsi e lasciarsi andare alla propria esperienza interiore. Non c’è interazione verbale con il personale, a meno che non sia chiaramente richiesto dal paziente, cosa che in genere non avviene. Di norma un infermiere specializzato in salute mentale è presente per tutta la sessione psichedelica (ma non “dirige” il paziente: solo lo assiste). Se necessario, può interviene anche uno psichiatra per fornire copertura medica e assistenza. 

«Essendo il nostro un trattamento psichedelico in ambito ambulatoriale - precisa Mellacqua - si è deciso che, alla fine di ogni seduta psichedelica un parente, o comunque una persona in grado di assistere il paziente, vengano a prenderlo e lo accompagnino a casa. Il giorno successivo, se possibile, il paziente sarà chiamato a partecipare a una “sessione di integrazione”, durante la quale il contenuto dell’esperienza psichedelica verrà discusso nei dettagli e interpretato o gestito psicoterapeuticamente».

PERCHÈ LA SVIZZERA - La decisione di iniziare anche in Svizzera lo studio concreto degli psichedelici non stupisce, innanzitutto per motivi storici: è alla Sandoz di Basilea che Albert Hofmann, nel 1938, studiando gli alcaloidi della segale cornuta, sintetizza il derivato semisintetico LSD-125 (dietilammide dell’acido lisergico 125), senza capirne gli effetti. Solo nel 1943, in seguito a un’assunzione accidentale che lui stesso racconterà nel libro Il mio bambino difficile, comprende la potenza di quella sostanza, e inizia una ricerca che durerà per tutta la sua lunghissima vita (è morto a 103 anni, nel 2008), svelando molti degli aspetti oggi noti, e intuendo meccanismi d’azione che saranno descritti e compresi solo molti anni dopo. 

In Svizzera, poi, è tuttora attivo, a Soletta, Peter Gasser, lo psichiatra che per decenni è stato l’unico al mondo a utilizzare legalmente, su singoli pazienti, dopo aver ottenuto specifici permessi, l’LSD. 

Bisogna poi considerare che nella Confederazione, anche grazie a Gasser, dal 2014, dopo una lunga pausa, è stata ripristinata la legge che permette appunto l’uso compassionevole di LSD, MDMA (o ecstasy) e psilocibina, fatto che ha portato alla concessione di più di mille licenze.

Infine la Svizzera è uno dei pochi Paesi al mondo in cui sono attive diverse società scientifiche dedicate. Dal 1985 è presente, per esempio, l’Associazione Medica Svizzera per la Terapia Psicolitica (SÄPT), cui si sono aggiunte, nel tempo, l’Association Professionnelle Suisse pour les Psychédéliques en Thérapie (ASPT), e la Société Suisse de Médecine Psychédélique (SSMP) poi confluite nel Gruppo di Interesse Svizzero Terapia Assistita da Psichedelici. Quest’ultimo nel 2023 ha emanato le sue Linee guida per la psicoterapia assistita da psichedelici in Svizzera, firmate, oltreché dallo stesso Gasser, da Matthias E. Liechti di Basilea e da alcuni degli esperti principali del panorama elvetico, e cioè Helena D. Aicher di Zurigo, Catherine Duffour di Losanna, e Daniele Zullino di Ginevra, che rappresentano oggi un documento ineludibile anche per gli aspetti più problematici come la formazione del personale sanitario. Il lavoro di questi gruppi, che è scientifico ma anche culturale, è oggi condiviso con  organizzazioni no profit come la Fondazione Alaya, mentre istituzioni come la SUPSI e l’USI si stanno avvicinando al tema.