Si amplia il polo biomedico
di Bellinzona: nasce l’Istituto
di Ricerca Traslazionale

Il nuovo Istituto è l’evoluzione dei laboratori creati quattro anni fa dall’Ente Ospedaliero. Partirà dal 1° luglio, nel palazzo di Bios+ dove sono attivi IRB e IOR. Diventerà il primo “nucleo” dell’ospedale universitariodi Paolo Rossi Castelli
Accanto all’IRB e allo IOR, che da più di vent’anni sono protagonisti del forte sviluppo della ricerca biomedica in Ticino, una terza entità, l’Istituto di Ricerca Traslazionale (IRT), si candida ad avere una posizione di primo piano nell’area delle Scienze della vita. L’IRT nascerà ufficialmente il primo luglio (l’annuncio è stato dato il 17 giugno) e avrà la sede nel palazzo di Bios+ in via Francesco Chiesa a Bellinzona, dove già si trovano l’IRB e lo IOR. Il nuovo IRT verrà gestito al 50% dall’Ente Ospedaliero Cantonale e al 50% dall’Università della Svizzera italiana, che sono i due partner fondatori.
«Non abbiamo potuto creare un ente con personalità giuridica - spiega Glauco Martinetti, direttore generale dell’EOC - perché le norme non consentono all’Ente e all’USI di agire in questa direzione. L’IRT sarà un Istituto “in comune”, con un progetto scientifico condiviso e un finanziamento di base bilanciato. Questo garantirà continuità e identità accademica». Il modello organizzativo sarà quello già applicato in Ticino per l’IDSIA (Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale), amministrato, in questo caso, dall’USI e dalla SUPSI, con criteri paritetici. «È un modello di successo, che ha mostrato di funzionare molto bene» - aggiunge Martinetti.
L’IRT si occuperà, come dice il nome, di ricerca traslazionale, cioè di quel tipo di studi che puntano a velocizzare il processo di trasferimento delle scoperte di base verso la pratica clinica. Gli ambiti di cui l’Istituto si occuperà saranno quattro: cardiologia, neurologia, ruolo del microbiota intestinale sullo sviluppo dei tumori e medicina rigenerativa. Ma in futuro anche altri settori potranno entrare nell’orbita dell’IRT.
Il nuovo Istituto nasce come evoluzione dei Laboratori di Ricerca Traslazionale (LRT) che l’EOC aveva creato nel 2021 e gestito, poi, fino a oggi con i ristretti margini finanziari consentiti all’Ente dalle norme legislative, per quanto riguarda i progetti di ricerca.
«Ora i Laboratori diventeranno un vero e proprio Istituto di ricerca - conferma Luisa Lambertini, rettrice dell’USI - e questo sarà molto importante sia per il posizionamento accademico, sia per il riconoscimento istituzionale. Accanto alla ricerca di base svolta dall’IRB in ambito soprattutto immunologico, e a quella dello IOR nel settore oncologico, l’IRT si occuperà di una ricerca più applicata e più vicina al letto del paziente, diventando un “pilastro” per consolidare la ricerca traslazionale nella nostra Facoltà di scienze biomediche».
LE QUATTRO “DIVISIONI” - L’IRT, come dicevamo, sarà strutturato in quattro divisioni di ricerca:
* Malattie neurodegenerative, diretta da Giorgia Melli (studio di biomarcatori innovativi per una diagnosi molto precoce della malattia di Parkinson e di quella di Alzheimer);
* Malattie cardiologiche, diretta da Lucio Barile (studio dei meccanismi che portano alla progressione dei disturbi cardiaci dopo un infarto acuto);
* Microbiota e malattie intestinali, diretta da Giandomenica Iezzi (studi per individuare le interazioni fra il microbiota dell’intestino e il cancro del colon);
* Medicina rigenerativa e malattie osteoarticolari, diretta da Matteo Moretti (modellizzazione di organi su chip microfluidici per studiare malattie come l’osteoartrosi).
I quattro responsabili avranno un contratto misto, dunque in parte EOC e in parte USI. Tutti gli altri collaboratori otterranno, invece, un contratto EOC oppure un contratto USI a seconda dell’ambito specifico di attività.
VERSO L’OSPEDALE UNIVERSITARIO - Coordinatore scientifico dell’IRT sarà il professor Alain Kaelin, direttore dell’Istituto Neurocentro della Svizzera Italiana (EOC) e professore ordinario all’USI, nonché direttore della Scuola di dottorato. Kaelin sarà il responsabile del funzionamento dei laboratori, delle proposte di budget e delle scelte strategiche, ma l’ultima parola per l’approvazione definitiva spetterà alla Commissione mista EOC-USI, che già governa la collaborazione tra gli ospedali dell’Ente e l’Università. Verrà creato anche un Comitato scientifico esterno, formato da esperti svizzeri e internazionali, a cui verrà affidato un ruolo consultivo.
«L’IRT sarà il primo Istituto di ricerca biomedica ticinese con un processo decisionale completamente integrato tra le nostre realtà ospedaliera e accademica - spiega Kaelin - e costituirà il primo “nucleo” per procedere, nei prossimi anni, verso un ospedale universitario, cioè un ospedale in cui formazione, clinica e ricerca siano legate profondamente fra loro. Il nostro lavoro sarà indirizzato in questa direzione».
L’IRB e lo IOR invece - aggiungiamo noi - pur essendo affiliati all’Università della Svizzera italiana, hanno una vita autonoma, sia come gestione amministrativa e finanziaria, sia come scelte di sviluppo scientifico (sono posseduti da Fondazioni create ad hoc, che governano gli Istituti in modo indipendente). È anche vero, comunque, che le collaborazioni fra i vari Istituti e l’Università sono molto forti, e la nascita dell’IRT potrà costituire un’ulteriore occasione per accentuare le sinergie.
I FINANZIAMENTI - Da dove arriveranno i fondi per gestire e sviluppare l’attività dell’IRT? Il finanziamento si baserà su uno "zoccolo duro" garantito da EOC e USI (un milione di franchi l’anno, a testa), integrato da fondi della ricerca competitiva (Fondo Nazionale Svizzero, Unione Europea e altre organizzazioni internazionali), che i ricercatori dovranno conquistare, come sempre avviene in questo settore, e da attività di fundraising. Anche il Cantone ha promesso (verbalmente) un aiuto finanziario.
«Sarà un mix studiato per garantire stabilità e crescita - commenta Patrick Gagliardini, prorettore alla Ricerca USI. - Un altro elemento importante sarà l’integrazione amministrativa. I “grant” ottenuti dal Fondo Nazionale o da progetti europei, ad esempio, saranno gestiti dal Servizio ricerca dell’USI, per sfruttare economie di scala e semplificare le procedure».
Aggiunge Alessandro Ceschi, capo dell’Area Formazione medica e Ricerca dell’EOC: «Grazie al matrimonio con l’USI verrà ampliato e facilitato l’accesso ai finanziamenti federali e cantonali. Ma l’idea di unire le forze è anche una scelta strategica per il futuro. Già oggi la collaborazione accademica era buona; ora si passa a un livello superiore, con una vera compenetrazione delle due realtà anche a livello organizzativo».